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Attualità | 05 maggio 2025, 11:19

Silvia Merlo e Donatella Busso escluse dal nuovo consiglio di amministrazione di Intesa San Paolo

Non c’è stato posto per le due donne cuneesi, nonostante avessero curricula a prova di bomba. Emerge – da qualche tempo a questa parte – una certa qual debolezza cuneese quando ci si siede nei salotti buoni dell’alta finanza

Silvia Merlo e Donatella Busso escluse dal nuovo consiglio di amministrazione di Intesa San Paolo

Non ce l’hanno fatta le due donne cuneesi in lizza per un posto nel Consiglio di amministrazione di Intesa San Paolo.

Il 29 aprile si è insediato il nuovo cda presieduto da Gian Maria Gros Pietro con vicepresidente Paola Tagliavini ma per Donatella Busso e Silvia Merlo, collocate rispettivamente al dodicesimo e tredicesimo posto nella lista che rappresentava le sei Fondazioni azioniste (Compagnia San Paolo, Cariplo, Cassa di Risparmio di Firenze, Bologna, Padova e Rovigo e Cuneo) che detengono complessivamente poco meno del 18% del capitale sociale, non c’è stato posto.

Silvia Merlo, figlia del compianto Amilcare, amministratore delegato del gruppo dell'azienda di San Defendente di Cervasca, ex presidente di Saipem, è attualmente presidente della Fondazione Ospedale Cuneo e in passato ha avuto ruoli nei cda della Cassa di Risparmio di Savigliano, Leonardo, Bnl e Gedi. 

Donatella Busso, saviglianese, è docente di Economia aziendale all’Università di Torino, con numerosi incarichi professionali in società quotate e non ed è autrice di numerose pubblicazioni.

Due “eccellenze” che avrebbero degnamente rappresentato la Granda in un gruppo bancario di rilevanza quale appunto è Intesa, ma così non è stato.

Qualcosa, evidentemente, è andato storto e ora ci si interroga come mai Cuneo non sia riuscita, non tanto per spirito campanilistico, quanto piuttosto sulla scorta di dati oggettivi (nello specifico la caratura delle due candidate), a far eleggere almeno una propria rappresentante in quel consesso.

Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, lo ricordiamo, è titolare di 199.382.435 azioni, pari al 1,1198% del capitale sociale di Intesa San Paolo.

Può aver influito negativamente – si interroga qualcuno – il fatto che Fondazione CrCuneo sia in questo momento sotto i riflettori della Finanza?

“Doveva intervenire politicamente Roma”, si lascia andare ad un commento in pubblico un autorevole esponente del centrodestra.

Sta di fatto che si registra, da qualche tempo a questa parte, una certa qual debolezza quando Cuneo si siede nei salotti buoni dell’alta finanza.

GpT

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