La stazione ferroviaria di Madonna del Pilone, piccola frazione di Cavallermaggiore, è stata completamente rinnovata nel 2019 con un investimento di circa 180 mila euro.
Una struttura rimessa a nuovo, dotata di pensilina, rampe per disabili, strisce di sicurezza e sistemi moderni: un’infrastruttura pronta ad accogliere pendolari e studenti.
Paradossalmente, proprio da quell’anno i treni hanno smesso di transitare. Le corse regolari sulla linea Bra-Cavallermaggiore sono state soppresse e sostituite da autobus. Ma la collocazione della stazione, in un tratto di strada provinciale caratterizzato da curve pericolose, non consente una fermata sicura per i pullman.
Il risultato è un servizio sostitutivo senza punti di raccolta certi: gli autisti talvolta si fermano in un incrocio non attrezzato, altre volte tirano dritto senza vedere chi aspetta.
Nei primi tempi era stato garantito un piccolo pulmino per i ragazzi diretti a Bra, con una corsa al mattino e una per il rientro all’uscita da scuola. Una soluzione precaria ma utile. Oggi, però, anche quel servizio è stato soppresso, lasciando le famiglie senza alcuna certezza.
A distanza di sei anni dalla ristrutturazione della stazione, la situazione rimane irrisolta: un’infrastruttura costata centinaia di migliaia di euro è inutilizzata, mentre i pendolari devono fare i conti con un servizio sostitutivo incerto, privo di fermate sicure e spesso insufficiente.
Al momento è stata sollecitata la sollecitata Rfi (Rete Ferroviaria italiana) ma non si è ancora avuta risposta.
Mentre Alessandra Massucco, dirigente dell’Istituto ‘Ernesto Guala’ di Bra, venendo a conoscenza della situazione si è resa disponibile per risolverla mettendosi in contatto con il sindaco di Cavallermaggiore Davide Sannazzaro.
Da ricordare che lo scorso fine gennaio i sindaci di Bra, Cavallermaggiore e Marene, Gianni Fogliato, Davide Sannazzaro e Alberto Deninotti, avevano preso parte, assieme a numerose persone, ad un sit-in per chiedere di riattivare la linea Bra-Cavallermaggiore nel giorno in cui si inaugurava la riapertura della Cuneo-Saluzzo-Savigliano, ma la manifestazione non aveva avuto risposte concrete.
LA LETTERA DEI GENITORI DEGLI STUDENTI E STUDENTESSE DI MADONNA DEL PILONE
Un gruppo di genitori di cinque ragazzi pendolari della linea Bra-Cavallermaggiore, residenti nella frazione Madonna del Pilone a Cavallermaggiore, ha deciso di rompere il silenzio e, con una lettera aperta, raccontare la propria indignazione e denunciare pubblicamente la difficile situazione che da anni vivono quotidianamente.
“Fino a qualche anno fa – affermano i genitori – avevamo il treno che passava regolarmente e la stazione era stata completamente rinnovata con una pensilina per la pioggia, obliteratrice, rampa per disabili, strisce gialle di sicurezza. Ogni mattina il convoglio si fermava e il treno era sempre pieno”.
Poi è arrivato il Covid e il servizio è stato sospeso. Ma, sottolineano i genitori, “quando a settembre 2020 le scuole hanno riaperto, il treno non è più tornato. Qualcuno ha deciso di sostituirlo con due pullman in partenza da Cavallermaggiore, ritenuti meno costosi, ma senza che nessuno si prendesse la responsabilità della scelta”.
Per un periodo era stata trovata una soluzione: un piccolo pulmino che ogni mattina caricava i ragazzi direttamente nel centro abitato di Madonna del Pilone. “Era un servizio precario, ma almeno i nostri figli potevano viaggiare in sicurezza – raccontano le famiglie –. Ogni anno i numeri oscillavano: a volte tre studenti, oggi sono cinque, un dato che per una frazione come la nostra non è nemmeno così esiguo”.
La sorpresa è arrivata quest’anno: “Senza alcuna comunicazione preventiva – denunciano i genitori – anche il pulmino è stato soppresso. Ora ci dicono di portare i ragazzi in un piccolo spiazzo lungo la strada provinciale, in prossimità di un incrocio. Una ‘fermata’ improvvisata, senza illuminazione, in un tratto con curve pericolose e molto traffico, proprio all’alba quando i ragazzi devono partire per andare a scuola”.
Una situazione che le famiglie definiscono “da roulette russa”: “I nostri figli devono attraversare la strada provinciale in piena nebbia, al buio e con il rischio che l’autista, se il bus fosse già pieno, nemmeno si fermi a caricarli”.
Il tono della denuncia è durissimo: “Prima o poi ci sarà una tragedia – dicono i genitori – non sappiamo quando, ma è certo che ci sarà. Siamo stufi di promesse fatte solo sotto elezioni, stufi di rimpalli di responsabilità tra Regione e Trenitalia, stufi di sentirci dire di compilare moduli di reclamo o di mandare mail a servizi che non rispondono mai”.
Il paradosso, sottolineano le famiglie, è che “avevamo un treno sicuro, comodo, con una stazione nuova di zecca e sempre frequentata da pendolari. Paghiamo l’abbonamento regolarmente, ma vediamo che i servizi vengono tagliati, mentre i costi continuano ad aumentare”.
La lettera si chiude con un appello diretto: “Con questa denuncia vogliamo raccontare a tutti la realtà che viviamo: un’Italia che sulla carta si dice “fatta di ferro”, ma dove a pagare sono i cittadini, non chi amministra. E chiediamo che chi governa, a ogni livello, torni a difendere i servizi conquistati con sacrifici dai nostri nonni e dai nostri padri, invece di cancellarli con un tratto di penna”.