Saluzzese - 31 marzo 2017, 07:30

“Gli ospedali non sono dei silos, ma nodi di una stessa rete”: parla il consigliere regionale Paolo Allemano

Intervista all’ex sindaco saluzzese: “Quaglia, persona competente e intelligente, guardasse al futuro più che al passato sarebbe un utile interlocutore”. “Pronto soccorso, Oncologia, Ventiloterapia, Oculistica operativa, continuità assistenziale sono servizi non negoziabili”

Il consigliere regionale Paolo Allemano

Il tema “sanità”, a Saluzzo, continua a tener banco e ad animare il dibattito fra le parti politiche e non solo. Lo abbiamo appurato recentemente, con l’intervento del consigliere comunale d’opposizione Stefano Quaglia.

Le parole dell’ex sindaco erano rivolte prevalentemente a Paolo Allemano, primo cittadino della città dal 2004 al 2014 ed oggi consigliere regionale di maggioranza.

63 anni, medico – ora in pensione – ma che per anni ha svolto servizio alle dipendenze dell’Asl e proprio nell’ospedale saluzzese, Allemano non può non essere considerato uno degli “attori” della vicenda legata alla sanità di Saluzzo e, contestualmente del territorio.

Diversi gli incarichi all’interno del Consiglio regionale, dov’è membro, tre le altre, della quarta commissione, che si occupa di sanità, assistenza, servizi sociali, politiche degli anziani.

Lo abbiamo raggiunto, per sottoporgli un paio di domande, dalle quali e è scaturita un’interessante intervista, che pubblichiamo integralmente.

Dottor Allemano, che voto si sente di dare, ad oggi, alla sanità in ambito saluzzese?

Una risposta articolata presupporrebbe l'esame dei bisogni di salute, di come si esprimono e di quale risposta incontrano da parte di una pluralità di soggetti erogatori di servizi (medici e pediatri di base, ambulatori, ospedale, servizi socio sanitari).

Ritengo che nell'insieme si raggiunga ampiamente la sufficienza grazie soprattutto alla rete e alla professionalità dei servizi socio sanitari.

Cosa si sente di dire a quella fetta di popolazione, alla quale ha fatto riferimento anche Stefano Quaglia, che “rimpiange la vecchia sanità”?

In genere si percepisce la sanità solo come ospedale. Quando parlo con persone che lamentano un calo dei servizi in struttura e spiego loro che l'ospedale non fornisce più alcuni servizi ma ne eroga altri prima assenti e a domanda forte, in genere ottengo attenzione se non consenso.

Il fatto è che siamo fortemente condizionati dalla sanità così come è stata percepita negli anni: l'ospedale ‘all inclusive’ sotto casa, la sanità intesa come cura dell'acuzie e non come accompagnamento di patologie croniche, oggi prevalenti, né come medicina di iniziativa che produce salute con un ruolo attivo dei cittadini.

Non vi è inoltre consapevolezza delle nuove frontiere della sanità che includono terapie personalizzate e costose inimmaginabili anche solo 5 anni fa; delle nuove tecnologie che hanno cambiato radicalmente l'approccio chirurgico tradizionale; di patologie emergenti come i disturbi dell'età evolutiva e dello spettro autistico; delle nuove prestazioni del servizio sanitario (LEA) che puntano sull'assistenza sanitaria collettiva dove corriamo seri rischi (vaccinazione, prevenzione, infortuni, igiene alimentare...) e sull'assistenza distrettuale (medicina di base, assistenza anziani e disabili).

Sono convinto che anche il consigliere Quaglia, da persona competente e intelligente qual è, se guardasse al futuro più che al passato sarebbe un utile interlocutore. Nel passato ci sono tanti attori, tirarne in ballo uno solo, chiamato a guidare la città per 10 anni, con tutti i condizionamenti nell'agire che un ex sindaco ben conosce, è un esercizio di retorica.

