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Attualità | 23 dicembre 2016, 18:50

"Mi sequestrano la stalla crollata, Murazzano non mi vuole": la rabbia di Fabrizio Barbero

Il titolare di "Cascina Soffietti" possiede il 10% delle pecore delle Langhe presenti sul territorio nazionale, ma sta meditando di migrare altrove per via di un'amministrazione che lui definisce "miope". La replica del vicesindaco, Roberta Serasso: "L'azienda insiste su un terreno altamente franoso"

Quel che resta della stalla crollata martedì 20 dicembre a Murazzano

Quel che resta della stalla crollata martedì 20 dicembre a Murazzano

"Murazzano è la patria della pecora delle Langhe e la sua amministrazione dovrebbe sostenere il loro allevamento e la produzione casearia, che vengono invece osteggiati, tanto che oggi mi è stato preannunciato dal Comune che mi verrà sequestrata la tettoia crollata martedì sotto il peso della neve. Sto chiedendo un aiuto serio: o mi viene concessa la possibilità di lavorare o sarò costretto a spostarmi in un'altra zona dove poter svolgere la mia attività".

Non esita ad esprimere tutto il suo disappunto Fabrizio Barbero, veterinario libero professionista da 25 anni e titolare di "Cascina Soffietti", ubicata in frazione Rea Sottana. Il malcontento nasce dall'impossibilità di costruire una stalla più capiente, in grado di contenere tutti i suoi capi di bestiame. "Ne possiedo quasi 300 - spiega orgoglioso -. Ho 250 pecore delle Langhe, 30 capre e 8 mucche. Produco formaggi abbastanza ricercati e ho creato un sistema capace di coinvolgere famiglie nella mia ditta. La mia vuole essere una produzione estensiva, molto legata al pascolo e alla pulizia delle zone della Langa, sempre più bistrattate".

Una passione, quella per gli animali e in particolare per la razza ovina, che affonda le proprie radici nella storia della famiglia Barbero e... Gonella. "Era il cognome di mia madre - precisa Barbero -. La sua famiglia e quella di mio padre sono sempre state specializzate nell'allevamento di pecore presso la frazione Rea Sottana, ricevendo numerosi premi. Io ho rilevato l'azienda di mia mamma, mentre dalla parte di mio papà è mia cugina a portare avanti la produzione. Per quanto mi riguarda, io sono nato a Torino quando mio padre lavorava presso la Fiat, ma appena laureato mi sono trasferito a Murazzano, dove risiedo dal 1993 e dove esercito contestualmente la professione di veterinario. Tra l'altro, sin da bambino ho frequentato con costanza questi luoghi, ai quali sono profondamente legato".

Così, negli anni Duemila, visto il calo di richieste di prestazioni veterinarie da parte degli allevatori, imputabile alla chiusura di molte stalle, Barbero sceglie di ristrutturare un vecchio cascinale di famiglia e di dare vita a "Cascina Soffietti", edificio su tre piani che racchiude tutta la devozione del suo proprietario verso l'universo bucolico. "Sono partito con appena 20 capi di bestiame - racconta - e con passione e pazienza sono arrivato ad avere esattamente il 10% delle pecore delle Langhe presenti in Italia (2500 in tutto). In questo momento, a Murazzano, grazie a un mio progetto condiviso con altri allevatori, siamo arrivati ad averne più di 1000 in sole quattro stalle. Nel mio caso specifico, inoltre, riesco a dividere in due le produzioni, così da garantire la fornitura di latte per 365 giorni all'anno".

Martedì 20 dicembre, tuttavia, si è verificato l'episodio che ha indotto Barbero a valutare seriamente l'ipotesi di trasferire altrove la propria azienda: la tettoia che aveva costruito provvisoriamente per la stagione invernale non ha retto al peso della neve ed è crollata, uccidendo 7 capi di bestiame e ferendone altri.

"Tutto perché il Comune non mi ha autorizzato a creare delle fondamenta solide, in quanto la stalla, al pari di "Cascina Soffietti", insiste su un territorio ad elevato rischio di frane" - afferma -. "Sono ormai 20 anni che lotto per ottenere il permesso e l'amministrazione è a conoscenza del mio problema. Io ho bisogno di costruire un luogo riparato dove ricoverare gli animali durante l'inverno e nelle giornate in cui il maltempo la fa da padrone, senza dimenticare gli attacchi dei lupi, che nel 2016 hanno sbranato 6 miei animali".

Una necessità che in estate è diventata oggetto di alcuni confronti tra Barbero e gli amministratori di Murazzano: "Ci siamo parlati più volte - asserisce il protagonista della vicenda - e, malgrado avessi ottenuto il benestare di un geologo, mi sono ritrovato costretto a dovermi accontentare di una tettoia in legno temporanea, che avrei dovuto smantellare dopo 90 giorni. Non ho potuto neppure fare una colata di cemento, ma soltanto piantare i pali nel terreno. Ho compilato e inviato un apposito modulo al Comune, dopodiché l'ho edificata a fine novembre. Non è durata nemmeno un mese e ora sono arroccato in una vecchia stalla che mi è stata gentilmente prestata, dove però non posso svolgere al meglio il mio operato. Il Comune proprio oggi (venerdì 23 dicembre, ndr) ha preannunciato la volontà di sequestrare la struttura collassata, in quanto la ritiene pericolosa. Io dico solo che se quest'area è davvero così franosa, bisognerebbe fare in modo che non esistesse, impedendo a chiunque di risiedervi, o in alternativa apportare una variante al piano regolatore, come ha fatto il Comune limitrofo di Bonvicino".

Desiderosi di approfondire la questione, abbiamo interpellato l'architetto Marco Zemmi, responsabile dell'ufficio tecnico municipale di Murazzano, che ha così replicato: "La zona oggetto di discussione rientra nella terza classe geologica, con frane attive a monte e quiescenti a valle e con caratteristiche tali da impedire la realizzazione di un intervento definitivo. Con Barbero ci siamo confrontati più volte e comprendiamo le sue esigenze. Affronteremo la problematica da un punto di vista tecnico e politico, con la finalità di tutelare la sua attività".

La domanda, tuttavia, sorge spontanea: se la stalla crollata, costruita nelle immediate vicinanze dell'azienda, sorgeva su un'area rossa, ad elevato rischio frane, com'è possibile che Barbero abbia potuto ristrutturare completamente "Cascina Soffietti" senza incontrare alcun veto comunale? "Il caseificio - risponde Zemmi - fa parte di un nucleo rurale già esistente, mentre la realizzazione della stalla si scontra con numerosi vincoli, non ultimi quelli relativi anche al codice stradale. Apportare una modifica al piano regolatore? Ogni discorso è prematuro. Noi abbiamo già effettuato le nostre valutazioni con i geologi, tenteremo comunque di individuare una soluzione"

Infine, Roberta Serasso, vicesindaco di Murazzano, ha voluto rilasciare la seguente dichiarazione: "Come amministrazione comunale rientra nella nostra sfera di interesse salvaguardare il lavoro di Barbero. Purtroppo la sua azienda insiste su un territorio molto problematico e più volte si è cercato invano di ragionare su eventuali interventi. Il terreno presenta criticità molto specifiche e diventa difficile trovare consentire qualsiasi tipo di ampliamento".

Nelle prossime settimane, in ogni caso, la vicenda dovrebbe arricchirsi di nuovi sviluppi: la speranza è che vi possa essere un happy ending per entrambe le parti, scongiurando la dispersione di un patrimonio ovino di tale portata.

Alessandro Nidi

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