Curiosità - 04 luglio 2025, 06:06

Le ceneri senza pace di Sacco e Vanzetti: tra misteri, divisioni e richieste di rimpatrio

Il libro del saviglianese Luigi Botta tra i maggiori studiosi di Nick e Bart ricostruisce con documenti inediti la lunga odissea dei resti dei due anarchici italiani uccisi negli Stati Uniti nel 1927. Nel testo racconta gli ultimi sviluppi sulla richiesta di rimpatrio a Villafalletto da parte della famiglia Vanzetti

Il saviglianese Luigi Botta tra i maggiori studiosi a livello mondiale di Sacco e Vanzetti

Il saviglianese Luigi Botta tra i maggiori studiosi a livello mondiale di Sacco e Vanzetti

Bartolomeo Vanzetti era piemontese di Villafalletto, Nicola Sacco  pugliese di Torremaggiore. Due uomini, due origini distanti, ma un destino tragicamente comune.  Il filo conduttore che unisce Sacco e Vanzetti parte da questi due paesi italiani e si intreccia in una delle più clamorose ingiustizie giudiziarie del Novecento.

All’inizio del secolo scorso, i due emigrarono negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Ma trovarono la morte: condannati alla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario di Charlestown, a Boston, dopo essere stati accusati, senza prove concrete, di rapina a mano armata e duplice omicidio in Massachusetts.

Le motivazioni? Più ideologiche che giuridiche: erano anarchici, e tanto bastò in un’America ostile a tutto ciò che sapeva di sovversione.

Nicola Sacco aveva 36 anni, Bartolomeo Vanzetti ne aveva 39. Furono detenuti per sei anni dopo la sentenza del 14 luglio 1921.

Mezzo secolo più tardi, nel 1977, il governatore del Massachusetts riabilitò pubblicamente la loro memoria, ammettendo gli errori giudiziari e proclamando ufficialmente la loro innocenza. Era ormai troppo tardi, ma il tempo aveva iniziato a restituire loro la dignità negata.

Il centenario della loro esecuzione, che cadrà il 23 agosto 2027, sarà un'occasione per riflettere su una vicenda che ha segnato la coscienza civile del mondo.

La loro storia ha ispirato libri, film, canzoni e opere d’arte, come il quadro dell’artista cileno Eugenio Tellez, scoperto a Parigi da Chiara Mezzalama figlia dei conti di Villafalletto e donato dal Tellez stesso il 28 luglio 2023 al Comune di Villafalletto.

Ma la memoria di Sacco e Vanzetti non è solo nei documenti, nei film e nei libri e nei disegni. Vive anche, e soprattutto, nel mistero e nel tormento legati alle loro ceneri.

Sulle ceneri di Nicola e Bartolomeo si è da sempre fantasticato, il più delle volte a sproposito. Sono nate leggende, ricostruzioni fantasiose e vere e proprie mitologie sulla loro conservazione, sul rientro in Italia, sulle presunte mescolanze. Le loro urne sono diventate oggetto di culto, curiosità morbosa, e persino una sorta di feticcio politico.

Come documentato dallo studioso saviglianese Luigi Botta nel suo libro 'Senza pace le ceneri di Nick e Bart', edito da Zero in Condotta, la realtà è ben diversa dalle narrazioni leggendarie.

Utilizzando fonti inedite e documentazione ufficiale, Botta che è tra i maggiori conoscitori al mondo della vicenda di sacco e Vanzetti ricostruisce con rigore e chiarezza una vicenda che, al netto delle fantasie, è drammaticamente reale.

Dopo la cremazione, avvenuta il 29 agosto 1927, - spiega Botta - le urne furono inizialmente trattenute negli Stati Uniti dall'impresario funebre Joseph Langone per questioni economiche. In seguito, furono divise: due urne partirono per l’Italia, una per Torremaggiore e l’altra per Villafalletto; le altre rimasero a Boston, in attesa di un monumento commemorativo mai realizzato.

Luigina Vanzetti, sorella di Bartolomeo, riuscì a riportare in Italia metà delle ceneri del fratello, a Villafalletto e metà di quelle di Nicola a Torremaggiore. Le altre due metà, in attesa che si realizzi il mausoleo, sono prese in carico da Rosa Sacco vedova di Nicola e custodite nella sua abitazione. I tempi, che dovevano essere brevissimi, diventeranno invece lunghi. I resti di Sacco rimarranno presso la vedova sino alla fine dei suoi giorni e di essi si perderà, alla fine, ogni traccia.

Le ceneri di Bartolomeo – racconta Botta - in particolare, vennero custodite per ben trentasei anni da Alfonsina Brini, prima di essere consegnate ad Aldino Felicani e depositate nella sua tipografia a Boston. Dal 1979 si trovano, insieme all’archivio del Comitato di difesa, alla Boston Public Library”.

Ma l’immaginazione popolare non ha risparmiato questa vicenda. Si è parlato di otto urne, di resti nascosti in affusti di cannone, trasportati in segreto e depositati ovunque: da Villafalletto a Torremaggiore, fino a un fantomatico 'Comitato di Parigi' che li avrebbe esposti in pieno centro. Una mescolanza tra storia e leggenda che ha spesso offuscato la verità.

Luigi Botta, da oltre cinquant’anni studia il caso a livello internazionale, racconta tutto nel suo ultimo libro cercando, con le sue ricerche, di riportare i fatti alla loro dimensione documentale.

Nel suo lavoro emerge anche l’attualità della vicenda di Giovanni Vanzetti nipote di Bartolomeo, che ha recentemente richiesto il ritorno in Italia della metà delle ceneri dello zio, ancora custodite a Boston. 

L’obiettivo è di ricongiungerle con quelle già presenti al cimitero di Villafalletto. La pratica, supportata da Botta con la collaborazione dell’Ambasciata italiana a Washington e del Consolato di Boston, è ora a buon punto.

Esiste la seria volontà da parte di tutti di dare una definitiva collocazione a quei resti che a distanza ormai di quasi un secolo non hanno ancora trovato la loro giusta pace, perché l’eco del caso Sacco e Vanzetti non si è mai spenta

In un’epoca di repressione politica e timore dell’anarchismo, furono considerati colpevoli ancor prima del processo. Ma, come ha scritto Botta: “Nick e Bart — così li chiamavano in America — hanno rappresentato l’irriducibile forza dell’anelito alla giustizia che non si riesce mai a sopprimere”.

Villafalletto e Torremaggiore, oggi come ieri, portano nel cuore i nomi di due italiani che cercavano solo una vita migliore negli Stati Uniti e che invece diventarono simbolo universale di un’ingiustizia che il tempo, lentamente, ha iniziato a riscattare.


 

Anna Maria Parola

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