Ci sono voluti alcuni mesi di indagini da parte del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale di Cuneo con la collaborazione delle Stazioni Carabinieri di Canale e Govone, oltre all’ausilio delle analisi balistiche del Ris di Parma, per risalire al responsabile dell’uccisione del cane meticcio di nome “Ted”, avvenuta nel maggio 2024, attinto da colpi d’arma da fuoco nelle campagne di Castellinaldo d’Alba.
A seguito di informazioni investigative in materia di armi, il Nucleo Investigativo dei Carabinieri Forestali effettuava una perquisizione presso l’abitazione dell’indagato al fine di rinvenire armi e munizioni non denunciate, ritrovandovi un fucile calibro 22 munito di silenziatore non denunciato, una pistola Beretta calibro 765 e circa 600 munizioni. Gli stessi Carabinieri provvedevano poi al ritiro cautelare di altre armi e munizioni detenute lecitamente e alla licenza di porto d’armi.
L’uomo, residente in Castellinaldo, risulta ora indagato presso la Procura della Repubblica di Asti per il delitto di uccisione di animale, detenzione abusiva di armi e munizioni, omessa custodia di armi e alterazione di armi.
"Visto il rinvenimento del fucile calibro 22 posto sotto sequestro poiché non denunciato e considerato che il cane era stato rinvenuto presso tale località – si legge in una nota dell’Arma –, in seguito a successivi accertamenti d’intesa con la Procura della Repubblica di Asti, venivano delegati dall’autorità giudiziaria accertamenti balistici sull’arma posta sotto sequestro e l’ogiva rinvenuta all’interno del cane ucciso. Venivano pertanto inviate sia l’arma che l’ogiva sospette al Ris di Parma, il quale, a seguito dello svolgimento di un approfondito raffronto balistico, riscontrava l’effettiva corrispondenza tra colpo e arma, riconducendo il colpo responsabile della morte di 'Ted' alla carabina posta sotto sequestro dai militari".
"Le indagini sono in corso di sviluppo – si rileva ancora –, potendo emergere in futuro elementi di segno contrario rispetto a quelli sino ad ora raccolti, a favore quindi degli indagati, da presumersi innocente sino a quando non sia pronunciata sentenza di condanna definitiva".