“Ingannavano fedeli e sacerdoti, simulando la celebrazione di sacramenti”: era stata questa una parte della lettera inviata dal Vescovo di Mondovì alla Compagnia dei Carabinieri monregalese per segnalare “la presenza di due figure che si presentano come autorità ecclesiastiche appartenenti alla chiesa anglo-cattolica”.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Cuneo, avviate nel 2020 e concluse nel gennaio 2021, portarono a giudizio due uomini, pregiudicati, con l’accusa di sostituzione di persona in concorso.
I fatti a Mondovì. Uno dei due coimputati, Claudio Goglio, ha scelto di intraprendere la strada del giudizio ordinario, attualmente in corso in tribunale a Cuneo, e nell’ultima udienza è stato ascoltato don Flavio Begliatti, vicario di Mondovì.
Nel marzo 2021, i due si presentarono in abiti religiosi alla casa canonica: Goglio vestito da vescovo e il complice, Luca Zarù, l’altro imputato deceduto qualche anno fa e già condannato in abbreviato, da frate. “Mi avevano detto che abitavano a Pianfei - ha spiegato il vicario- e si sono resi disponibili per alcune celebrazioni”.
“Uno di loro zoppicava e aveva un andamento stentoreo e pareva recitasse” ha proseguito don Begliatti. I sospetti del religioso, vennero poi alimentati dagli “abiti stracciati” indossati, otre che dall’atteggiamento tenuto.
Luca Zarù, operatore sociosanitario, aveva definito la sua posizione processuale con il rito abbreviato. Secondo il pubblico ministero, come ricostruito nella requisitoria, non vi era nessun nessun dubbio sulle intenzioni di Zarù che, "si era creato una congregazione religiosa andando in giro a spendere il suo nome come frate”.
L’obiettivo? “Infiltrarsi in una casa di riposo del monregalese, che ha una presenza religiosa importante, per carpire i dati degli anziani e magari mettere le mani sui loro portafogli”. Una tesi, questa, che aveva trovato riscontro anche dell’esito delle perquisizioni effettuate al domicilio e sul posto di lavoro dell’imputato.
La Chiesa cui Luca Zarù e Goglio avrebbero sostenuto di appartenere sarebbe stata solo “parte dell’impostura -aveva concluso il pubblico ministero-. Non abbiamo nessuna prova che questa sedicente Chiesa esista. Salvo prendere per buono ciò che viene pubblicato su internet dalla chiesa stessa”.
L’istruttoria a carico di Goglio proseguirà il 16 gennaio prossimo.













