È finito con un non doversi procedere per remissione di querela il procedimento a carico di un camionista accusato di aver preso a pugni un collega a Demonte.
Erano circa le 21.30 dell’agosto 2022 e, sulla strada principale del Paese, Via Martiri e Caduti per la Libertà, ancora non c’era il semaforo. “La situazione era ingestibile - ha spiegato il camionista aggredito -. Mi ero dotato di un baracchino (ricetrasmittente N.d.R.) per chiamare l'entrata in paese affinché avvisassero chi arrivava in senso opposto”. Però quella sera, come emerso in aula, nessuno avrebbe risposto: “Stavo transitando all'altezza della macelleria - ha continuato l’autista - quando mi sono trovato di fronte l’altro camion che veniva verso di me”.
“Lui si è affacciato al finestrino e mi ha detto di farmi indietro - ha proseguito la vittima-. Io gli ho risposto che mi ero preso il 'baracchino' e che indietro doveva andare lui. A quel punto, mi ha chiesto se glielo pagavo e, sbagliando, gli ho risposto ‘costa 100 euro, barbone’. Non avrei dovuto usare quel termine”.
L’autista accusato, a quel punto, scese dal camion e passò alle vi di fatto: “È salito fino all'altezza del mio finestrino e ha dato un pugno alla portiera lasciando un bel bollo. Cercava di slacciarmi la cintura per farmi scendere e non riuscendoci mi ha tirato un pugno sul naso, poi ha preso una delle scarpe che tengo sul predellino e l'ha lanciata sul display, fortunatamente senza fare danni”.
Oltre alle botte, il malcapitato ricorda anche le minacce: “Mi urlava ‘scendi che ti ammazzo!’. A quel punto sono sceso con le mani in alto, in segno di pace e lui e mi ha dato ancora un pugno, un calcio ed è risalito sul camion”.