Non ce l’hanno fatta le due donne cuneesi in lizza per un posto nel Consiglio di amministrazione di Intesa San Paolo.
Il 29 aprile si è insediato il nuovo cda presieduto da Gian Maria Gros Pietro con vicepresidente Paola Tagliavini ma per Donatella Busso e Silvia Merlo, collocate rispettivamente al dodicesimo e tredicesimo posto nella lista che rappresentava le sei Fondazioni azioniste (Compagnia San Paolo, Cariplo, Cassa di Risparmio di Firenze, Bologna, Padova e Rovigo e Cuneo) che detengono complessivamente poco meno del 18% del capitale sociale, non c’è stato posto.
Silvia Merlo, figlia del compianto Amilcare, amministratore delegato del gruppo dell'azienda di San Defendente di Cervasca, ex presidente di Saipem, è attualmente presidente della Fondazione Ospedale Cuneo e in passato ha avuto ruoli nei cda della Cassa di Risparmio di Savigliano, Leonardo, Bnl e Gedi.
Donatella Busso, saviglianese, è docente di Economia aziendale all’Università di Torino, con numerosi incarichi professionali in società quotate e non ed è autrice di numerose pubblicazioni.
Due “eccellenze” che avrebbero degnamente rappresentato la Granda in un gruppo bancario di rilevanza quale appunto è Intesa, ma così non è stato.
Qualcosa, evidentemente, è andato storto e ora ci si interroga come mai Cuneo non sia riuscita, non tanto per spirito campanilistico, quanto piuttosto sulla scorta di dati oggettivi (nello specifico la caratura delle due candidate), a far eleggere almeno una propria rappresentante in quel consesso.
Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, lo ricordiamo, è titolare di 199.382.435 azioni, pari al 1,1198% del capitale sociale di Intesa San Paolo.
Può aver influito negativamente – si interroga qualcuno – il fatto che Fondazione CrCuneo sia in questo momento sotto i riflettori della Finanza?
“Doveva intervenire politicamente Roma”, si lascia andare ad un commento in pubblico un autorevole esponente del centrodestra.
Sta di fatto che si registra, da qualche tempo a questa parte, una certa qual debolezza quando Cuneo si siede nei salotti buoni dell’alta finanza.