Un anno e mezzo di carcere. É questa la pena inflitta dal tribunale di Cuneo ad un ragazzo di venticinque anni (M.C.), accusato di stalking nei confronti della ex fidanzata.
Prima un tentativo di buttarla già da un balcone e poi i freni dell’auto tagliati. C’era tutto questo nel procedimento a suo carico e tra i vari capi d’accusa, anche quello di aver “restituito” i gatti di cui la ragazza si prendeva cura lanciandoglieli nell’abitacolo della macchina. Non solo: quando i due lasciarono la casa in cui avevano convissuto, lui avrebbe scritto nei suoi confronti alcuni pesanti insulti sulle pareti.
La giovane, come spiegato in aula, era appena maggiorenne quando andò a vivere con lui: “Io lavoravo e lui no - aveva detto -. Tutto lo stipendio lo mettevo in casa e lui prendeva quello che voleva. Ma era geloso del mio lavoro, mi toglieva le chiavi della macchina, minacciava me e e i miei colleghi. Alla fine mi ha chiusa in casa, non potevo più andare a lavorare e mi sono licenziata”.
Anche sul nuovo posto di lavoro le cose non andarono per il verso gusto: “Lui si presentò nella pizzeria in cui avevo iniziato e fece casino, spaventando il mio datore di lavoro".
In un’altra occasione, poi, riconsegnò i micini di cui lei era solita prendersi cura: “Non mi lasciò nemmeno prendere il cane - aveva spiegato-. Andai a prenderlo con i Carabinieri. mentre con i gatti non ci riuscii. Lui, per darmi fastidio e farmi rimanere male, me li buttò in macchina. Avevo staccato il turno dal locale, quando li ho trovati. Appena ho fatto retromarcia, mi sono accorta che l’auto non frenava più”. Il meccanico avrebbe anche parlato di bulloni allentati e fusibili staccati.
Ma l’episodio più inquietante, verosimilmente anche il più violento e consumatosi sotto gli occhi di alcuni testimoni, due amici della giovane e la madre dell’imputato, sarebbe accaduto quando lei, scappando da casa, si sarebbe rifugiata a casa dell’amica. Lui, dopo averla presa a calci e pugni avrebbe tentato di buttarla dal balcone di un secondo piano.
La ragazza denunciò tutto.
“Lui ha continuato a seguirmi, anche sui social- concluse la giovane durante la deposizione in aula -. Sapeva tutte le mie password e riusciva a entrare ovunque, insultandomi o scrivendo in chat su Facebook e Instagram, dove fingeva di essere me”. Solo cancellando tutti i profili, disse, riuscì lentamente a ritrovare un po’ di pace.