“[…] di qui una cucina del rivestimento e dell’alibi che si sforza sempre di attenuare o anche travestire la natura primaria degli alimenti, la brutalità delle carni o l’asprezza dei crostacei[…]”
(Roland Barthes)
Entrare nel ristorante con un incongruo ingresso a gomito e un disimpegno rosso, scostando filari di perline dal viso mentre un bitonale campanello ci annuncia al proprietario che si presenta come il titolare del “Gola Profonda”, unico e solo porn restaurant al mondo.
Di fronte ai nostri attoniti occhi, eleganti tavoli con sottane di broccato porpora, calici impressionisti e una griglia cromata di stoviglie, il tutto circondato da romantiche pareti di dvd hard impreziosite da faretti diegetici mentre una cameriera con veletta e autoreggenti a vista ci sorride botulina dimenando mezzo chilo di silicone. E cancellando di fatto trent’anni di femminismo militante.
Due coppie e un uomo grasso in giacca di velluto a coste compulsano i menu sorridendo imbarazzati alla policroma orgia affissa ai muri mentre uno spiazzante aroma di carne alla brace opacizza fellatio e gang bang sostituendosi al più consono odore di polvere e detergente industriale.
“Il signore desidera?”
“Come non farlo qui dentro?”
“Ha ricevuto il nostro invito suppongo …”
“Si. Non potevo non venire. Ahem … mi scusi.”
“Non si preoccupi. I doppi sensi sono il minore dei mali. Le petizioni per farci chiudere o le ricorrenti visite dei Nas ci preoccupano di più.”
“Vi boicottano?”
“Ci temono più che altro. Dia un’occhiata a tripadvisor.”
“Stripadvisor semmai …”
“…”
“Chiedo nuovamente scusa. Comunque volevo ordinare uno Spicy Latina Burger e un … blowjob, ho letto bene?”
“Si. È uno dei cocktail più richiesti. Non si allarmi, nessuno dei nostri prodotti va preso alla lettera, ci limitiamo ad usare l’ironia. La cameriera che ha visto in costume tematico è invece un’ex attrice porno assunta perfettamente in regola. In fondo non siamo poi così diversi dai tanti strip bar americani che nascono come funghi.”
“Ma è vero che ho diritto a un dvd omaggio?”
“Sicuro. Quando Linda le porterà la cena le spiegherò tutto con calma.”
“Linda. Mi sembra ovvio.”
“Nel senso?”
“Linda Lovelace. “Gola profonda”, pietra miliare del cinema hard-core.”
“Sa che non ci avevo fatto caso?”
“Ne dubito.”
Osservare il proprietario del ristorante rientrare in cucina dimenando una vistosa coda di cavallo bianca sotto la tonsura da ex-sessantottino.”
Sorridendo nostro malgrado a bistecche, hamburger, hot dog, burrito e insalate dagli esotici nomi (squirt salad, barely legal salad eccetera …) apprendere che se si diventa soci del “Gola Profonda”, dopo il primo dvd in regalo si ha diritto ad ingenti sconti sui pasti successivi (e sui relativi film in permuta). Dopo tre cene si potrà assistere anche a un live show di Linda o, per le coppie e le singole, a un buono sconto valido per capi di lingerie o oggettistica varia.
“Sconvolgente vero?” sentir biascicare all’uomo grasso dal tavolino limitrofo. Le spalle nevischiate di forfora e la camicia non stirata ne denunciano impietosamente la non estraneità al pantheon erotico di fronte ai nostri occhi.
“Lei che panino ha preso?”
“Il cheese leader bukkake”, 200 grammi di carne scottona con abbondante formaggio e marmellata alla ciliegia. Lei?”
“Uno Spicy Latina Burger. Ma lo sto ancora aspettando.”
“Guacamole, fagioli, 300 grammi di manzo con peperoncini jalapeño e tacos al tabasco verde. Lei dev’essere un amante del genere Latina o Big Ass.”
“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Chi è lei?”
“Nella vita o nel Porno?”
“Sembra che in questo posto non ci sia alcuna differenza”.
“Io mi definisco un “quasi”. O un “almost”, visto lo sgargiante dedalo in cui ci troviamo.”
“Quasi cosa?”
“Un giornalista: quasi uno scrittore, quasi un artista, quasi un intellettuale. Ma la somma delle parti non fa un intero.”
“Di cosa si occupa?”
“Di enogastronomia ovviamente ma ho scritto anche un paio di libri sulla pornografia che è il vero motivo per cui sono stato invitato qui dal seducente (o sedicente) proprietario”
“Ecco un fumante Spicy Latina Burger e un gustoso blowjob”, sentir cinguettare a Linda che depone l’ordinazione sul tavolo dimenando il davanzale posticcio con un sorriso che ha mostrato le proprie otturazioni a centinaia di telecamere.
