Gentile direttore,
vorrei rispondere alla lettera di Diego Parola, anche se spero di aver frainteso alcune sue affermazioni, che volevano forse essere ironiche. Affermare che Berlusconi “finora è sempre stato assolto”, dimostra molta ingenuità (per non voler pensare alla malafede). Berlusconi si è salvato in molti processi per “mancanza di prove” (non abbiamo abbastanza prove per condannarti), prescrizioni (sei colpevole ma è passato troppo tempo), depenalizzazione del reato (pensiamo al reato “Falso in bilancio”, che oggi non è più un reato). E’ superfluo ricordare che è stato proprio lui a depenalizzare questi reati ed ad accorciare i tempi di prescrizione. (Se non è conflitto di interessi questo!).
Basterà leggere qualche libro che riporta anche le varie sentenze per verificare. Se vuole glieli presto io. Berlusconi non è poi “nel mirino della magistratura da quando ha cominciato ad occuparsi di politica”. E’ vero semmai il contrario. Come lui stesso disse a Montanelli: “Se non scendo in politica, mi rovinano”. Le indagini ed anche alcuni processi infatti, erano già in corso da anni.
Voglio poi ricordare al Signor Parola, che il “legittimo impedimento” è già normato nella nostra giurisprudenza. Gli imputati possono infatti chiedere il rinvio del processo per impegni improrogabili anche oggi. La legge che tanto fa discutere, è solo un escamotage che mira invece a sospendere per 18 mesi i processi in corso senza giustificato motivo (i processi del suo presidentissimo, soprattutto).
Uno dei processi è quello che ha visto condannare (il reato però è prescritto) il famoso Mills, coimputato con Berlusconi. Quello che lavorava con lui, anzi per lui. Mills è stato condannato per essere stato corrotto da Mr. B, in cambio di una testimonianza "favorevole" in un processo su società off shore di Berlusconi. Ci sono le prove dei bonifici. C’è la dichiarazione scritta dello stesso Mills (una lettera confidenziale mandata al suo commercialista). E se c’è un corrotto, c’è anche un corruttore.
La storia, sarebbe meglio non studiarla guardando il Tg4 (o il Tg1). Si rischia poi di non capire gli striscioni di “quei giovani”.
Giandomenico Racca