Attualità - 12 novembre 2020, 15:14

"Un virus grande un centinaio di nanometri ha messo in ginocchio il mondo. Ma è colpa, anche, della nostra noncuranza alle regole"

Quattro chiacchiere con Alessandro Landra, tra Singapore e Finlandia: "In Italia è il delirio ma la Cina è virus free da mesi: niente più mascherine, tanto tracciamento e test"

"La cosa che più mi impressiona é come un virus grosso un centinaio di nanometri abbia messo in ginocchio il mondo. La mancata trasparenza della Cina è sicuramente un fattore da tenere in considerazione nei futuri rapporti economici e non con il paese: penso sia ingiustificabile l'aver annunciato con ritardo la scoperta del virus e aver tenuto "a bada" medici e giornalisti per i mesi di dicembre e gennaio. Allo stesso tempo non sono stati gli unici colpevoli. Anche dopo i loro avvertimenti le cose sono state prese molto alla leggera qua in Europa, e si sono sottovalutati gli effetti della pandemia".

Chi potevamo trovare meglio di un giovane cuneese che ha viaggiato - soltanto negli ultimi mesi - tra Singapore, Italia e Finlandia, per raccontarci alcune delle esperienze di "vita durante la pandemia" all'estero?

Abbiamo chiesto insomma ad Alessandro Landra - cuneese che, con quella che proprio a ottobre è diventata sua moglie Francesca Tosto, è stato protagonista della rubrica "In&Out" qualche anno fa - di raccontarci i differenti approcci che Singapore e Finlandia hanno deciso di utilizzare nell'approccio al Coronavirus.

"L'approccio alla pandemia è ed è stato completamente diverso nei due paesi. In Finlandia, come in Italia, si è andati incontro a un lockdown generale dovuto principalmente al comportamento menefreghista della popolazione (e non dei politici, a parer mio, come si legge ogni giorno peraltro). Nonostante ciò non bisogna confondere i numeri di Italia e Finlandia: qui il picco si è raggiunto con 300 casi mentre in Italia si è a quasi 40.000 casi giornalieri e il picco non arriverà per qualche settimana ancora (la percentuale sul totale della popolazione è di un ordine di grandezza più grande per intenderci). Non sono sicuro sul motivo di questa differenza ma penso che qui il distanziamento sociale sia una conseguenza della bassissima densità di popolazione, non penso sia dovuto al comportamento individuale come indossare la mascherina o lavarsi le mani. Bisogna anche dire che in Italia si fanno 200.000 test al giorno mentre in Finlandia mi pare ci sia un po' di inerzia nel farli".

"Singapore, come similmente Hong Kong, hanno invece utilizzato un approccio radicalmente diverso - prosegue Alessandro - . Il lockdown come da noi non c'è mai stato ma le regole sono state molto più ferree. Il modello di Singapore è chiamato Circuit Breaker (interruttore) e se ne è parlato molto sui giornali esteri: non voglio entrare troppo nei dettagli perché si tratta di un lockdown soft, iniziato a febbraio e ancora in vigore (chissà per quanto ancora), che è suddiviso in molte fasi. Posso comunque riassumerlo nel seguente modo: la mascherina è sempre obbligatoria quando esci di casa, eccetto per fare sport. Se vieni beccato senza una volta sono 300 euro di multa e poi si sale a più di 1000 euro la seguente. Il tracciamento è obbligatorio, senza non puoi muoverti di casa. Ogni porta che attraversi, ogni negozio che entri, ogni mezzo di trasporto che prendi sei obbligato a scansionare un codice a barre all'ingresso e all'uscita (il quale riconduce le autorità al tuo telefono in modo anonimo) in caso di contatto con un contagiato. Se non hai uno smartphone con fotocamera ti viene fornito gratuitamente un ciondolo da appendere alla collana che comunica via Bluetooth la tua posizione. Oltre alla scansione dei codici a barre il registro di prossimità come l'app Immuni è anche richiesto".

