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Attualità | 04 luglio 2025, 06:07

Tavolo verde in Regione sulla crisi del vino, Conterno (Cia) rilancia: “Serve un piano pluriennale, basta soluzioni di emergenza”

Dal Vermouth ai superi, dai nuovi IGT al blocco degli impianti: tutte le proposte per il futuro del vino piemontese

Tavolo verde in Regione sulla crisi del vino, Conterno (Cia) rilancia: “Serve un piano pluriennale, basta soluzioni di emergenza”

Il comparto del vino piemontese si trova davanti a una stagione incerta, segnata da eccedenze, dazi, cambiamenti nei consumi e un’opinione pubblica sempre più distante. Ma il Tavolo verde convocato in Regione il 30 giugno potrebbe essere il primo passo verso una strategia condivisa. A indicarne la rotta è Claudio Conterno, presidente della Cia Cuneo (nella foto sotto), che rilancia con forza: “La distillazione può essere solo l’ultima delle risposte. Se non c’è un piano almeno triennale dietro, è una perdita di denaro e di mentalità”.

Il rischio è quello di ridurre un problema complesso a un gesto contabile, con costi pubblici elevati e nessun impatto strutturale. “C’è dell’eccedenza in Italia, inutile negarlo. Ma bisogna capire come affrontarla. Distillare il vino oggi senza una visione complessiva significa solo posticipare la crisi. Servono interventi programmati, sostenibili, condivisi con chi lavora davvero sul campo”.

Durante l’incontro a Torino, i rappresentanti del settore hanno sollevato questioni cruciali, a partire dall’andamento produttivo nazionale. “Negli ultimi due anni,  a causa della peronospora e del caldo, l’Italia ha perso tra gli 8 e i 9 milioni di ettolitri rispetto alla media nazionale di 50-52 milioni”, ha spiegato Conterno. “Eppure, nonostante il calo produttivo, le giacenze restano alte. Questo significa che c’è un rallentamento nei consumi, figlio anche dell’incertezza e di una comunicazione che negli ultimi anni ha criminalizzato il vino, e non in ultimo l'incertezza dazi”.

Le proposte presentate al tavolo sono concrete. Primo: coinvolgere l’industria per evitare che le regole di denominazione lascino spazio all’importazione estera. “Nel disciplinare del Vermouth di Torino, ad esempio, si richiede l’assenzio piemontese ma si può usare vino da qualsiasi parte del mondo. È inaccettabile. Bisogna parlare con l’industria e fare sistema, e l'industria in Piemonte ha peso”.

Secondo: intervenire sui superi delle denominazioni, il vino prodotto oltre i limiti previsti. “Prendiamo il Barolo o il Barbaresco: se da 80 quintali di uva restano 16 quintali di Nebbiolo che non rientrano nella DOCG, quei 16 diventano  Langhe Nebbiolo. Togliere i superi significa già ridurre l’eccedenza. Solo questo può valere 7-8 milioni di ettolitri a livello nazionale, e se si chiamano superi, in certi momenti è meglio non farli”.

Terzo: avviare un blocco selettivo e immediato degli impianti, che rappresenta secondo Conterno una delle misure più urgenti. “In questo momento non possiamo permetterci nuove superfici vitate. Bloccare le autorizzazioni per un periodo limitato, salvo alcune denominazioni virtuose e i giovani, è fondamentale per ristabilire equilibrio tra produzione e mercato, fermando l'espansione non necessaria”.

Un altro capitolo importante riguarda la creazione di un nuovo IGT “Terre Piemontesi”, sul modello siciliano. “Un rosso e un bianco semplici, leggeri. Da proporre con un’immagine diversa, più accessibile. Non tutti devono partire dal Barolo: i giovani vanno accompagnati alla complessità attraverso il piacere".

Infine, qualora nei prossimi mesi non si riuscisse a ridurre l’eccedenza, si potrà anche considerare la distillazione, ma sarebbe una sconfitta. Non per ultimo promuovere e comunicare il vino Piemonte in giro per il mondo.

Il prossimo appuntamento è fissato per il 14 luglio alle 14, ancora a Torino, con i rappresentanti dell’industria vinicola. “Noi siamo pronti a sederci, ma servono interlocutori veri. I Consorzi devono iniziare a usare i loro poteri, le istituzioni a guidare la strategia. Se il Piemonte non cambia approccio, rischia di restare ostaggio della sua rigidità”, ha concluso Conterno.

Nel frattempo, i dati non lasciano spazio a illusioni: secondo le prime stime, sarebbero tra i 70 e i 90mila gli ettolitri invenduti di Barbera d'Asti, Cortese, Dolcetto e Brachetto, e anche sul Moscato spuntano problemi, e la vendemmia 2025 potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. “Per questo serve un disegno che guardi almeno ai prossimi 5-7 anni. Non c’è alternativa a una nuova visione”.

Daniele Vaira

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