Una favola antica per i bambini - ma neppure troppo - racconta di un piccolo lago, all’inizio della storia grazioso, ricco di vegetazione, con tanti animali che approfittano del prezioso ambiente e dell’acqua fresca. Poi, con il passare del tempo, la natura si spegne. Gli animali, uno dietro l’altro, se ne vanno alla ricerca di un posto migliore.
Il piccolo lago rimane un’oasi con poca vita. Un giorno, per chissà quale motivo, un fiume impetuoso cambia percorso e lo attraversa. Travolgendolo. In quel momento restano due possibili strade: o resistere a quel poco che ancora rimane del passato oppure, magari con qualche sofferenza, diventare un tutt’uno con l’acqua vorticosa e ricca di nuovi fermenti.
La favola non ha un finale: tocca al piccolo lago decidere il proprio futuro. Come chi nella vita preferisce salire sulla tranquilla giostra viennese, continuamente uguale nel suo lento girare, o chi sceglie le montagne russe, di sicuro dolorose per i loro forti scossoni, ma capaci di regalare emozioni uniche e indimenticabili.
Rimanere stagnanti o rigenerarsi
La politica nazionale e quella locale di questi ultimi tempi sono come il piccolo lago. Devono decidere se rimanere stagnanti oppure rigenerarsi, facendo germogliare di nuovo entusiasmo e passione. Anche a Cuneo: dal centrosinistra al centrodestra, passando per le liste civiche.
Alcuni anni fa, e nemmeno tanti se vogliamo tornare indietro, nel capoluogo fiorivano molte iniziative ricche di contenuti grazie alle quali i cittadini potevano confrontarsi e crearsi una loro idea di quanto accadeva. Dibattito che, nel tempo, si è perso per l’incapacità di costruire momenti di discussione e per il disinteresse e l’indifferenza delle persone verso la “cosa pubblica”.
Però, è un circolo vizioso che si autoalimenta. I partiti e la maggior parte delle liste civiche, sia di maggioranza che di opposizione, presenti nell’assemblea municipale, spesso non cercano il confronto con i cuneesi, vivendo nel silenzio delle loro stanze durante i cinque anni di mandato per, poi, uscire allo scoperto quando ci sono le elezioni.
E i cittadini si allontanano dalla “vita” del Comune e sfogano rabbia e disagio sui social. Così si chiudono sempre di più le porte del dialogo e si apre un solco profondo tra chi amministra la città e chi la abita.
È vero che ormai viviamo in una società virtuale, dove si preferiscono i contatti sul cellulare che le strette di mano, ma, forse, c’è ancora qualche speranza.
Bisogna riportare il confronto con i cuneesi nelle piazze, nelle strade, nei mercati. Insieme ai Comitati di quartiere e di Frazione, le Proloco, le Associazioni presenti sul territorio comunale. Non importa se le prime volte arriveranno poche persone, incontro dopo incontro saranno di più.
Perché la partecipazione è il sale della libertà e della democrazia e va nutrita tutti i giorni.