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Sanità | 17 ottobre 2025, 06:01

Sempre meno infermieri: tagli alle risorse e mancanza di vocazioni mettono in crisi la sanità pubblica

Il presidente dell'Ordine della provincia di Cuneo Remo Galaverna: "Stiamo lavorando con la Regione per trovare soluzioni. E' la politica che deve sostenere le nostre richieste"

Sempre meno infermieri:  tagli alle risorse e mancanza di vocazioni mettono in crisi la sanità pubblica

Nel triennio, a livello nazionale, si perderanno per strada circa 10 mila assunzioni di medici e infermieri. 

È quanto emerge dal Documento programmatico di bilancio presentato in Consiglio dei ministri dal titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in vista della prossima manovra.

Una questione di risorse: se nel primo anno è prevista un’iniezione di 6 miliardi per la Sanità, fino al 2028 è stimata una netta sforbiciata, con inevitabili ripercussioni sulle assunzioni. 

Una contrazione tale da mettere ulteriormente in crisi un sistema già fragile.

Ma è davvero solo un problema economico? O, come ormai avviene da anni, la vera emergenza – soprattutto in ambito infermieristico – è la mancanza di vocazioni?

Nel Cuneese si tratta di un fenomeno ormai consolidato. 

Nonostante l’offerta formativa resti sostanzialmente invariata, le iscrizioni ai corsi di laurea in Infermieristica continuano a diminuire rispetto ai posti disponibili.

Ad Alba, su 50 posti messi a bando, si sono iscritti soltanto 25 studenti; a Cuneo, su 120, appena 80. Numeri che confermano una tendenza preoccupante, aggravata da un contesto di scarsa attrattività del mestiere e da prospettive di carriera limitate.

"Alcuni studenti hanno deciso di provare il semestrino di Medicina, per poi eventualmente spostarsi su Infermieristica a gennaio o febbraio" spiega Remo Galaverna, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Granda.

Secondo i dati più recenti, nella provincia di Cuneo sono 4.721 gli infermieri e infermieri pediatrici iscritti all’Ordine, ma ogni anno se ne perdono decine, tra pensionamenti e cambi di carriera. "Un tempo molti restavano iscritti anche dopo il pensionamento; oggi, invece, si cancellano subito, quasi a voler chiudere definitivamente una fase della vita", osserva Galaverna.

La difficoltà, sottolinea, non è solo economica. "C’è anche un cambiamento culturale: molti giovani non partecipano più ai concorsi pubblici per non sentirsi inglobati nel sistema. C’è chi preferisce aprire una partita IVA e gestire in autonomia il proprio tempo, piuttosto che lavorare in azienda o nel pubblico".

Un’inversione di mentalità rispetto a pochi anni fa, quando entrare nel sistema sanitario era considerato un traguardo ambito.

Sul fronte politico, Galaverna riconosce la sensibilità dell’assessore regionale Federico Riboldi, che "ha compreso la necessità di valorizzare il ruolo dell’infermiere e sta valutando misure concrete per incentivare le iscrizioni". 

Tra le ipotesi allo studio: borse di studio, servizi per il trasporto e per l’affitto delle abitazioni, oltre alla possibilità di consentire anche agli infermieri di svolgere attività privata, come già accade per i medici.

"È una battaglia che l’Ordine porta avanti da molti anni – ribadisce Galaverna – ma alla fine è la politica che deve sostenere e mettere a terra le nostre richieste".

Barbara Simonelli

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