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Attualità | 15 novembre 2025, 10:32

Scuola, troppi contratti a termine per troppo tempo: il giudice gli riconosce un maxi risarcimento

Docente di religione cattolica vince il ricorso contro il Ministero dell'Istruzione e del Merito e ottiene un indennizzo pari a 66.539,76 euro. Riconosciuto anche il pagamento delle spese legali

Immagine di repertorio

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Docente di religione cattolica dell'istituto superiore Velso Mucci di Bra vince il ricorso contro il Ministero dell'Istruzione e del Merito. La causa è stata presa in carico dal sindacato Uil Scuola Cuneo con il legale Domenico Naso Uil Scuola Nazionale.

Il Tribunale di Asti nella sentenza “accerta l’abusiva reiterazione dei contratti a tempo determinato stipulati tra il ricorrente e la parte convenuta” e stabilisce un risarcimento di 66.539,76 euro oltre agli interessi legali e al rimborso delle spese di lite. Il Ministero è stato condannato al pagamento di 5.360 euro per le spese legali, oltre accessori di legge, con distrazione in favore del legale del ricorrente, avvocato Domenico Naso.

Il caso riguarda una lunga serie di contratti a termine annuali che il docente ha sottoscritto dal 2006 al 2025, sempre sulla base della stessa tipologia di incarico e senza alcuna motivazione sostitutiva. Una condizione che, secondo il giudice, configura un abuso illegittimo.

La legge prevede, infatti, che i docenti di religione dovrebbero accedere al ruolo attraverso concorsi triennali. Tuttavia, dopo la prima procedura svolta nel 2004, nessun altro concorso è stato indetto per oltre vent’anni. 

La sentenza riprende i principi stabiliti dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e dalla Cassazione, secondo cui anche per gli insegnanti di religione devono essere garantite tutele contro l’eccessiva precarizzazione. L’assenza dei concorsi previsti ha impedito al docente di ottenere una stabilizzazione, determinando così il “danno comunitario” che il giudice ha ritenuto risarcibile.

Nel quantificare il rimborso, il Tribunale ha applicato i nuovi criteri che prevedono un’indennità compresa tra 4 e 24 mensilità. Considerata la durata eccezionalmente lunga della precarizzazione di 204 mesi, il giudice ha ritenuto equo riconoscere il massimo previsto, pari a 24 mensilità dell’ultima retribuzione.

La decisione rappresenta un importante precedente per molti altri docenti di religione cattolica che, negli anni, hanno vissuto condizioni di precariato analoghe a quelle del ricorrente. A fronte di una disciplina speciale che regola la categoria, la giustizia ribadisce la necessità di rispettare le garanzie previste dal diritto nazionale ed europeo per contrastare l’abuso dei contratti a termine.

Sara Aschero

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