Quarta Parete - 09 gennaio 2013, 11:02

Al Cinema Multilanghe di Dogliani c’è Giacomo Poretti

L’autore di Alto come un vaso di gerani e membro del celebre trio con Aldo e Giovanni, sdarà presentato dal direttore de “La Stampa” Mario Calabresi

Giacomo Poretti

Mercoledì 16 Gennaio, alle 21, presso il Cinema Multilanghe di Dogliani, l’Assessorato al Turismo e alla Cultura del Comune di Dogliani organizza la presentazione del libro di Giacomo Poretti  autore di Alto come un vaso di gerani (Mondadori, 2012). Si tratta del primo appuntamento del 2013 dedicato alle celebrazioni in omaggio al 50ario della Biblioteca “Luigi Einaudi” donata da Giulio Einaudi al comune come centro culturale sicuramente non convenzionale per l’epoca.

Con Aldo e Giovanni, Giacomo compone il trio comico che da anni è autore di gag esilaranti e film famosissimi quali Tre uomini e una gamba o La Banda dei Babbi Natale. Molte delle loro gag nascono da Villa Cortese, il paesino poco fuori Milano dove è cresciuto Giacomo.

I punti cardinali di quel mondo erano la chiesa, il bar e l'oratorio. Poi la fabbrica, che i suoi genitori raggiungevano in bicicletta, la bocciofila, il becchino su tutti, capace di centrare il boccino anche verso sera, con in corpo alcuni litri di rosso. Insieme a lui tanti altri, una folla di personaggi che animava il paese, accendendo la fantasia di un bambino che, molti anni dopo, avrebbe portato quei ricordi sul palco.Nessun semaforo, una manciata di case e negozi, e un campanile che svetta come un faro nel mare verde dell'Alto Milanese, già però punteggiato di fabbriche e fabrichètte che ne stanno cambiando irrimediabilmente la fisionomia. E, soprattutto, volti e voci di un'umanità anch'essa in trasformazione, ma ancora sospesa prima della "rivoluzione". Sono gli anni Sessanta e Settanta, e il paese, con i suoi ritmi lenti, i suoi riti, i suoi "personaggi", riesce ancora per un momento, forse per l'ultima volta, a dare significato e calore alla vita dei suoi abitanti.
Villa Cortese, in questo senso, incarna tutti i paesi...

Nessun semaforo, una manciata di case e negozi e un campanile che svetta come un faro nel mare verde dell'Alto Milanese, già però punteggiato di fabbriche e fabrichètte che ne stanno cambiando irrimediabilmente la fisionomia. E, soprattutto, volti e voci di un'umanità anch'essa in trasformazione, ma ancora sospesa prima della "rivoluzione". Sono gli anni Sessanta e Settanta e il paese, con i suoi ritmi lenti, i suoi riti, i suoi "personaggi", riesce ancora per un momento, forse per l'ultima volta, a dare significato e calore alla vita dei suoi abitanti.

Villa Cortese, in questo senso, incarna tutti i paesi di un Nord Italia che si avvia al boom economico senza sapere che poi niente sarà più come prima, del tutto ignaro dei costi della travolgente corsa al benessere. Custode fedele di questi ricordi, Giacomo Poretti ce li porge con la delicatezza di chi sa di maneggiare qualcosa di fragile e unico, con il candore di uno sguardo infantile acuto, ma privo di malizia. Il suo umorismo non è mai crudele e non c'è ombra di sarcasmo - semmai affetto e compassione - per un piccolo mondo al tramonto.

All'interno di questa storia corale, che si dipana tra colonie estive, scuole, oratori, bar, officine, campi e garage, si susseguono le stagioni della vicenda di un uomo che, lungo il proprio percorso, avvertirà tutta l'angustia e i limiti del paese, l'insidia nascosta nel suo abbraccio protettivo. Così approderà a Milano, la "città verticale" indifferente se non ostile, quasi il rovescio dell'inclusiva dimensione "orizzontale" di Villa Cortese. Eppure sarà qui, all'ombra della Madunina - la copia adulta di quella statuina del presepe che accende nei bambini le prime imbarazzanti domande -, che Giacomo troverà l'amore, creerà una famiglia, diventerà padre e raggiungerà il successo. Non per questo si placheranno in lui quell'inquietudine e quello "spavento" che, fin dall'inizio, sono il motore del racconto: attraverso la memoria di quell'umanità "superata", continua la sua ricerca del senso delle cose e della vita. Magari anche a costo di intervistare un atomo di carbonio, e nemmeno di buon carattere.

Condurrà la serata, il direttore de “La Stampa” Mario Calabresi. Ingresso libero.

R.T.