Riceviamo e pubblichiamo la sua descrizione delle genesi dell'opera.
In questi ultimi 10 anni il modellismo ferroviario in Italia ha avuto in contemporanea un'esplosione di nuove Ditte, soprattutto artigianali, che hanno sfornato modelli sempre migliori nelle qualità estetiche e nel funzionamento, ma anche un'impennata dei prezzi non sempre giustificata. Questo sia per il materiale rotabile che per tutto il corollario: stazioni, passaggi a livello, edifici civili, magazzini, lampisterie, gabinetti, automobili e autocarri (anche funzionanti, come nel caso del car-system della Faller), capannoni industriali, mulini per la lavorazione dei cereali, uffici con loro interni, castelli, baite di montagna, ecc ecc .... Aggiungo a questo breve e non completo elenco tutto ciò che è legato all'elettronica, con cui guidare i nostri meravigliosi modelli (rumore del motore diesel, dei freni, dei venitlatori e dei compressori dei locomotori elettrici,accensione o spegnimento delle luci delle carrozze o dei fari delle loco, o delle luci interne delle stesse, dispositivi fumogeni per le vaporiere, accelerazioni e frenature realistiche grazie anche a generosi volani....), che almeno per il momento rappresenta l'ultima barriera per ottenere effetti davvero speciali.
Insomma, rispetto a circa 20 anni fa c'è stato un vero ribaltone a favore del modellista italiano, in passato parecchio snobbato dalle varie firme estere e in parte anche da quelle nazionali. In tutto questo "mare di modelli" anni fa ho cominciato ad esaminare la situazione dal mio personale punto di vista, e mi sono accorto che, per esempio, una struttura semplice e bucolica come la stazione di Manta non era presente, a meno di non partire da un modello simile e fare poi un grande lavoro di "restyling", non vantaggioso sia dal punto di vista economico che estetico. Così grazie a un gentile ferroviere della stazione di Cuneo circa 10 anni fa venni in possesso dei disegni della stazione di Manta, come sempre in scala 1/100, e grazie ad alcune misure prese in loco, portati in scala 1/87 tramite fotocopiatura. Pensai dunque all'autocostruzione integrale.
Alcuni tentativi di realizzare l'edificio in tutta resina stampata a freddo in casa (con masters fatti in compensato arricchito di particolari in plasticard) non diedero i risultati sperati, così per molto tempo rimisi il progetto nel famigerato cassetto dei sogni. Pochi anni fa mi sono riproposto la costruzione dell'edificio, e mi sono rivolto ad un amico per la progettazione al CAD e poi a una ditta della zona per il taglio al laser su lamiera da 3 mm (per le 4 pareti) il tutto preceduto da numerosi scatti dell'originale per cogliere quanti più informazioni possibili. Fin dove ho pututo ho preso le misure, per confrontarle con quelle dei disegni. In tema occorre ricordare che il ferromodellismo esatto nelle misure non esiste: infatti se una carrozza è esatta in quelle fondamentali, lo spessore di molti particolari non lo sarà affatto (chiodature, rivettature, granulometria del carbone delle vaporiere, a volte anche lo spessore delle pareti): di certo saranno a volte maggiorate perchè in scala esatta non avrebbero abbastanza risalto, mentre a volte vengono omesse del tutto per non incorrere in questo errore.....il che di per sè è un altro errore!
Ho quindi arricchito le 4 parti in lamiera con particolari in rilievo, quali cornici di porte e finestre, realizzati in profilati di plasticard da poco meno di 1 mm tagliato con un cutter. Altro particolare importante è stato lo "zoccolo" al vero in pietra presente alla base, questo in legno compensato inciso per simulare la giunzione tra le pietre. Torniamo ai primi esperimenti: l'idea era quella di usare solo la resina poliuretanica (si trova nei negozi di belle arti o modellismo, per es in Cuneo, ha il vantaggio di catalizzare in fretta e di non odorare troppo, al contrario della poliestere) sia per le pareti che per il tetto che per i dettagli. Errore da principiante, in quanto le pareti erano spesse solo 3 mm, abbastanza lunghe e una volta catalizzata le stesse avrebbero flettuto e successivamente si sarebbero deformate. Molti rotabili artigianali sono stati costruiti con questa tecnica, ma sovente dopo pochi anni dall'acquisto il modellista aveva una sgradita sorpresa......