A Singapore, secondo Alessandro, le persone hanno sempre lavorato (chi da casa chi in ufficio) e i ristoranti non sono mai stati chiusi (prima solo asporto, poi un numero limitato di persone ai tavoli). Al momento, i casi sono circa 5 al giorno, in una città di quasi 6 milioni di abitanti in soli 720km quadrati; di essi, il 90% importato ed è praticamente impossibile che contagino la popolazione in quanto devono fare una quarantena obbligatoria di due settimane a spese loro in un hotel scelto dal governo - 1600 euro a persona per chiunque voglia entrare nel paese in pratica -, dove sono sorvegliati da un dispositivo Bluetooth che ne misura la distanza dal centro della stanza, e vengono testati due volte.

"Ovviamente - prosegue - questi sistemi non potrebbero funzionare da noi visto che ci si lamenta di dover tenere la mascherina solo nel luogo di lavoro, figuriamoci per il resto. A Singapore le regole sono state e sono tutt'ora dure, ma sono state accettate pacificamente. Prima di tutto perché la gente è nata con il senso del rispetto delle regole e poi perché se non lo fanno sono mazzate (multe, carcere, e a volte anche frustate). In Italia invece è il delirio, a parer mio. Assurde le manifestazioni (violente) a Torino, Milano e Napoli, come se fosse stata colpa di Conte e Speranza o chiunque altro per la seconda ondata, e non della gente sprovveduta che ha pensato a far festa e vacanze con la mascherina sul mento (nelle poche volte che è stata usata). Ora per tutelare le fasce deboli della popolazione, per non sovraccaricare gli ospedali, bisogna rientrare in lockdown (anche se penso sia ormai nuovamente tardi come a marzo). Purtroppo se ora siamo di nuovo qua, è solo per la nostra noncuranza delle regole. E ora i cinesi sono in pace e virus free da un po' di mesi: niente più mascherine, tanto tracciamento e test. Avete letto di Kashgar in Xinjiang la settimana scorsa? Sono stati fatti 5 milioni di test dopo la scoperta di un solo caso asintomatico".

Alessandro e Francesca, come detto, in questi mesi hanno dovuto affrontare anche l'organizzazione del loro matrimonio; fondamentale, un'ottima pianificazione.

"Abbiamo difeso la laurea di dottorato a Singapore il 12 agosto e siamo partiti il 13; arrivati a Cuneo abbiamo fatto due settimane di quarantena in cui nessuno ci ha controllato o chiesto come stavamo, con test per Covid alla fine: l'esito non l'abbiamo mai saputo (anche se l'ASL ha promesso che avrebbero chiamato) - racconta Alessandro - . Finita la quarantena siamo tornati a Milano per prendere il primo volo per Helsinki dove abbiamo fatto tre giorni di colloquio in una startup che ci aveva già praticamente assunti ma voleva conoscerci meglio; tornati indietro il 3 settembre abbiamo deciso di organizzare il matrimonio nel mese di tempo che ci rimaneva prima di iniziare il nuovo lavoro in Finlandia, il 7 ottobre. Grazie al comune per i documenti tempestivi e al Covid che ha impedito di fare una festa grossa con tanti invitati siamo riusciti a sposarci il 3 ottobre. Il 5 ottobre abbiamo preso la macchina, guidato fino a nord della Germania dove ci siamo imbarcati in un traghetto di 34 ore per Helsinki. Arrivati qua, doppio tampone (con suppliche) e via".

Loro, come molti altri expat, trascorreranno le prossime vacanze di Natale più isolati del solito dalle proprie famiglie: "Non è la prima volta - conclude Alessandro - , ma questo era l'anno giusto per tornare a Natale grazie alla "vicinanza". Si vedrà dopo il 3 dicembre come vanno le cose e se per miracolo tutto torna a posto prenderò un volo all'ultimo. Il significato del Natale non cambia, ma ci arrangeremo con Whatsapp o zoom per stare in tema 2020".

simone giraudi