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Agricoltura | 02 ottobre 2025, 09:03

"I piccoli castanicoltori presi in giro: prezzi da fame mentre i grandi si spartiscono la torta"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un castanicoltore della Valle Stura che denuncia: "Mentre nei supermercati il prezzo delle castagne resta invariato rispetto allo scorso anno, ai produttori viene offerta una cifra irrisoria, spesso meno di un terzo rispetto al 2024"

"I piccoli castanicoltori presi in giro: prezzi da fame mentre i grandi si spartiscono la torta"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un castanicoltore della Valle Stura. 

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È una storia che si ripete ogni autunno, ma quest’anno ha il sapore amaro della beffa. I piccoli castanicoltori, custodi di una tradizione secolare e protagonisti della filiera della castagna, si trovano ancora una volta schiacciati da un sistema che premia solo i grandi. Mentre nei supermercati il prezzo delle castagne resta invariato rispetto allo scorso anno, ai produttori viene offerta una cifra irrisoria, spesso meno di un terzo rispetto al 2024.

Il paradosso è evidente: il consumatore continua a pagare caro, ma il castanicoltore guadagna sempre meno. 

Dove finisce allora la differenza? Nelle tasche dei grandi commercianti e della grande distribuzione organizzata (GDO), che sembrano aver stretto un tacito cartello per mantenere bassi i prezzi di acquisto, spartendosi i margini più alti della filiera.ù

L’anno scorso ci pagavano anche oltre 3 euro al chilo, oggi ci offrono 1 euro o meno. Ma al supermercato le castagne stanno ancora a 6-7 euro. È una presa in giro. 

La conferma che si tratta di un cartello al ribasso l’ho avuta pochi giorni fa, quando, osservando le castagne esposte in un supermercato a 6,90 euro al chilo ho notato che vicino all’espositore era stata dimenticata la rete con il marchio del loro fornitore. Amara sorpresa: si trattava del medesimo commerciante a cui avevo venduto 2 giorni prima le mie splendide castagne di pari pezzatura a quelle esposte nel supermercato; con la differenza che a me sono stati riconosciuti 1,3 euro al chilo. In pratica si sono spartiti 5,6 euro al kilo fra commerciante e grande distribuzione.

E la medesima situazione riscontrata qui nel Cuneese avviene anche nel resto d’Italia, come testimoniato da diversi amici castanicoltori con cui sono in contatto nelle varie regioni.

Il problema non è solo economico, ma anche culturale e ambientale. I piccoli castanicoltori mantengono vivi i boschi, curano il territorio, preservano biodiversità e tradizioni. Ma senza un giusto riconoscimento economico, molti stanno abbandonando l’attività, lasciando spazio al degrado e alla perdita di un patrimonio collettivo.

Il sistema, a mio parere, è da riformare. Serve trasparenza nella filiera, serve che i prezzi riconosciuti ai produttori siano proporzionati al valore reale del prodotto. E serve che le istituzioni intervengano per impedire pratiche speculative che danneggiano i più deboli.

Perché senza i castanicoltori, non ci saranno più castagne.

Lettera firmata

redazione

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