Ormai sembra chiaro il principio per cui occorre “fare squadra” con Savigliano. Più che sulla ripartizione dei servizi tra i due presidi, non crede che – in passato – si sarebbe potuto puntare un po’ di più i piedi contro – ad esempio – il trasferimento dell’ortopedia a Mondovì, che lei stesso ha definito “sottratta in modo maldestro”?

Gli ospedali non sono dei silos, ma dei nodi di una stessa rete.

Lo hanno capito sia Savigliano che Saluzzo dopo errori e prevaricazioni da ambo le parti. Sono certo che il processo sia inarrestabile e virtuoso. Il trasferimento dell'ortopedia è stato un vulnus creato dalla giunta Cota.

Nel piano sanitario del 2012-2015, quello che categorizzava gli ospedali in territoriali, cardine e di riferimento, stava scritto che Mondovì andava potenziato "a prescindere" in quanto struttura nuova e sottoutilizzata. Di qui il trasferimento "coatto" dell'ortopedia.

Subii quel passaggio con amarezza impegnandomi al massimo per portare a Saluzzo nuovi servizi (oggi non sarebbe più possibile) e per creare le condizioni perché l'equipe unica di ortopedia che si creava tra Savigliano e Saluzzo lavorasse su due sedi. Credo che il saldo non sia negativo, quattro ortopedie fotocopia nell'Asl Cn1 non avevano futuro. Servizi come oncologia, oculistica, ventiloterapia sono di quadrante e come tali aggiungono un plus di sanità a tutta l'Asl senza confliggere.

Giorni fa abbiamo riportato le indiscrezioni che parlerebbero di un trasferimento dell’emodinamica da Savigliano al nuovo ospedale di Verduno. L’abbiamo definita una ulteriore e grave perdita per la sanità dell’asse Saluzzo-Savigliano. Le cose stanno veramente così? La Regione ha già definito una linea chiara in merito?

In base ai bacini di utenza del Patto per la salute, che pianifica i servizi a livello nazionale, in un bacino come quello della provincia di Cuneo due servizi di emodinamica sono ‘ad abundantiam’. Il piano regionale la prevede a Cuneo e, a regime, ad Alba (Verduno).

Lavoreremo perché si trovi una integrazione tra l'emodinamica di Cuneo e quella di Savigliano, obiettivo che persegue l'attuale responsabile della cardiologia dì Savigliano dr. Doronzo e che ha la capacità di raggiungere.

Torniamo all’ambito prettamente più “saluzzese”. Pensa che Saluzzo, con le annesse Vallate, possa davvero “dormire sonni tranquilli” in merito al – seppur ridimensionato rispetto ad un tempo – presidio ospedaliero cittadino?

Pensiamo a strutture come la Ventiloterapia, che ormai hanno raggiunto capillarità e ruoli di fondamentale importanza sul territorio: potranno continuare ad essere identificati all’interno dei servizi offerti dall’ospedale di via Spielberg?

Nessuno dorme sonni tranquilli per motivi strutturali: il fondo sanitario scende di anno in anno (è sceso di 15 miliardi dal 2010); la capacità delle regioni di integrare la spesa è minima stante i debiti accumulati, a meno di penalizzare altri settori chiave come trasporti, cultura, produttività; la sanità ha spostato molto in avanti l'asticella consentendoci di vivere di più e meglio ma con costi di medicina farmaceutica e assistenziale crescenti.

Siamo tutti chiamati a realizzare un sistema sanitario sostenibile e flessibile. A mio avviso l'ospedale di Saluzzo ha raggiunto questo assetto.

Il problema sul breve-medio termine è quello di garantire il turnover del personale, consentire ai chirurghi e agli ortopedici di operare a pieno regime a Saluzzo, alla medicina ambulatoriale di estendersi ad esempio verso le prestazioni odontoiatriche.

Un problema di organici, che certo affronteremo meglio ora che siamo usciti dal piano di rientro che bloccava le assunzioni. Pronto soccorso, Oncologia, Ventiloterapia, Oculistica operativa, letti di continuità assistenziale sono servizi non negoziabili.

Nicolò Bertola