Al Direttore - 19 gennaio 2012, 14:44

Il presidente dei Commercianti di Alba sul ridimensionamento del Tribunale: "Difendiamo i servizi sul territorio"

Giancarlo Drocco chiama a rapporto le forze imprenditoriali e politiche affinchè facciano quadrato per il mantenimento totale della Sezione

Giancarlo Drocco

Giancarlo Drocco

Ci risiamo. Un altro attacco a questo territorio. Un altro colpo che le esperienze precedenti – emblematico l'esempio recente in materia di sanità – ci dissuadono dal considerare “a salve”. Qualcuno parla di togliere l'autonomia al Tribunale di Alba. Sarebbe superficiale, da parte nostra, relegare le ultime indiscrezioni e notizie di stampa ad un mero botta e risposta tra sindaci: è di pochi giorni fa la sortita dell'astigiano Galvagno circa un imminente accorpamento del Palazzo di Giustizia albese a quello alfieriano, prontamente smentita e rinviata al mittente da parte dell'albese Marello.        

Più in sordina, da tempo arrivano messaggi preoccupanti circa una probabile revisione dell'organizzazione della giustizia sul territorio, tutte voci al tempo rilanciate o confutate, che hanno trovato nuova eco nella Legge delega (n. 148/2011 art. 1 comma 2) sulla riforma delle circoscrizioni giudiziarie, e che  ben si collocano nella “spending review”, ovvero quello strumento di valutazione della priorità di spesa e dell'efficacia dell'opera amministrativa che il governo Monti intende varare nell'ambito della famosa “seconda fase”.  

Alcuni dati        

La Granda ha una popolazione di 592.300 abitanti. Il Tribunale di Alba opera in un bacino che comprende circa 214 mila abitanti per 79 comuni (il bacino giurisdizionale di Cuneo ne ha 174 mila) ed è così dimensionato da quando, nell'ormai lontano 1999, la giurisdizione del Palazzo di Giustizia albese si estese oltre Bra, a inglobare Carmagnola e Poirino. Ma l'estensione geografica e il dato demografico sono soltanto due dei criteri che rendono Alba meritevole di continuare ad essere sede di tribunale.        

Dalla fotografia del Circondario del Tribunale di Alba (anno giudiziario 2009-2010), emerge chiaro il rispetto dei parametri indicati dal Parlamento nella Legge delega.        

Con tre sezioni, il Palazzo di Giustizia albese è il più grande della provincia di Cuneo; l'organico di magistrati è pari a quello cuneese, gli avvocati iscritti all'Albo presso il foro albese sono 300, i procedimenti civili iscritti sono oltre 6.800 (inoltre, 3.107 presso gli uffici del Giudice di Pace). In questo ambito, per evidenziare l'importanza nei confronti del tessuto produttivo, va detto che Alba è il secondo foro del distretto Piemonte-Valle d'Aosta per numero di cause di diritto di lavoro, il quarto per il numero di cause di diritto societario.

I procedimenti penali sono poco meno di 3 mila. I procedimenti iscritti presso la Procura della Repubblica di Alba sono oltre 4.600. Quanto ai rapporti costi-entrate, il Tribunale di Alba rappresenta un'azienda redditizia per lo Stato, considerati i 400 mila euro di sole entrate dell'Ufficio Recupero Crediti a fronte di spese complessive di circa 345 mila euro.          

Dunque, il nostro tribunale serve non solo alla popolazione, ma anche alla nostra  economia. Solo ad Alba operano quattro aziende multinazionali come la  Ferrero, la Miroglio, la Mondo, le Edizioni Paoline. Poco fuori dai confini comunali c'è il colosso Diageo. Disseminata sull'area, una moltitudine di aziende ad alto tasso di internazionalizzazione che operano nei più svariati settori, dalla meccanica all'elettronica, all'alimentare, senza contare l'enorme voce costituita dal mondo vitivinicolo e dai suoi prestigiosi marchi. In totale le aziende attive nella giurisdizione albese sono 27.151. In campo agricolo si contabilizzano 8 mila aziende vitivinicole o zootecniche.        

Il comparto commercio e turismo esprime complessivamente 5 mila aziende (un migliaio quelle turistiche) ed occupa circa 15.500 persone, il flusso turistico ormai si attesta stabilmente sulle 600 mila presenze annue ed ha grandi potenzialità di ulteriore sviluppo.          

E' facile intuire quali e quante sarebbero le conseguenze negative nel sottrarre a questo enorme bacino produttivo una risorsa come il tribunale, pur senza aver ancora considerato il tema dell'occupazione e quell'indotto economico dovuto ai dipendenti e al richiamo dei servizi pubblici (si pensi anche all'Asl, all'ospedale, a tutti gli altri uffici).          

Negli ultimi anni la nostra zona ha dovuto fare i conti con servizi sempre meno presenti sul territorio o talora sfuggenti, non sufficienti o caratterizzati da una mancanza di autonomia poiché attestati altrove (Agenzia delle Entrate, Camera di Commercio di Cuneo, Ispettorato del Lavoro, Guardia di Finanza). Di altri servizi ad ogni pié sospinto si ventila il trasferimento o la chiusura – è il caso, poi smentito, dell'Inps – mentre di altri ancora si perdono le tracce dei potenziamenti annunciati: rappresentativo l'esempio del palazzo Inail, che avrebbe dovuto essere costruito in via Tanaro e diventare sede di tutti i servizi  in materia finanziaria della città.          