“Ed eccomi a voi ….”, il proprietario si siede al nostro tavolo.
“Parli del diavolo e spunta … la coda.”
“Come le è venuta quest’idea?” chiedere attaccando i quindici centimetri d’hamburger da più fronti e sversando torrenti di tabasco.
“Le dò la versione economica. Per quella culturale ci penserà quel depravato travestito da filosofo in giacca di velluto.”
“È un onore sentirmi chiamare così da un reduce del ‘68 … o del 69?”
“L’industria degli audiovisivi è in crisi da anni ormai e quella pornografica non fa eccezione così dopo aver diversificato in gadget e intimo, profumi e articoli da regalo ho deciso di seguire il trend dell’enogastronomia e di trasformare il mio Sexy Shop in “Gola Profonda”.
“Come sta andando?”
“Potrebbe andare meglio. Non punto di certo a diventare un ristorante per famiglie ma sebbene non mi abbiano ancora picchettato l’ingresso ho avuto problemi con assemblee di condominio, parrocchie e persino con l’associazione dei consumatori”.
“L’ombra del Vaticano …”
“Forse. O più semplicemente paura. Come avrà visto ho prezzi competitivi e il mio cuoco non è proprio l’ultimo arrivato”.
“Il panino è ottimo e il “Blowjob” sembra lava incandescente.”
“Non lesiniamo l’acool. Sarebbe contraddittorio in questo contesto. Vi lascio al vostro pasto e alle cure della bella Linda.”
“È l’estrema frontiera del food porn o la sua inversione in porn food.”
“Food porn?” Osservare l’uomo ripescare grumi coagulati di formaggio col taglio della forchetta.
“Nel 1984 la collega Rosalind Cowards coniava il termine “food porn” definendolo il desiderio di presentare un piatto creato a regola d’arte ispirandosi ad antichissimi rituali quali la cerimonia del tè. Già anni prima il semiologo Roland Barthes si era occupato della cucina ornamentale e di come alcune riviste di tendenza pubblicassero foto il cui unico scopo era evidenziare guarnizioni e coperture per presentare ai lettori a basso reddito ricette favolistiche che allontanavano dalla natura primaria degli alimenti e dalle reali questioni attinenti al nutrimento.
Linda, tesoro, potrei avere una porzione di chips and lick?”
“Chips and lick?”
“Si. Semplice finger food con salsa barbecue. Così ti lecchi le dita dopo aver gustato le patate.”
“Elegante.”
“Ma qui non c’è niente di elegante amico mio! Siamo all’ultima fermata del cattivo gusto, dove tatto e sapore sublimano nel sesso. È la catena di montaggio del piacere dove non c’è coscienza di classe e l’unica dittatura possibile non è quella del proletariato ma quella dell’orgasmo. Solo nella pornografia e nel cibo si realizza il sogno del marxismo.”
“Tutto, escluso il cibo, è epifenomeno.”
“È una sua frase?”
“No. Citazione da “La Grande Abbuffata” di Ferreri.”
“Film per stomaci forti.”
“Non ho capito la storia del marxismo comunque”.
“La vera uguaglianza si raggiunge solo nel cibo e nel sesso. Nessuno può mangiare o fare l’amore al posto nostro. Va in frantumi il principio di rappresentanza.”
“Si ma questo riguarda il sesso in generale, non la pornografia.”
“La pornografia è la distruzione del soggetto desiderante, prevede solo oggetti, per questo si oppone all’erotismo. È la macelleria dei sensi.”
“E i vegani? Non possono consumare pornografia? Perché tanto è di consumo che stiamo parlando.”
“Certo che possono. Esistono anche i fondatori del vegan food porn.”
“Guardano solo film in cui si eiacula latte di soia?”
“Ah ah. Lei sta perdendo di vista il romanticismo di questo luogo. La digitalizzazione diffusa sta distruggendo l’oggetto fisico di consumo in funzione dei brand che lo rappresentano. Nessuno ormai possiede più il dvd della sua attrice feticcio ma si limita ad aprire uno dei tanti siti gratuiti che smerciano intrattenimento per adulti. Si gode dell’incorporea idea di quella starlette come si saliva sulla pubblicità in technicolor del nuovo panino del McDonald’s. Qui invece si può addentare la carne pulsante della copula in serie; creando un ristorante dentro un Sexy shop (una sorta di Porziuncola del peccato), il titolare del “Gola Profonda” ci ha reso compartecipi d’un film Gonzo, non siamo clienti ma pornoattori in fila per una gang bang, acefali come tutte le divinità maschili dell’hard core.”
“Si calmi. Ha il muso sporco di formaggio filante. Somiglia al finale dei film che le piacciono tanto.”
(Continua…)






