Nella mattinata di lunedì 29 aprile la città di Bra ha iniziato le celebrazioni in onore del Cottolengo. Alle ore 9.30, il parroco don Gilberto Garrone ha presieduto la Santa Messa alla vigilia della memoria liturgica di San Giuseppe Benedetto nella cappella della Piccola Casa della Divina Provvidenza che, per l’occasione, è diventata casa di festa e di speranza.
Hanno concelebrato don Michele Bruno, cappellano della Casa e don Mattia Miggiano, per una liturgia che è stata accompagnata dal coro guidato da Alessandra Bugnano con Ivo Germanetto al clarinetto e Massimiliano Stenta alla tastiera.
L’assemblea era formata dagli ospiti dell’Istituto, famigliari, oltre a operatori, volontari e suore con in testa la superiora suor Anna Castellano, che ha dato a tutti il saluto di benvenuto, ricordando che la festa di quest’anno è arricchita dal 90° anniversario della canonizzazione del Fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza, proclamato santo il 19 marzo 1934 da papa Pio XI, che chiamò il Cottolengo «Il gigante della carità».
Pregare insieme, ringraziare ed affidarsi è stata l’essenza di questa festa, che chiama ognuno di noi ad esportare nella vita quotidiana il messaggio che dimorava sulle labbra di San Giuseppe Benedetto Cottolengo e custodito nel cuore di tutti: «Deo Gratias».
Nell’omelia, il celebrante ha presentato la figura del co-patrono di Bra, attraverso un insegnamento: «Per condividere, bisogna imparare a ricevere, sapendo di essere amati» e cita il Vangelo: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
Lo conosceva bene San Giuseppe Benedetto Cottolengo, diventato una carezza vivente del Padre per tutte le persone fragili nel corpo e nell’anima. La sua Piccola Casa, come una goccia, è diventata un grande fiume di carità, che ha irrigato tanti cuori deserti e ha creato oasi di vita in tutto il mondo.
La sua infaticabile opera è portata avanti dalle Suore che fanno parte di una città alla quale continuano a donare un prezioso servizio con amore e dedizione. Non si stancano di accogliere le persone e di ascoltarle, di spendere tempo e forze per diffondere il calore del Signore. Possono farlo, perché sono vicine alla fiamma, la Casa voluta dal Santo e diventata un canale inesauribile di misericordia.
Chiedetelo agli ospiti della residenza di via Fratelli Carando. Sono anziani, ma ancora pieni di vita, grazie alle cure amorevoli che ricevono quotidianamente. Visitarli è un’esperienza che scalda il cuore e strappa un sorriso a tutti. Entrerete in una famiglia stupenda, con una madre, delle sorelle, dei fratelli. E Gesù.