Era stata protocollata giovedì 27 novembre la lunga interrogazione del consigliere di minoranza Maurizio Occelli (Fratelli d’Italia) sul progetto scolastico ‘Rispettiamoci’, motivo per cui non è stato possibile discuterla nel Consiglio comunale della sera stessa: non tutti i consiglieri, infatti, erano stati informati in tempo utile.
Il presidente del Consiglio, Piergiorgio Rubiolo, aveva proposto all’esponente di minoranza di ricevere una risposta scritta dall’assessore competente, in questo caso il sindaco Antonello Portera.
Occelli ha accettato, chiedendo però che la risposta fosse diffusa agli organi di stampa. E così è stato.
Al centro della polemica c’è il percorso ‘Rispettiamoci’, rivolto agli studenti dalla quarta primaria alla scuola media dell’Istituto Comprensivo Santorre di Santarosa, finalizzato a promuovere rispetto, inclusione e comunicazione non violenta. Il progetto è curato da realtà esterne, tra cui l’associazione ‘Maurice GLBTQ’, che sul proprio sito si definisce impegnata in attività sociali, culturali e politiche.
Nell’interrogazione, Occelli sollevava dubbi sulla trasparenza, sulla neutralità educativa e soprattutto sulla mancata consultazione preventiva delle famiglie, chiedendo se l’Amministrazione comunale avesse conosciuto in anticipo i contenuti del progetto e se li ritenesse adeguati a studenti così giovani.
Il consigliere collegava inoltre la questione all’iter del DDL 979, che introduce l’educazione all’affettività nelle scuole e che prevede l’autorizzazione dei genitori per alcuni ordini di studi.
Alla luce di questo, Occelli chiedeva come il progetto potesse conciliarsi con un percorso legislativo ancora in corso. Parallelamente, il direttivo cittadino di Fratelli d’Italia, guidato da Maurizio De Lio, insieme a un gruppo di genitori ha inviato una lettera ai giornali manifestando forte preoccupazione per alcuni passaggi del progetto, ritenuti “potenzialmente dannosi per il benessere psicofisico dei minori”.
Per la primaria, i firmatari criticavano la visione di video sul tema delle diversità, alcune letture – come il libro ‘Una bambola per Alberto’ – e attività di drammatizzazione. Sostenendo che “bambini così piccoli avrebbero bisogno di serenità, colori e leggerezza, non di proposte che richiamano la dimensione del dramma”.
Per la scuola media, invece, contestavano l’introduzione di argomenti come stereotipi di genere, orientamento sessuale ed educazione al consenso, giudicati “troppo delicati” per ragazzi in piena adolescenza.
Un ulteriore punto riguardava i costi del progetto: 3 mila euro l’anno per cinque anni, più 30 euro a incontro per ciascun formatore. I genitori chiedono chi sosterrà economicamente l’intero percorso.
La dirigente scolastica, Emanuela Bussi, non aveva voluto rilasciare dichiarazioni sulla vicenda.
Il sindaco Antonello Portera ha quindi risposto per iscritto a tutte le domande di Occelli spiegando: “Il Comune era informato del progetto, già presentato un anno fa in Consulta Pari Opportunità e trasmesso alle scuole affinché valutassero liberamente. La consultazione delle famiglie è competenza degli organi scolastici” – afferma il primo cittadino”.
Inoltre: “La presenza di associazioni politiche non è materia su cui il Comune possa intervenire e il DDL 979 non è una legge perché Le Amministrazioni devono attenersi alle norme vigenti, non agli iter legislativi - specifica Portera spiegando - Il Comune non può chiedere sospensioni o revisioni in qanto non abbiamo competenza didattica o educativa”.
Portera aggiunge anche una riflessione di principio: “Una presa di posizione dell’Amministrazione su scelte didattiche sarebbe un’indebita interferenza. Sarebbe sconveniente che chi governa influenzasse orientamenti educativi. Lo pensavo da insegnante, non ho cambiato idea da sindaco”.
Il consigliere Maurizio Occelli non si è ritenuto affatto soddisfatto dalla risposta del sindaco e sottolinea: “Mi sarei aspettato una risposta meno da avvocato e più da sindaco: non ha espresso il suo parere personale. È vero che la scuola è autonoma, ma un’Amministrazione può influire. Non è un caso che certe cose accadano più qui che altrove: certe associazioni trovano poca resistenza”.
Il consigliere di minoranza sottolinea anche le difficoltà dei genitori contrari: “Dispiace per le famiglie che dovranno tenere i figli a casa. So che non tutti in maggioranza la pensano come il sindaco, ma capisco il loro silenzio: oggi esporsi su questi temi è difficile”.
Il caso ‘Rispettiamoci’ riporta alla luce vecchie tensioni tra scuola, politica e famiglie. Da un lato, l’Amministrazione rivendica il rispetto dell’autonomia scolastica; dall’altro, una parte della cittadinanza e, in particolare i genitori degli studenti, teme che il progetto introduca contenuti inopportuni per bambini e adolescenti.
Per ora, la certezza è una sola: il Comune non interverrà, lasciando ogni decisione alla dirigente scolastica e agli organi collegiali. Ma la discussione, dentro e fuori il Consiglio, è sicuramente destinata a non esaurirsi qui.