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Cronaca | 20 giugno 2025, 19:24

Violenze al Cerialdo: insieme ai detenuti, il garante Bruno Mellano è parte civile contro gli agenti penitenziari

L'episodio più grave sarebbe stato commesso nel 2023 al "Padiglione Gesso". Oltre al garante regionale dei detenuti, anche il garante Nazionale Felice Maurizio D'Ettore. Sulla richiesta di rinvio a giudizio dei quattordici imputati, il gup si pronuncerà a luglio

Violenze al Cerialdo: insieme ai detenuti, il garante Bruno Mellano è parte civile contro gli agenti penitenziari

Si è celebrata stamane, venerdì 20 giugno, di fronte al gup cuneese Edmondo Pio l'udienza preliminare riguardante la maxi inchiesta sul carcere del Cerialdo in cui sono imputati 14 agenti facente parte del personale penitenziario accusati di violenze su otto detenuti. Tra di loro c'è un ispettore, recentemente reintegrato in servizio dopo una sospensione cautelare, una comandante, poi trasferita al carcere le Vallette, un medico,  alcuni agenti e ufficiali penitenziari. Ad alcuni di loro, è contestata anche la tortura.

Nel corso della mattinata,  il giudice per l'udienza preliminare ha ammesso la costituzione di parte civile di tre detenuti di origine pakistana che, insieme ad altri due, erano stati ascoltati in incidente probatorio nel novembre del 2023 per i presunti episodi che sarebbero avvenuti tra le mura della casa circondariale di via Roncatatra il 2021 e il 2022.

 Assieme a loro,ad aver scelto di costituirsi parte civile, ci sono un quarto detenuto, il garante Regionale dei detenuti Bruno Mellano e il garante Nazionale Felice Maurizio D'Ettore. Sulle richieste di rinvio a giudizio, il gup farà discutere nella prossima udienza già calendarizzata al prossimo 4 luglio.

Un'imputazione, quella formulata dal pm Mario Pesucci, che ha ridimensionato di molto il quadro iniziale che vedeva 35 indagati.  Le contestazioni mosse vanno a vario titolo dal reato di tortura all'abuso di autorità contro arrestati e detenuti, alle lesioni e al falso.

Chiuse le indagini nel dicembre scorso, il fascicolo, in piedi in tribunale a Cuneo dall’ottobre 2023, vedeva indagati 35 agenti (rispetto ai 23 iniziali). Un’indagine corposa e molto delicata, nata per far luce su alcune violenze che sarebbero state perpetrate su alcuni detenuti, cinque di loro pakistani, da parte del personale penitenziario. Le violenze si sarebbero consumate tra il 2021 e il 2023. 

Come detto, con l’apertura delle indagini, i nomi arrivati sulla scrivania del pubblico ministero erano stati 23. A questi, si erano aggiunti “nuovi nomi”, quello di 9 agenti, di un medico del carcere, di un vice sovrintendente e di un comandante. 

Sembra che l’episodio più grave sia quello avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 giugno 2023, quando 14 agenti, in quel momento fuori servizio e in abiti civili, si sarebbero introdotti nella cella 417 del padiglione “Gesso” per una vera e propria spedizione punitiva contro quattro detenuti. Durante la giornata, questi ultimi erano stati protagonisti di una rumorosa protesta, volta a chiedere che il loro vicino di cella, anche lui pakistano, venisse portato in infermeria. L’insistente richiesta, accompagnata anche dal continuo rumoreggiare sulle sbarre della cella, non avrebbe ottenuto alcun ascolto.

Nella notte poi,  sempre secondo la ricostruzione ora all’esame dei magistrati, gli agenti sarebbero entrati in quella cella per effettuare una perquisizione, non prevista né programmata. Nel frattempo, portarono il detenuto sofferente in infermeria e poi sarebbero iniziati i calci, pugni e schiaffi, accompagnati da insulti e minacce. Un trattamento che viene descritto come inumano e degradante. I quattro, dopo essere stati picchiati, vennero anch'essi trasferiti in infermeria, dove le violenze però continuarono, così come le minacce e le ingiurie: "Parla adesso pakistano". "Tu non mi conosci". "Pakistano di merda, pakistano di merda”.

Tutti e cinque i detenuti pakistani, furono poi collocati in isolamento in, sostiene la Procura, “stanze prive di finestre, materassi per tutti, cuscini, lenzuola e acqua in bagno”. 

CharB.

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