In merito alla questione delle ferrovie sospese in provincia di Cuneo, argomento sempre molto sentito dai lettori, ci giunge un'altra lettera che riceviamo e pubblichiamo:
Buongiorno Direttore,
leggo su altre righe a lei indirizzate che la provincia di Cuneo manca di un progetto ferroviario complessivo, di una visione generale e realistica.
Sembra quasi che la riapertura delle tratte sia in balia di singoli sognatori, che, a seconda dei loro desideri nostalgici osino, di volta in volta, proporre aperture impossibili di linee sepolte dalla storia.
Vorrei precisare che da anni in provincia di Cuneo è stato avviato un serio dibattito supportato da singoli convegni e seminari nei principali comuni proprio per cercare di coinvolgere il più possibile i cittadini sulla necessità di rimettere in piedi una rete che fino al 1985 consentiva una vera e propria mobilità territoriale, profondamente sostenibile, in grado, se oggi fosse ancora esistente, di mettere in rete gran parte dei servizi e di offrire pure una mobilità turistica alternativa all'automobile, viste le tante eccellenze e particolarità del nostro territorio.
Il Politecnico di Torino si è interessato al fermento di idee a tematica ferroviaria, le ha studiate e sistemate nel "Progetto MetroGranda" di cui esistono ampie informazioni in rete.
Ultimamente si sta anche discutendo di una trasversale ferroviaria che dia la possibilità di muoversi da ovest ad est e viceversa, nel basso Piemonte. Si pensi che a tutt'oggi per andare da Cuneo ad Alessandria è necessario passare da Torino Lingotto, un lungo periplo, evitabile.
Nella discussione si è evidenziata la proposta di utilizzare le linee trasversali meridionali per muoversi al meglio nel sud della Regione, come la Cuneo Mondovì, linea su cui potrebbero gravitare molti comuni delle terre alte; questo per cercare di coinvolgere il più possibile aree che paiono nel tempo futuro a rischio marginalizzazione.
Grazie per la sua attenzione.
Piero Canobbio, Gruppo "Unione Ferrovie del Piemonte: nuovi orizzonti"