La vita di un neonato è una storia ancora tutta da scrivere, una pagina bianca su cui è inciso soltanto il nome.
Spezzare la vita di un neonato significa cancellare il futuro: un bambino ucciso non imparerà mai a camminare, a ricambiare il sorriso dei genitori, non andrà mai a scuola, non potrà mai vivere le emozioni della crescita e sviluppare le sue potenzialità.
Sono centinaia i neonati palestinesi uccisi prima di compiere un anno. Vite negate, che rischiano di diventare, come tutto ciò che accade lontano dai nostri occhi, soltanto dei numeri.
Ripetere i loro nomi significa restituire a queste persone un’identità e mantenere la memoria di ciò che è stato.
Per questo Sara Masoero, nella sua installazione “La bellezza rivelata per la Palestina” è partita proprio dai nomi, scritti su buste fatte a mano. Le buste sono il primo degli elementi fondamentali dell’installazione: all’esterno contengono il nome, mentre all’interno sono vuote, simbolo di assenza, di ciò che non è potuto essere. Sono ricavate da materiale scolastico della prima infanzia, che i bambini di Gaza non usano più, perché le scuole, luoghi in cui avrebbero potuto crescere e prendere consapevolezza di sé, sono state bombardate. Distruggere i luoghi del sapere e della cultura è indice di una chiara volontà di annientare un intero popolo, la sua storia, le sue radici.
Altri elementi portanti sono la piuma, il carillon e i fili.
La piuma è, in molte culture, il collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Fragile e impalpabile, ma allo stesso tempo tanto forte da permettere il volo. La vita di questi bambini è stata troncata quando dovevano ancora spiccare il volo, le loro piume sono cadute prima di diventare ali.
Affinché un bambino possa spiegare le sue ali e crescere sereno, è necessario che sia protetto e avvolto dall’abbraccio dei genitori, che creano per lui un piccolo mondo sicuro. La ninna nanna del carillon è il simbolo di tutti quei piccoli riti e abitudini che creano la “base sicura” del bambino, da cui partirà per la sua esplorazione del mondo; una sorta di bozzolo che, a tempo debito, si schiude e rivela una bellissima farfalla.
Troppi bambini non hanno avuto il tempo di uscire dal bozzolo e di compiere questa metamorfosi; è rimasto il carillon da solo al centro della stanza, come i tanti oggetti e giochi che giacciono, ormai inutili, in case vuote e distrutte.
Gli elementi dell’installazione sono uniti da fili sottili, visibili solo ad un occhio attento: tutte noi, creature di questo Pianeta, siamo interconnesse, tutte senza eccezione, eppure tante volte non riusciamo a cogliere questi legami. Persone, animali, piante: siamo tutti parte di un tutto, e forse il senso del nostro stare sulla Terra è proprio nel sentire e vivere questa connessione. L’uccisione di un bambino è il fallimento dell’umanità intera. È inaccettabile il silenzio della politica di fronte al genocidio in atto, e ad esso dobbiamo opporre la nostra voce, la nostra consapevolezza, che può crescere e si può diffondere attraverso la memoria.
L’esposizione sarà ospitata dal 9 al 19 settembre presso il Chiostro del complesso monumentale di S. Francesco a Cuneo, in via Santa Maria 10 e si inserisce tra gli eventi organizzati come preparazione alla Carovana della Pace, che si terrà il 21 settembre.
La mostra resterà aperta dal martedì alla domenica dalle ore 15:30 alle ore 18:30. Su richiesta e prenotazioni saranno possibili visite per le scuole al mattino. Per informazioni telefonare al numero 0171/634175. Per contattare direttamente l’artista telefonare al numero 3335293937
I cittadini sono invitati all’inaugurazione, martedì 9 settembre alle ore 17.