Il rischio di ulteriori decurtazioni ai gangli vitali che radicano le aziende sul territorio, è elevatissimo e ci preoccupa. Non vorremmo infatti che le imprese, nostro orgoglio oltre che fonte di progresso economico e reddito, traessero conclusioni negative dal progressivo immiserimento di servizi e che si aprissero alle vie della delocalizzazione, prospettiva fino ad oggi prevalentemente scongiurata dall'elevatissima qualità delle produzioni, da costi sostenibili e, osiamo dire senza timore di smentita, dalla qualità degli imprenditori e del loro personale, che riflette il carattere serio, determinato, volitivo di un'intera popolazione.   Perché questo accanimento?        

E' una domanda che dobbiamo iniziare a porci. Perché un territorio come Alba Bra Langhe Roero viene costantemente messo in condizioni di doversi difendere? Si è forse troppo radicata nell'immaginario collettivo l'idea che questa è – o è stata – un'isola felice e che nulla può scalfirne lo status? Certo, questa è una zona che non teme la fatica, il sacrificio e che con creatività e intuito ha saputo affermarsi ed emergere sotto molti profili, non ultimo quello turistico. Ma è forse una colpa? No, anzi: un'area con questi connotati caratteriali non dovrebbe essere certamente punita.   Stanchi di “fare miracoli”        

L'albese e il braidese patiscono da tempo ormai immemore le carenze logistiche e la colpevole mancanza di programmazione della politica, che in trenta anni non è stata in grado di collegare con un'autostrada Asti e Cuneo, tagliando così fuori questo territorio da enormi opportunità produttive, commerciali, turistiche. I lotti albesi sono di là da venire (figuriamoci: forse a febbraio si riunirà la Conferenza dei Servizi per riapprovare il lotto 2.6, quello della galleria sotto Verduno). Del tratto albese, che dovrebbe comportare il tunnel sotto il Tanaro, da tempo non si hanno notizie certe. Ciò preoccupa ulteriormente alla luce del fatto che “in dote”, l'autostrada deve portare svariati milioni di euro per finanziare la viabilità cosiddetta accessoria dell'albese e del braidese.        

Sull'immenso reticolo di strade minori, inoltre e di conseguenza, si riversa un traffico asfissiante che cinge d'assedio le città e i paesi. Il trasporto pubblico viene ormai ridotto all'essenziale e talvolta neanche, costando però sempre di più. Lo stesso accade al trasporto su rotaia, anzi: qui va anche peggio, mentre si avverte l'urgenza di un collegamento rapido tra Alba e Bra.   Un deterrente fondamentale        

E' giunto il momento di domandarsi se non sia il caso, dopo tanta strenua difesa dei servizi e delle prerogative territoriali, di dare corso alla creazione di un'entità seria e responsabile che pesi di fronte alle istituzioni e che sia fortemente rappresentativa. Ciò costituisce uno strumento indispensabile se vogliamo smetterla di essere sempre sotto scacco.

Un soggetto in grado di parlare ad una sola voce pur contemplandone molteplici – amministratori locali, rappresentanti di categoria, organizzazioni sindacali, forze sociali, fondazioni – è probabilmente l'unico vero deterrente nei confronti dei troppi tentativi di riduzione dei servizi, ma altresì un modo per prendere in mano il proprio destino, anticipando anche talune scelte che la politica – macchinosa e farraginosa – spesso non è in grado di prendere.        

E' di un soggetto leggero, snello, efficace che abbiamo bisogno, non certo di un baraccone: di un luogo di aggregazione trasversale e non strumentalizzabile, formato dagli attori del territorio, accomunati da un desiderio di progresso in tutti gli aspetti della società.        

E' naturale riconoscere queste qualità nel Tavolo delle Autonomie sulla cui creazione, nel settembre 2011, si è manifestata la convergenza di circa 90 sindaci e di numerosi rappresentanti delle categorie produttive e del mondo del lavoro.        

Abbiamo bisogno come non mai di una coesione duratura, per mantenere e migliorare i servizi sul territorio, perché questo significa consentire alle imprese di continuare a lavorare e generare posti di lavoro, qualità sociale, ricchezza: in una parola, benessere. Per questa ragione è fondamentale che i sindaci di Alba e di Bra in primis, si facciano interpreti e artefici, definitivamente, dell'instaurazione del Tavolo e del suo funzionamento e che la politica supporti questa iniziativa.        

Alba Bra Langhe e Roero non hanno dimenticato l'esperienza che li unì – tra il 1992 e il 2000 – nel richiedere la creazione di una provincia autonoma. Le premesse non sono cambiate, la determinazione degli uomini a difendere e promuovere i servizi sul territorio neppure.          

Che cosa aspettiamo?    

Il presidente, Giancarlo Drocco

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