Racconigi torna sotto i riflettori: da lunedì 14 aprile, la quiete regale del Castello dei Savoia è interrotta da un via vai frenetico di tecnici, attori e camion della produzione.
Non si tratta di un evento qualsiasi, ma delle riprese della terza attesissima stagione di “La legge di Lidia Poët”, il ‘legal drama’ storico che ha conquistato il mondo grazie alla piattaforma Netflix con la prima stagione andata che ha debuttato nel 2023 e la seconda da ottobre 2024, diventando la serie italiana più vista sulla piattaforma con ben 85 milioni di ore di visualizzazione.
L’amministrazione del Castello ha avvisato in questi giorni i visitatori (anche tramite il sito internet) di possibili modifiche nei percorsi museali, dovute alle esigenze scenografiche.
Le riprese di questa terza stagione erano iniziate a marzo nella Reggia della Venaria Reale
Una produzione targata Groenlandia con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte, che ha trasformato il territorio piemontese in un set tra palazzi d’epoca, strade piazze e parchi che hanno fatto da scenario alle riprese ambientate nell’Ottocento.
Protagonista indiscussa è ancora una volta Matilda De Angelis, nei panni dell’intrepida Lidia Poët, prima donna ad essere iscritta all’Ordine degli Avvocati in Italia.
Al suo fianco, tra scenografie ottocentesche e dialoghi taglienti, torna anche Eduardo Scarpetta, mentre la regia è firmata da un trio d’eccezione: Matteo Rovere, Letizia Lamartire e Pippo Mezzapesa.
Il Castello di Racconigi, con i suoi interni ricchi di storia e fascino, è solo una delle tappe piemontesi di questa nuova stagione: nelle precedenti serie lo sceneggiato era stato girato location come Villa San Lorenzo utilizzata per rappresentare la dimore della famiglia Poët e Villa Berroni.
Nelle due stagioni precedenti in provincia di Cuneo si erano effettuate delle riprese anche nel Museo Ferroviario di Savigliano.
E tra i corridoi affrescati e le maestose sale del Castello, il Salone d’Ercole è stato trasformato in un vero e proprio set d’epoca, pronto a ospitare i momenti clou della narrazione.
Anche la cittadinanza ha un piccolo spazio in questa produzione internazionale: alcuni racconigesi sono stati infatti selezionati come comparse, regalando un tocco di autenticità e orgoglio collettivo alla fiction.
E mentre il terzo capitolo si prepara a debuttare in TV nel 2026, il ritorno della produzione a Racconigi non è solo motivo di orgoglio, ma conferma l’unicità del territorio: qui, tra saloni storici e scorci barocchi, la vicenda di una donna straordinaria prende vita ancora una volta.
Premiata con il Nastro d’Argento come miglior serie crime 2023 e candidata ai Critics’ Choice Awards, “La legge di Lidia Poët” è molto più di una fiction: è il racconto di una pioniera, ambientato tra le meraviglie architettoniche e paesaggistiche del Piemonte.
Ma chi era davvero Lidia Poët?
Nata nel 1855 a Perrero, in Val Germanasca, in provincia di Torino, Lidia si trasferì con la famiglia a Pinerolo, dove il fratello maggiore gestiva uno studio legale.
Dopo gli studi in Svizzera e il diploma da maestra, ottenne la maturità al liceo "G.B. Beccaria" di Mondovì e si laureò in giurisprudenza a Torino, con una tesi dedicata alla condizione femminile e al diritto di voto per le donne.
Nonostante avesse completato il praticantato ed era stata ammessa all’Albo degli Avvocati di Torino, la sua iscrizione fu revocata nel 1883 perché l’ordinamento non consentiva ancora alle donne di esercitare la professione.
Lidia non si arrese: continuò a lavorare come assistente nello studio del fratello e si batté con determinazione per i diritti delle donne.
Soltanto nel 1919, con la legge Sacchi, arrivò il riconoscimento ufficiale: le donne furono finalmente ammesse a tutte le professioni. Lidia, ormai sessantaquattrenne, poté finalmente esercitare come avvocata.
Morì nel 1949 a Diano Marina, lasciando una testimonianza di coraggio che oggi ispira una delle serie più amate dal pubblico.