Per evitare questo gap ho deciso quindi che in resina sarebbe stato fatto solo il tetto con un blocchetto pieno per evitare ogni deformazione. Ma questa scelta ha comportato il facimento ex novo di un originale da copiare successivamente tramite gomma siliconica GLS-50 e resina poliuretanica. In commercio vi sono diversi artigiani che producono lastrine apposite ma piatte, alcuni anche con i colmi, in plastica o resina. Sono ricorso a uno di questi prodotti, successivamente tagliato a misura col seghetto da traforo con lame a denti fini per metallo (il taglio risulta facilitato); ho poi incollato le 4 parti con colla cianoacrilica smussando preventivamente ciascun angolo interno a 45 gradi per avere un accostamento migliore (anche se essendo una costruzione di circa 80 anni di vita si potrebbe volontariamente commettere qualche errore per accentuarne l'usura). Ovviamente il tetto avrà bisogno di alcuni accessori, come i comignoli. Io li ho costruiti partendo da altre lastrine commerciali, questa volta riproducenti i mattoni, creando delle strutture a base quadrata, con delle incisioni realmente traforate per simulare il particolare da dove esce il fumo.
Queste ultime sono state fatte col solito strumento da traforo, chiuse dal retro con profilati in plasticard prima di usare la gomma siliconica). La pietra presente nella parte superiore è simulata con un rettangolo di plasticard da 1 mm di spessore. Creato anche qui un originale, sono passato alla duplicazione col solito sistema gomma siliconica e resina poliuretanica. In alcuni casi i comignoli sono affiancati , ho quindi limato parte della "pietra" superiore, verniciato e unito il tutto con colla cianoacrilica. Un tocco di realismo si può dare togliendo con una limetta quadrata qualche mattone qua e la, sia nel master che nel blocchetto stampato. Prima della verniciatura della pietra sovrastante ho applicato un sottile strato di stucco bicomponente che ho poi cartavetrato: questo per rendere il particolare meno liscio e quindi maggiormente realistico. Alcuni ritocchi con colore grigio scuro hanno valorizzato la "pietra".
Per le vecchie antenne in stile Anni '80 avevo due possibilità: prodotti commerciali o autocostruzione. Ho preferito ricorrere ai "consigli" delle riviste specializzate privilegiando la seconda, e utilizzando quindi profilati in ottone di tre diametri diversi, uniti tra loro con minuscole gocce di Attack posate con uno stuzzicadenti. Una volta che la colla è asciugata ho dato alcune pennellate con colore tipo alluminio e ferro: non ho voluto dare una tinta unica per evidenziare l'età (in scala) del manufatto. Sempre sul tetto ho realizzato un abbaino, lato Cuneo, scavando la plastica del master col seghetto da traforo una volta fatti i canonici 4 fori di invito col trapanino elettrico a bassa velocità (altrimenti la plastica fonde e impiastra la punta dello strumento). Volendo simulare una scala interna, ho anche preparato a parte 4 paretine in plasticard da 1 mm che ho poi rivestito di cartoncino imitante i mattoni (Liberon o similari). Questo dà un tocco personale al tetto. Il vetro è simulato con un foglio di acetato color fumee a cui ho dipinto il bordo in metallo nudo, aiutandomi con l'apposito nastro della Tamya (è a bassa adesività, non stacca quindi la vernice già applicata e i margini sono netti, al contrario del classico nastro adesivo trasparente) e color ferro chiaro. Minuscole gocce di colla al neoprene applicate con uno stuzzicadenti assicurano la tenuta.
