Al Direttore - 12 marzo 2013, 08:46

Non una qualsiasi donna di Cuneo, ma la mia mamma

Lettera di una liceale 16enne: “Ho sempre ringraziato mamma e papà per avermi dato la possibilità di vivere una vita così difficile ma non impossibile: allenandomi sui pericoli di tutti i giorni”

Buon giorno,

sono Vittoria Cappa una giovane ragazza sportiva, coraggiosa e vorrei  provare a scrivere una qualcosa che non ho mai detto. Sono una studentessa cuneese e frequento il terzo anno del Liceo Musicale (16 anni) e non ho mai scritto ad un Direttore di giornali di nessun tipo.

Due anni fa ho perso la mamma che non è una qualsiasi donna di Cuneo ma è  mia mamma.

Vorrei esprimere un mio pensiero su come vissi quel tragico momento e soprattutto dire ciò che da due anni le devo.

Le promisi che avrei liberato le mie parole come lei si sarebbe liberata dal suo corpo malato. Forse sì, due anni è tanto tempo ma ho dovuto preoccuparmi prima di recuperare le  forze e cercare di non perdere la mia di anima.

Si dice che i figli spesso siano uguali almeno ad uno dei due genitori: io no. Io penso di avere colto la loro educazione che ritengo più che massima: la migliore. Però credo che per crescere ogni giorno di più ci si debba guardare intorno e fare delle proprie esperienze le migliori.

Mi spiego meglio: i genitori sono tenuti a crescere i propri figli e sicuramente indirizzarli verso la strada più sicura ed è così che i miei hanno fatto. Successivamente noi figli inizieremo a capire e sapremo come ci dovremo comportare ma non è detto che funzioni allo stesso modo anche per noi.

E' proprio per questo motivo che nel mio caso  hanno cercato di lasciarmi libera e vedere quando avevo bisogno veramente di loro e quando no. La libertà è importante ma la loro era una libertà osservata e che anche se non mi dicevano nulla, insieme si parlavano e in modo implicito mi aiutavano.

Le esperienze che ho provato senza di loro sono mie e nel mio c' è anche un po' del loro. Ho sempre ringraziato mamma e papà per avermi dato la possibilità di vivere una vita così difficile ma non impossibile: allenandomi sui pericoli di tutti i giorni. Per questo motivo a mia mamma oggi devo questa ultima promessa.

Ecco qua mamma i nostri pensieri: Osservavo la bara."Un corpo morto in 4 pezzi di legno". Per molti sembrava davvero un semidio. Il corpo è morto, se credi in Dio dovresti saperlo, lì in quella cassa di legno non c’è nient’ altro che la sua forma, contenitore che per anni ha solo subito.

L’anima non sta ad ascoltare le manfrine che vengono dette quando muori ma finalmente libera leggiadra nei campi e vola  di montagna in montagna. L’ anima di mia mamma, soprattutto, sono sicura non sia stata un attimo di più legata a quel corpo molle e ormai destinato a decomporsi.

Però piansi e anche tanto. Piangevo perché riconoscevo un’ altra anima libera e non con me.

Avrei preferito essere libera  con lei che prigioniera di un corpo schiavo da fatica e dolore e total più senza di lei.

Piansi perché non vidi più i suoi occhi belli come il cielo e azzurri come l’ acqua infinita del mare.

Piansi perché non era lì a consolarmi, tanto cosa avrebbe potuto dirmi? Piansi perché 2 giorni prima era viva e perché non potevo non provare invidia nel pensiero della sua anima finalmente libera
da ogni sofferenza.

Piansi perché ripensai alla lettera e a quanto le sia costata scriverla. Piansi perché dovevo accettare di cambiare nuovamente vita dopo poco tempo dall’ ultima volta che la cambiai. Piansi perché avevo male al petto ma nessuno mi poteva aiutare. Piansi perché mi sentivo estranea al mio corpo e non riuscivo più a guardarmi allo specchio.

Mentre degli sconosciuti le si avvicinavano per vedere, peggio, pregare un corpo morto pensai a quanto stupido fosse il fatto che mi avessero quasi obbligata a fare il cane da guardia al corpo morto di mia madre. Pensai a quanto altrettanto stupido fosse recitare un rosario e millecentonovantatre “avemaria"  e ripetere "Dio ti prenderà con te"  quando si sa: detto una volta è detto per sempre.

Pensai di urlare “razza di fetenti” a tutti i parenti, amici, sconosciuti, riuniti per il rosario in una stanza 4x3 perché se Dio c’è per  tutti non c’ è nelle banalità.

Le banalità Dio non le sopporta, Dio ascolta parole vere, parole con diverso significato,parole che si possano ascoltare. Pensate di ripetere un discorso, nel quale site convinti di aver ragione.

Sarebbe come andare dal panettiere e chiedere per mille volte “Buongiorno cortesemente vorrei quel pezzo di pane, grazie-Buongiorno cortesemente vorrei quel pezzo di pane, grazie-Buongiorno cortesemente vorrei quel pezzo di pane, grazie...... ”.

Purtroppo queste parole non uscirono mai dalle mie labbra fino ad oggi e come promesso ci ho provato. Provare non costa mai nulla ma soprattutto dovevo un favore alla mia mamma e sento che in qualsiasi caso sarebbe contenta ugualmente: perchè lei era determinata ma accettava anche le sconfitte. Avrebbe voluto vedere un qualcosa scritto da me in pubblico e non solo nei temi di scuola.

Che poi si verifichi solo un tentativo? Ci ho provato, mi sento più libera e sarà qualcosa in più per me.

Vittoria Cappa