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Economia | 04 aprile 2025, 08:26

La sfida di Beppe Ghisolfi: "Sul tema dei dazi siano ascoltati i più autorevoli economisti"

Dal banchiere scrittore una mini lezione di educazione finanziaria, rivolta in particolare a politici e filosofi che in maniera "tuttologica" si stanno esprimendo sulle misure restrittive introdotte dal Governo federale americano di Donald Trump con l'obiettivo di tassare le merci in ingresso negli Stati Uniti

Beppe Ghisolfi con il presidente americano Donald Trump

Beppe Ghisolfi con il presidente americano Donald Trump

Dal banchiere Beppe Ghisolfi riceviamo e pubblichiamo:

I dazi? Iniziamo con il dire che cosa significano: sono una forma di imposizione che viene applicata sui beni e sui prodotti finali e intermedi, in altre parole sulle merci che non vengono realizzate,, dal punto di vista manifatturiero, dal Paese che li applica e li impone.

Pertanto, la loro finalità è quella di raccogliere risorse fiscali aggiuntive volte a sostenere, viceversa, le produzioni nazionali e locali nei medesimi settori merceologici di riferimento, e di scoraggiare, per converso, una eccessiva dipendenza dai mercati esteri; soprattutto da quelle aree geografiche e regionali con le quali la bilancia commerciale del Paese impositore presenta i maggiori segni di squilibrio nel saldo fra importazioni ed esportazioni.

 Esattamente le motivazioni che sono state addotte dal Presidente Donald Trump fin dagli inizi della campagna elettorale presidenziale che lo ha condotto alla vittoria e alla conquista del secondo mandato al vertice della Casa Bianca; motivazioni che stanno mettendo non poco in imbarazzo i sovranisti nostrani che avevano plaudito al ritorno del Tycoon alla guida dell'amministrazione federale statunitense dopo il quadriennio progressista di Biden.

 In una economia globale interconnessa, e che ha riscoperto la necessità di ridurre e accorciare le filiere soltanto a seguito dello shock pandemico del 2020 e della guerra russo ucraina in corso oramai dal 2022, accade però che restano delle interdipendenze che generano altrettanti shock nei mercati domestici dello stesso Paese impositore, che magari per realizzare una determinata tipologia di prodotto finale necessita di componenti intermedi fabbricati da una terza Nazione, che viceversa quei dazi li sta subendo.

"Per questo occorrerebbe - è la conclusione di Ghisolfi - che politici e filosofi prendessero atto della circostanza di abbandonare le massime dichiarazioni generiche per cedere viceversa la competenza a qualche autorevole economista, onde evitare la spirale della reazione uguale e contraria non di rado preludio alla recessione. Perché anche questa è educazione finanziaria, e istituzionale".

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