E i muri, vi chiederete? Questi sono stati realizzati in tre fasi: foto + misurazioni dell'edificio vero, progetto al CAD dello stesso dividendo le 4 sezioni, taglio al laser su legno "medium density". Chi non è avvezzo a queste cose non si preoccupi: pure io ero all'oscuro di (quasi) tutto, poi un po' per volta ho imparato e conosciuto chi fa questi lavori. Per esempio: la fase di fotografare e misurare il modello che interessa è certo alla portata di tutti. Non dimenticate di avvertire i ferrovieri di quello che state per fare, almeno per educazione! Per il progetto (nella scala voluta) chi non possiede il CAD (come me) magari ha un amico geometra che può aiutarlo. Infine per il taglio al laser su legno ci si può rivolgere a una Ditta apposita di Caraglio. Non si deve andare a Torino o Milano, quindi! E la spesa del tutto non è eccessiva: videogiochi, abiti firmati, vita notturna ecc costano molto, molto di più!
Torniamo alle pareti: sono in legno "medium density" da 3 mm di spessore, ma su legno sottile (0.4 mm) ho fatto tagliare anche davanzali per le finestre, cornici delle stesse e delle porte, persiane (realmente traforate!), zoccolo delle pareti.. Ciascuno di questi particolari dovrà essere verniciato a parte e poi incollato (vinavil). Io ho prima di tutto passato la cartavetro grossolana sulle pareti e la carta seppia sui particolari più piccoli per irruvidirli e garantire una migliore adesione dei colori, poi ho soffiato aria col compressore dell'aerografo per togliere ogni piccola particella indesiderata e usando un pennello piatto a peli corti ho dato un giallo che mi sembrava adeguato. Per raggiungere un risultato per me decente ho dato 3 mani; dopo la prima ho di nuovo carteggiato con cartavetro grossa e spolverato ad aria. Per i particolari ho adoperato un pennellino + piccolo e colore grigio in varie tonalità per zoccolo, cornici porte e finestre, davanzali, marrone in due tonalità per telai finestre e persiane.
Ancora sulla verniciatura: un tocco di finezza, da me provato con suficiente qualità, è il bianco del vecchio cemento tra i mattoni. Si tratta di una cosa semplicissima: una volta che il rosso di fondo è asciutto, si prepara una soluzione di colore bianco-grigio molto diluita, la si "spalma" su un lato del camino (per esempio) con un pennellino e subito dopo si passa un pezzetto di spugna inumidit0a per togliere il colore rimasto sulle zone in rilievo. Il risultato sarà interessante: solo le zone scavate presenteranno il colore chiaro, con grande effetto realistico. Le grondaie orizzontali su questo modello sono state semplificate: non avendo in casa profilati in plastica a mezzo tondo cavo, le ho costruite con profilato in ottone a U, saldando i 4 spezzoni tra loro, poi verniciandoli in marrone scuro. Per la saldatura a stagno è importante ricordare che dovendosi usare flussanti in pasta o liquidi è meglio agire proteggendosi con sovraocchiali e guanti in lattice o nitrile. a lavoro finito occorre poi sciacquare le parti saldate in acqua e soda o ammoniaca per neutralizzare l'azione del flussante. Questi infatti non è altro che un acido atto ad eliminare il grasso delle dita presente sul metallo. Se non si esegue questa operazione, nei mesi o anni successivi si avrà il metallo letteralmente corroso, pur se verniciato!
I pluviali verticali sono invece in tondino pieno da 1 mm per la parte alta (marrone) e in tubetto di rame per la parte bassa (nera), uniti tra loro a semplice incastro. L'incollaggio vero e proprio riguarda la parte in nero, direttamente sul muro, con una microgoccia di cianoacrilato. Qui conviene grattare via un poco di colore con la punta di un cutter per migliorare la tenuta. Stessa cosa per l'unione tra le parti orizzontali e verticali. Le scritte "MANTA", sono state fatte col seguente metodo: munitomi di scaletta a 3 gradini ho cercato di fare delle foto il più possibile in orizzontale alla scritta vera, poi ho fatto stampare le stesse e tramite fotocopiatura ridotta ho ottenuto le dimensioni volute. Tramite scanner ho "moltiplicato" la scritta che poi è stata fatta stampare su cartoncino sottile bianco. Il tutto con l'aiuto di un buon fotografo. I 3 lampioni murali a cetra sono della firma artigianale Il Treno di Fossano, qui volutamente non funzionanti per semplicità.
