Al Direttore - 15 aprile 2016, 07:45

Referendum e quorum: ecco perché sono (spesso) occasioni di mancata democrazia

Riceviamo e pubblichiamo

Referendum e quorum: ecco perché sono (spesso) occasioni di mancata democrazia

Gentilissimo Direttore,

colgo l'occasione del prossimo referendum che si svolgerà domenica 17 aprile per fare alcune considerazioni, senza entrare nel merito dell'oggetto portato all'attenzione del corpo elettorale. 

L'articolo 75 della Costituzione Italiana recita che 500.000 elettori o almeno 5 Consigli Regionali possono proporre all'elettorato l'abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente valore di legge, e che dopo l'ammissibilità da parte della Corte Costituzionale si può procedere con la consultazione elettorale. La consultazione per essere valida deve portare alle urne il "50% + 1" degli iscritti alle liste elettorali, per cui a quel punto sarà vincente chi tra il "Si" all'abrogazione e il "No" all'abrogazione avrà riscosso la percentuale superiore.

Ora mi chiedo: non sarebbe il caso di modificare in senso più democratico la parte relativa al quorum portandolo a zero come avviene in molti paesi dalla Francia, alla Gran Bretagna, all'Irlanda, ai Paesi Bassi, alla Spagna, all'Austria, alla Finlandia, alla Svizzera, agli Stati Uniti?

Si eviterebbe l'invito esteso ai cittadini "di andare tutti al mare" astenendosi così dal voto, incrementando i numeri di coloro i quali solitamente disertano le urne perché  non interessati alle votazioni. I due fronti del Si e del No si fronteggerebbero in modo equilibrato e porterebbero forse a chiarire meglio le posizioni attraverso le due tesi contrapposte. Nella situazione attuale è invece come un incontro di tennis, dove uno dei due giocatori può colpire la palla con due racchette!

Lasciando da parte l'imminente referendum di domenica prossima, analoga riflessione si può fare anche per quanto riguarda quelli  propositivi o abrogativi che i cittadini del Comune di Cuneo possono promuovere. L'articolo 71 dello Statuto della Città di Cuneo impone che si raccolgano il 10% delle firme dell'intero corpo elettorale per poterlo proporre con un quorum anche in questo caso del "50% + 1" degli aventi diritto per essere considerato valido. Anche in questo caso ci sono esempi in Italia dove il quorum è stato abolito (vedi Vicenza) o mantenuto su cifre tra il 10% ed il 15% in molti paesi delle Province di Trento e Bolzano.

Due considerazioni finali. Non stupiamoci se in futuro le percentuali dell'astensionismo cresceranno, quando da un lato si invita a non andare a votare su temi che dovrebbero richiedere un giudizio positivo o negativo da parte del cittadino elettore (referendum), mentre pretendiamo poi che esprima il suo voto su candidati calati dall'alto in altre tornate elettorali (politiche)!

Una istituzione nazionale o locale che gioca sull'astensione dal voto si dimostra spaventata dal giudizio di merito sulla propria attività svolta sino a quel momento, mancando di rispetto sia a chi non l'ha votata sia a chi invece l'ha fatto.

I referendum fatti su queste basi sono destinati a fallire, come il passato ci insegna, con spreco di denaro e occasione di mancata democrazia. Spero con queste mie righe di aver espresso in modo chiaro quale può essere il pensiero di un cittadino, nella speranza  di trovare i suoi lettori concordi su questa mia tesi.

Grazie,

Lettera firmata

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