Attualità - 14 gennaio 2020, 17:15

Colpo di scena sul nuovo presidente del Parco del Monviso: c’è unanime convergenza sulla riconferma di Gianfranco Marengo

La Pianura, insieme a Casteldelfino e Revello, dopo l’appoggio della prima ora a Marina Bordese, nell’ottica di “un segnale di continuità”, indicano sostegno e fiducia al presidente uscente. Ma, politicamente, invece, la mossa assume un significato ancora ben diverso

Gianfranco Marengo

Colpo di scena nella vicenda, squisitamente politica, della nomina del presidente del Parco del Monviso.

Sulla scrivania del presidente della Regione Alberto Cirio e del suo vice, con delega ai Parchi, Fabio Carosso, è giunta la lettera firmata dai sindaci di Caramagna Piemonte (Incoronata Coppola), Casalgrasso (Egidio Vanzetti), Casteldelfino (Alberto Anello), Faule (Giuseppe Scarafia), Pancalieri (Luca Pochettino), Polonghera (Gianmaria Bosco), Revello (Daniele Mattio) e Villafranca Piemonte (Agostino Bottano).

Chi ormai da tempo segue la vicenda non potrà non notare come i firmatari della missiva compongono il “blocco” che, sino ad oggi, ha sempre sostenuto senza se e senza ma la candidatura di Marina Bordese (vicesindaco di Cardè e moglie del sindaco Bottano) alla Presidenza del Parco.

Scriviamo sino ad oggi perché, ecco dove in cosa consiste il colpo di scena, gli assetti sono significativamente cambiati.

“Pur confermando stima e professionalità che avrebbe potuto dimostrare Marina Bordese – scrivono gli otto sindaci - senza entrare nel merito delle capacità professionali di Gianfranco Marengo e Silvano Dovetta (gli altri due candidati alla Presidenza: ndr), siamo ad indicare il nostro sostegno e la nostra fiducia per la carica di presidente dell'Ente Parco del Monviso per il prossimo mandato elettivo all'attuale presidente Gianfranco Marengo”.

Ufficialmente, la scelta va letta, come espressamente rimarcato nella lettera, come un “segnale di continuità in questo periodo di difficoltà amministrativa da parte dell’Ente Parco”, al fine di “concludere tutti i progetti in corso, anche transfrontalieri, avviati dall'attuale presidente Marengo”.

Politicamente, invece, la mossa assume un significato ancora diverso.

Marengo e Dovetta sono i nomi portati dal “blocco” dei Comuni della Montagna (insieme alle Unioni di Val Po e Val Varaita) sul tavolo dell’assemblea dello scorso 19 dicembre, alla presenza del vicepresidente regionale Carosso.

Il blocco era netto. 8 pro Bordese. 8 pro Marengo o Dovetta. Assente (da sempre) la Città Metropolitana di Torino, mentre la Provincia di Cuneo, col presidente Federico Borgna, ha auspicato una Presidenza cuneese.

Ecco quindi perché la mossa della Pianura (insieme a Revello e Casteldelfino) assume una ben precisa valenza politica.

“Sacrificando” il nome della Bordese, e convergendo su quello di Marengo, gli otto sindaci hanno – di fatto – “blindato” la situazione. Su Marengo, paradossalmente, si potrebbe giungere ad avere l’unanimità di consensi: sia del blocco della Pianura (8 Comuni), sia del “blocco” della Montagna “8 Comuni e 2 Unioni montane). Non solo, perché anche la Provincia di Cuneo, che ha dettato l’unico requisito del “presidente cuneese”, si troverebbe d’accordo.

Alla luce degli ultimi sviluppi, Marengo potrebbe diventare il nome che mette tutti d’accordo (anche solo per mera strategia politica), andando incontro ad una riconferma alla Presidenza del Parco.

La Regione si troverebbe quindi “costretta” a riconfermare alla guida del Parco un uomo espressione del Centrosinistra, nominato dal past-president Sergio Chiamparino. Ma anche su questo aspetto, nella lettera inoltrata in Regione, gli otto sindaci sono molto chiari: “Vogliamo condividere un presidente al servizio della Comunità, recependo le volontà e la richiesta da parte della Regione Piemonte di condividere un nominativo espressione del territorio che rappresenti la parte di Parco più rappresentativa in termini di maggior superficie territoriale, nonché residente in provincia di Cuneo e non appartenente alla Città Metropolitana di Torino e neanche appartenente all’area di pianura, pur non condividendo tale strategia”.

Tradotto: la Regione vuole un nome condiviso, più che un nome di partito, nell’ottica della coesione territoriale. Coesione che con le manifestate intenzioni degli otto sindaci, ora potrebbe essere raggiunta.

La vicenda, però, offre ancora qualche spunto di analisi. In chiave di lettura strettamente politica, la convergenza della Pianura su Marengo va vista anche come una mossa tutta interna a Forza Italia. Sia Bordese che Dovetta sono nomi “targati” FI. E il ragionamento che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) aver portato all’appoggio di Marengo può esser letto, oltre che al “segnale di continuità”, come una strategia per evitare spaccamenti interni al partito.

Senza contare, però, che la strategia adottata, volta ad un unanime sostegno a Gianfranco Marengo, sembra essere – oltre che alle dinamiche prettamente partitiche – un atto di ostilità nei confronti del sindaco di Venasca, e presidente dell’Unione Valle Varaita, Silvano Dovetta.

Lo dimostrerebbe un passaggio della missiva spedita in regione, dove si spiega che la condivisione della candidatura avviene “al fine di individuare un rappresentante che garantisca l’imparzialità e il sostegno di tutte le Comunità”.

Nicolò Bertola