Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un castanicoltore della Valle Stura.
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È una storia che si ripete ogni autunno, ma quest’anno ha il sapore amaro della beffa. I piccoli castanicoltori, custodi di una tradizione secolare e protagonisti della filiera della castagna, si trovano ancora una volta schiacciati da un sistema che premia solo i grandi. Mentre nei supermercati il prezzo delle castagne resta invariato rispetto allo scorso anno, ai produttori viene offerta una cifra irrisoria, spesso meno di un terzo rispetto al 2024.
Il paradosso è evidente: il consumatore continua a pagare caro, ma il castanicoltore guadagna sempre meno.
Dove finisce allora la differenza? Nelle tasche dei grandi commercianti e della grande distribuzione organizzata (GDO), che sembrano aver stretto un tacito cartello per mantenere bassi i prezzi di acquisto, spartendosi i margini più alti della filiera.ù
L’anno scorso ci pagavano anche oltre 3 euro al chilo, oggi ci offrono 1 euro o meno. Ma al supermercato le castagne stanno ancora a 6-7 euro. È una presa in giro.
La conferma che si tratta di un cartello al ribasso l’ho avuta pochi giorni fa, quando, osservando le castagne esposte in un supermercato a 6,90 euro al chilo ho notato che vicino all’espositore era stata dimenticata la rete con il marchio del loro fornitore. Amara sorpresa: si trattava del medesimo commerciante a cui avevo venduto 2 giorni prima le mie splendide castagne di pari pezzatura a quelle esposte nel supermercato; con la differenza che a me sono stati riconosciuti 1,3 euro al chilo. In pratica si sono spartiti 5,6 euro al kilo fra commerciante e grande distribuzione.
E la medesima situazione riscontrata qui nel Cuneese avviene anche nel resto d’Italia, come testimoniato da diversi amici castanicoltori con cui sono in contatto nelle varie regioni.
Il problema non è solo economico, ma anche culturale e ambientale. I piccoli castanicoltori mantengono vivi i boschi, curano il territorio, preservano biodiversità e tradizioni. Ma senza un giusto riconoscimento economico, molti stanno abbandonando l’attività, lasciando spazio al degrado e alla perdita di un patrimonio collettivo.
Il sistema, a mio parere, è da riformare. Serve trasparenza nella filiera, serve che i prezzi riconosciuti ai produttori siano proporzionati al valore reale del prodotto. E serve che le istituzioni intervengano per impedire pratiche speculative che danneggiano i più deboli.
Perché senza i castanicoltori, non ci saranno più castagne.
Lettera firmata