Il vecchio lampione presente sul quarto spigolo è sempre de Il Treno ma di un tipo diverso, come in voga anni fa: per fissarli in opera è stato necessario forare i muri con un trapanino elettrico a bassa velocità, aiutandomi poi con un girapunte a mano per allargare a sufficienza i fori; una piccola goccia di Attack ha fissato questi particolari dalla parte interna. I vetri di tutte le porte di accesso e delle finestre sono in sottile acetato color fumee, incollati con una piccola quantità di colla al neoprene. I quattro vecchi sostegni con isolatori per il telegrafo lungo la linea li ho riprodotti in modo un poco semplificato con un profilato pieno rettangolare in ottone a cui ho saldato un tondino dello stesso materiale che ha la funzione di supporto nel muro. Questi li ho verniciati in grigio scuro. Ho poi fatto gli isolatori (8) piegando su del tondino in ottone del comune fil di ferro: tagliati a misura (circa 3 mm in altezza) sono stati dotati di anima metallica e poi verniciati di bianco a pennello e successivamente incollati sui supporti preparati in precedenza con attack (certo un profilato a T avrebbe dato maggiore leggerezza al tutto ma non ne avevo in casa).
L'incollaggio è stato fatto volutamente storto per evidenziare l'incuria verso un sistema di comunicazione ormai obsoleto. A questo punto il mio lavoro è terminato, ma solo per ora: mancano infatti molti particolari, tra cui le maniglie alle porte, una buona sporcatura (specie nella zona dei camini), porte e finestre aperte con riproduzione degli interni ad entrambi i piani (si trovano per esempio tra gli accessori della Preiser), luci funzionanti, personaggi, ecc Un consiglio per verniciare la resina: siccome una volta catalizzata rimane sempre un velo di "unto" (termine di per se inesatto, ma rende bene l'idea) la vernice non aderirebbe bene nel tempo, conviene lavare tutti gli oggetti in questo materiale con acqua e sapone aiutandosi con un vecchio spazzolino da denti, poi sciaquarlo e lasciando asciugare bene (in questa stagione non è un problema!) cercando di non toccare con le mani il tutto una volta asciutto: si dovrebbero infatti usare dei guanti in lattice o di nitrile (si trovano entrambi in farmacia). Vi chiederete: ma perchè costruire il Fabbricato Viaggiatori di Manta? Risposta facile, ma sino ad un certo punto: è piccolina e non occuperà un grande spazio sul diorama completo che sto iniziando (con tanto di gabinetti, marciapiedi, passaggio a livello, frutteto dirimpettaio ecc); è facile da fare per le sue forme squadrate ed essenziali ed essendo solo al secondo fabbricato (l'altro è un casello ferroviario) non me la sentivo di fare la stazione di Saluzzo o Savigliano o Cuneo; mio padre da giovane ha vissuto a Manta per anni con tutta la sua famiglia e prendeva il treno ogni giorno per andare a lavorare a Torino e il papà di amici di famiglia vi faceva il capostazione......
La poesia, come il sentimento, ha la sua importanza anche nel modellismo ferroviario! L'ambientazione che vorrei ricreare è quella degli Anni dai '80 ai '90, in modo da poter ambientare coerentemente un certo numero di rotabili: per i passeggeri le ultime ALn 772, poi le 668 e 663, per i merci il classico D 345 con un variegato seguito di carri E, Eaos, F, e magari un bagagliaio a due assi in livrea grigia. Più recentemente sono da ambientare lunghe tradotte di 15/17 carri Roos per il trasporto legname. Ovviamente si potrebbe far transitare qualche treno storico trainato da una T 3 e due-tre centoporte; occasionalmente anche qualche tradotta di cereali per il mulino Sedemyl (Busca). Prima di concludere ancora un consiglio ai neofiti: validissimi aiuti possono venire dalle riviste specializzate (si trovano in edicola), dai libri (non dimenticate le biblioteche!) e dai Club; tra questi penso di poter segnalare il Cunifer di Borgo San Dalmazzo (ha sede nella stazione FS, aperto il venerdì dopo cena) di cui ho fatto parte per alcuni anni e la SAT (Sezione Appassionati Trasporti) di Udine di cui faccio parte dal 1996: nell'era di Internet le distanze non contano più!