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Sanità | 18 luglio 2025, 07:23

A Cuneo l'eccellenza dell'Oculistica, il dottor Vaiano: "Qui diamo il massimo che la scienza può offrire"

Una netta riduzione delle liste di attesa, tecnologia e ricerca fanno del reparto che dirige uno dei migliori e più efficienti del Piemonte

A Cuneo l'eccellenza dell'Oculistica, il dottor Vaiano: "Qui diamo il massimo che la scienza può offrire"

Ridurre le liste d’attesa in sanità pubblica è difficile, certo, ma non è un miracolo, quanto piuttosto il frutto di scelte strategiche, investimenti mirati e, soprattutto, di persone competenti che conoscono a fondo i limiti e le potenzialità del sistema. 

È quello che sta accadendo nel reparto di Oculistica dell’Ospedale di Cuneo, dove un’importante riorganizzazione ha già prodotto risultati tangibili. 

A spiegarlo è il direttore Agostino Vaiano, medico oculista alla guida del reparto da settembre 2017. Per anni dirigente medico al fianco dell'ex direttore Guido Caramello, vanta un'esperienza di diversi anni come oculista presso alcuni ospedali di Barcellona, fino al rientro in Italia, a Cuneo, come dirigente della Struttura complessa. 

Il suo reparto è uno di quelli da bollino rosso per quanto riguarda le liste di attesa. 

Ma da marzo 2025 sono state aggiunte sei sedute operatorie settimanali, con l’obiettivo di aumentare del 40% gli interventi di cataratta rispetto all’anno precedente. "Siamo passati da un’attesa di un anno a circa quattro mesi", racconta il primario. "E oggi siamo tra i centri con i tempi più bassi in Piemonte".

Ma non si tratta solo di numeri. 

A Cuneo si affronta l’emergenza delle liste d’attesa con logica chirurgica: laddove ci sono criticità – ad esempio interventi come capsulotomia laser o iridotomia, con attese di un anno – si organizzano sedute spot dedicate. Un lavoro di ottimizzazione costante, che somiglia a una coperta troppo corta da stendere con intelligenza.

"Oggi un paziente sa che, se viene curato qui, riceve il massimo che la scienza può offrire". Dietro questa affermazione di Vaiano c’è la consapevolezza del grande lavoro svolto in questi anni, grazie ad un investimento in tecnologia avanzata, ricerca scientifica e qualità formativa. 

L’oculistica, forse più di altre branche, è stata rivoluzionata dalla tecnologia.

"Nel 1997, per una cataratta si stava in ospedale cinque giorni. Oggi si torna a casa dopo dieci minuti", sottolinea con un certo orgoglio il primario. Interventi ambulatoriali, laser di ultima generazione, trapianti di cornea selettivi: ogni procedura è più precisa, meno invasiva e con tempi di recupero ridottissimi.

Non sorprende che il reparto sia diventato attrattivo anche per gli specializzandi: "Per la prima volta, colleghi in formazione hanno scelto di venire a Cuneo. Il direttore della Scuola di Torino ci ha inserito nella rete formativa, insieme a pochissimi altri centri". A questo si aggiunge un’intensa attività scientifica con pubblicazioni internazionali e collaborazione con centri d’eccellenza.

Ma si può fare prevenzione in ambito oculistico? Sì. E può fare la differenza tra una vita autonoma e una condizionata dalla cecità. "Il glaucoma è la patologia per cui la prevenzione è fondamentale. Quando il danno si manifesta, è irreversibile. Bisogna agire prima", sottolinea il medico, invitando chiunque abbia superato i 40 anni a sottoporsi a controlli regolari.

Lo stesso vale per le degenerazioni retiniche, che possono portare al distacco di retina, prevenibile grazie a interventi laser mirati. Meno fortuna c’è, invece, con la maculopatia senile secca: una malattia degenerativa su cui la medicina ha ancora poche armi efficaci.

Vaiano non evita di parlare di sanità pubblica e sanità privata. In oculistica, chi può si rivolge al privato. Ma non tutti possono permetterselo. 

"In Italia chi prende decisioni spesso non ha mai messo piede in una sala operatoria", osserva con amarezza il primario. Il problema non è solo economico, ma anche organizzativo. Le strutture sul territorio sono spesso sprovviste di strumenti adeguati persino per una semplice misurazione della vista. Così, paradossalmente, un ottico privato può garantire un servizio diagnostico migliore di un ambulatorio pubblico".

Serve una riorganizzazione radicale, che superi il campanilismo e razionalizzi le risorse. "In privato puoi fare una cataratta in dieci minuti, anche se costa 5-6000 euro. Ma non tutti hanno questi soldi. E nel pubblico non abbiamo le stesse tecnologie per mancanza di fondi. Parlo in geneerale, perché a Cuneo la tecnologia c'è".

Anche per i medici la situazione è frustrante: "Faccio intramoenia qui in ospedale, ma è sempre più difficile: paletti, limiti, e mancanza di strumentazione. Se non hai tecnologia, non puoi lavorare".

La parte più difficile? Comunicare una diagnosi grave. "Faccio un lavoro che mi dà tante soddisfazioni. Ma c'è anche una parte dolorosa, quando devi dire a una persona che non potrà più vedere. Ricordo gli insuccessi più dei successi". Ma c’è anche la gioia: "Ogni giorno, quando un paziente torna e dice ‘Sto meglio’, mi sento realizzato".

Gli occhi sono la finestra dell’anima? Vaiano scherza e ammette che, anche di fronte a dei begli occhi, comunque vede prima di tutto un organo, complesso e affascinante. Difficile prescindere da questo sguardo clinico, almeno al primo impatto. 

In fondo, anche questo racconta della passione per il suo lavoro...
 

Barbara Simonelli

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