E' stata avviata negli scorsi giorni la procedura per il trasferimento dei lavoratori Alpitel di Nucetto.
Circa 100 persone che, da ottobre 2021, si trovano a far fronte con la decisione della proprietà, il gruppo multinazionale Psc, che ha deciso di chiudere la sede valtanarina. Motivo? Questioni logistico-strategiche che non renderebbero più competitiva la sede nucettese (leggi qui).
Nessun licenziamento, ma una proposta di trasferimento nelle altre sedi – Beinasco, nel Torinese, per il personale amministrativo, e Cherasco per quello operativo –, ma per la maggior parte delle maestranze questa opzione equivale alla perdita del lavoro.
Questa mattina, in modalità online, si è tenuto un confronto che ha messo di fronte la Regione Piemonte, gli amministratori locali, le rappresentanze sindacali e il legale dell'azienda, chiamati a fare un punto della situazione.
"Attendiamo di incontrare i vertici aziendali – spiega Davide Mollo, Fiom Cgil – per ascoltare e valutare proposte le 'soluzioni' possibili rispetto a una scelta che rimane scellerata, non tenendo in minimo conto le esigenze dei lavoratori, delle loro famiglie e dell'intera vallata".
La chiusura dell'Alpitel, come avevano già sottolineato a più riprese il sindaco Enzo Dho e il presidente dell'Unione Montana Alta Val Tanaro, colpisce tutto il territorio: senza lavoro le famiglie saranno costrette a trasferirsi e nessuno andrà più ad abitare in valle, è un dato di fatto (leggi qui).
"Nell'incontro di questa mattina sono state ribadite le motivazioni che hanno portato l'azienda a questa decisione – dice Mauro Cagno, Fim-Cisl –. Ora l'attenzione è rivolta all'incontro con la proprietà, fissato per il 3 maggio, per capire e valutare quali possano essere i punti di incontro con le esigenze dei lavoratori. Non si escludono opzioni di 'smart working' o incentivi per viaggiare, ma questo non eviterà un pesante effetto domino su tutto l'indotto del paese, dalle scuole al commercio".