"Se vogliono discriminare i bambini, che lo dicano a viso aperto, con chiarezza".
Sono le parole con cui la presidente di Arcigay Cuneo GrandaQueer Elisabetta Solazzi commenta ciò che sta accadendo in Italia, con lo stop alle iscrizioni all’anagrafe e i relativi riconoscimenti per i figli delle coppie dello stesso sesso da parte dei sindaci.
I casi riguardano i bambini che nascono da coppie che fanno ricorso alla fecondazione eterologa (nel caso di coppie composte da due madri) o con la maternità surrogata (nel caso di una coppia di padri).
Sono sempre più numerose le coppie di aspiranti genitori del medesimo sesso che ricorrono alle possibilità offerte da altri ordinamenti nazionali e ricorrono a tecniche di procreazione medicalmente assistita, ivi compresa la surrogazione di maternità, con nascita del figlio all’estero (e conseguente problema della trascrizione del relativo atto in Italia) o con successiva nascita del bambino in Italia (con il conseguente problema della registrazione della dichiarazione di nascita).
Dopo lo stop imposto dal governo alla registrazione dei figli di coppie omogenitoriali al Comune di Milano, sono tanti i primi cittadini che chiedono chiarezza sul tema.
Tra questi anche la sindaca di Cuneo, particolarmente attenta al tema dei diritti, soprattutto quando si tratta di bambini. "Non voglio entrare nel dettaglio, ma nel nostro Comune ci sono due famiglie che stanno chiedendo informazioni e chiarimenti, in quanto sono coppie omosessuali che stanno per diventare genitori. Al momento, purtroppo, non c'è alcuna chiarezza", commenta Patrizia Manassero.
Nel perdurante silenzio del legislatore, il tema della formazione e/o trascrizione degli atti di nascita dei figli di coppie omogenitoriali, apre anche la questione dei diritti dei minori.
Sono 100 mila in Italia quelli che vivono questa situazione, "vittime" del vuoto legislativo. In provincia di Cuneo sono una decina, stando ai dati in possesso di Arcigay. Ma sono numeri per difetto, perché spesso queste famiglie sono costrette ad essere invisibili. "In uno Stato che non ti riconosce, non hai alternative. Si sta negando il diritto all'accudimento e alla cura a questi bambini, oltre al fatto che si nega il percorso di vita e di relazione di tante coppie", spiega ancora la Solazzi.
"E' una situazione davvero complessa. Da parte dei sindaci c'è la volontà di rappresentare al parlamento e al governo la necessità di mettere ordine sul tema, per garantire i diritti ai bambini e ai loro genitori. Probabilmente ad inizio aprile ci sarà un'iniziativa di confronto a Torino. Si vuole creare un fronte di sindaci: chiediamo che si apra la porta ad una norma che certifichi la genitorialità", conclude la sindaca.
Sul tema la stessa ANCI ha inviato un documento ai primi cittadini italiani, per evidenziare anche la situazione a livello giurisprudenziale. "L’assenza di una norma che definisca e regoli in maniera compiuta lo status del minore figlio di coppie omogenitoriali e le conseguenti - e a volte paradossali - oscillazioni della giurisprudenza di legittimità e di merito sul tema rendono molto incerto e nebuloso il quadro entro il quale opera l’Ufficiale di Stato Civile; ciò ha fatto registrare orientamenti e prassi molto difformi sul territorio", evidenzia il documento.
Ci sono stati sindaci che hanno sempre detto pubblicamente di aver proceduto con le trascrizioni; altri sindaci, invece, preferiscono non esporsi, agendo senza rendere pubblica la cosa, per evitare azioni di impugnatura.
Ma è evidente che serve una risposta legislativa. La strada dell'uguaglianza, per i diritti Lgbt, in Italia è ancora molto lunga.