Tra pochi giorni il 6 novembre, compirà i suoi smaglianti 102 anni. Se non ci fossero i documenti a parlare chiaro, si potrebbe pensare al vezzo di un ottantenne in ottima forma di maggiorarsi l’età.
Domenico Accolti - Gil classe 1912, nato al Cairo, da padre italiano e madre spagnola, sta per ripartire alla volta di New York, sua città di residenza ormai dal ’67 .
Con i due figli Giorgio e Patricia ha fatto visita a parenti e amici di Fossano, la città che ha nel cuore, dove si è sposato e dove ha iniziato la sua carriera di sottufficiale nel 28 ° Reggimento Artiglieria della Caserma Piave.
Memoria incredibile, eloquio fluente condito da ironia e gentilezza, conversa sorridente nel salotto di casa Balocco, i suoi parenti a Fossano.
“Se dovessi rinascere sceglierei la stessa carriera in questa città, in cui mi sono trovato benone. Si sa, i vecchi si vantano volentieri, ma posso dire di essere stato molto apprezzato e aiutato qui. Dal giorno in cui ho lasciato la città, ho sempre pensato di ringraziare i fossanesi per quanto avevano fatto per me”. Il grazie lo già espresso pubblicamente con una lettera aperta su “Fossano in mostra” (Bertolino editore) nel 2002.
Il suo racconto, voce tonante, ricordi precisi, humor intercalato, porta dritto in un libro di storia, a ripercorrere le più significative date della Seconda Guerra mondiale: Domenico Accolti Gil c’era.
Nel 1940 era sul lago di Bracciano con i suoi uomini “facevano nuoto perché ci dovevamo esercitare per il progetto di occupazione di Malta” Era a Gela, una delle aree costiere dell’approdo degli americani in Sicilia, il 10 luglio del 1943. Lo ricorda commentando la dinamica dello sbarco, tra il cannoneggiamento delle navi, gli attacchi aerei, le avanzate e gli arretramenti delle postazioni militari italiane.
Il 17 agosto dello stesso anno, era a Messina quando gli alleati entrarono nella città dopo aver liberato l’isola dalla presenza nazifascista. L’8 settembre per la Liberazione era a Fossano. Entrò anche nella Resistenza, a Frabosa Soprana, conclude ricordando il nome dei capitani partigiani Cosa e Scimè.
Scorrendo tra gli episodi di vita, senza mai perdere l’equilibro tra le date, fa emergere la parentela con Vincenzo Dal Verme, l’uomo che intercettò il messaggio di Sos del generale Nobile, durante le drammatiche ricerche del dirigibile precipitato al Polo Nord. Era il padre di Dino Dal Verme, guru torinese della pubblicità, autore di numerosi saggi sulla comunicazione.
Tra le figure fondamentali della vita militare di Accolti-Gil, il colonnello Clemente Primieri, divenuto poi generale comandante del IV Corpo d’Armata Alpino. “Facevo scuola di equitazione alla sua famiglia. Tra i compiti in caserma, anche quello di montare il cavallo del Colonnello per tenerlo in esercizio. Lo portavo per via Roma perché si abituasse a stare in mezzo alla gente, essendo un cavallo destinato alle parate. “Ama ricordare che per la sua esperienza di caserma, veniva consultato quando arrivano le reclute da assegnare alle varie Compagnie. “Gli ufficiali si raccomandavano a me, per avere le reclute ritenute migliori.”
Al secolo di vita è arrivato con un bagaglio di una vita avventurosa e ricca di viaggi, dopo il congedo dall’esercito “meglio un giovane maresciallo che un vecchio sottotenente”.
Nel ‘50 raggiunse il fratello a Buenos Aires e nel ’67 si trasferì negli Stati Uniti. Un nuovo lavoro: la decorazione di chiese. “Ne abbiamo fatte a centinaia di chiese da Brooklyn a Long Island fino ai confini del Canada. Ancora all'età di 72 anni mi arrampicavo sulle impalcature per arrivare ai soffitti degli edifici sacri, con mio fratello, pittore e ottimo artista.”
Al centro del racconto, non poteva mancare l’amore: l’incontro della sua vita con Flavia Orengo, fossanese che divenne sua moglie nel ‘47 , scomparsa un paio di anni fa.
“Era bellissima. La conobbi nel negozio delle Carena, dopo essere andato a pagare il conto come responsabile dell’ Ufficio Maggiorità e Personale della Caserma. Il mio cuore rimase folgorato: aveva diciotto anni, le trecce, i calzettoni”.
Il soggiorno italiano, come altri precedenti, lo ha visto ritornare nei luoghi che frequentava.
“Come sono cambiati!. Mia cognata abitava in viale Regina Elena a Fossano. Cento metri era finito tutto. Ora chilometri con palazzi a destra e sinistra, nella direzione di Alba.
Sono stato al caffè Roma, che frequentavo allora come il caffè Barberis. Si passava la sera a giocare a tarocchi con la 34 Fanteria, mentre gli ufficiali andavano in un altro bar. A Fossano la differenza di grado era sentita.”
Detto da un over 100, il segreto dello star bene non contiene particolari ricette, ma appare evidente, dal suo esempio, quanto siano determinanti la voglia di rinnovarsi, di vivere con curiosità, l’autostima unita all’autoironia.
“A New York ora mi alzo alle 10, faccio colazione. Mi siedo in poltrona. Se mi interessa guardo la televisione, in caso contrario la televisione guarda me. La disgrazia mia, sono state le gambe.”.
Non guida più da 10 anni, ma prima lo faceva anche nel traffico caotico americano “ La patente mi serve solo più come documento di riconoscimento. E, pensare che mi sentivo più sicuro alla guida che a piedi. La mia auto l’hanno regalata alla Chiesa”.
Cammina aiutato dall’appoggio del deambulatore, accompagnato dai figli, ma non si è risparmiato negli spostamenti, a Cuneo come a Milano, non sottraendosi ai piaceri italiani del palato, con puntate a vari ristoranti del territorio. Dal bollito al pesce "Questo è il paese delle sorprese e della fantasia, anche culinaria. In due ristoranti ho ordinato il polipo. Mi hanno portato piatti diversi. In uno ho dovuto cercarlo tra le patate”.
Da tutti i lettori e la redazione gli auguri per il compleanno dei magnifici 102 anni.