Chiuderà il suo profilo Linkedin da quasi 100 mila iscritti l'"head hunter politicamente scorretto" (così si definisce) Massimo Rosa, 55enne di Saluzzo.
La sua attività su questo social era partita nel maggio del 2005, quando la piattaforma ideata dall’imprenditore visionario Reid Hoffman aveva appena tre anni. Il fine di Linkedin è sempre stato quello di facilitare la relazione tra aziende e persone in cerca di lavoro, oltre che, per i profili singoli, di "presentarsi al mondo" per le competenze che si sono maturate nel tempo dando la possibilità di creare una rete professionale reale, oltre che virtuale.
Un mondo, quello della ricerca del lavoro che Massimo Rosa conosce bene, occupandosi da sempre di human research: fu il primo ad aprire in Italia un "negozio del lavoro" - inteso come lo intendiamo oggi - 30 anni fa con la "Profili & carriere", nata a Saluzzo nel 1991. Un vero precursore di questo settore. Da allora ne è derivata un'attività in franchising con la prima rete nazionale di ricerca del personale.
"Parallelamente ho sviluppato le competenze che riguardano la comunicazione e il marketing - spiega Rosa - in particolar modo legato ai social media. Anche perchè mi rendevo conto di come il reclutamento del personale cominciasse a spostarsi sempre di più su internet. Da lì l'idea di creare un profilo Linkedin e parlare di cose che all'epoca non venivano trattate. Facendolo con un tono un pochino irriverente, raccontando le cose come stavano legate al mondo del lavoro e alle sue storture."
Un seguito che negli anni è via via cresciuto e che lo ha portato a diventare "Top Voice Linkedin Italia" nel 2021. Una voce importante quella dell'ormai affermato "influencer del lavoro" saluzzese il cui successo è stato costruito nel paleocene se parliamo di storia dei social network. Si consideri che la sede italiana di Linkedin è stata inaugurata sei anni dopo, nel 2011.
Un'attività costante e ininterrotta per certi versi "fuori dagli schemi".
"Le 7:30 e sono fermo da 25 minuti a Torino in tangenziale, impiegherò un'ora e 45 minuti per arrivare al lavoro quando ne sarebbero bastati solamente 5 per accendere il PC e fare la stessa cosa che faro' a 70 km di distanza da casa ma in presenza".
Questo uno dei suoi ultimi post dal titolo "Ma non abbiamo imparato niente?", riferendosi allo smart working, diventato forzatamente necessario in epoca Covid, ma che ora vede molte azienda ritornare "ad un 2019 che non esiste più".
Oppure ancora: "Il lavoro lo svolgono le persone non i CV [...] il candidato perfetto non esiste, ma esistono persone dotate di competenze ed atteggiamenti giusti".
Post che vengono pubblicati con cadenza bisettimanale e che sono arrivati a raggiungere milioni di persone, migliaia di commenti e una media di 10mila 'like' ad ogni pubblicazione. Un vero "guru" nell'ambito della comunicazione sul mondo H&R, che ora però, come nel suo stile, fa una scelta in controtendenza. Quella di chiudere tutto e ritornare "ad un po' di umanità."
E lo annuncia attraverso il suo ultimo post in cui spiega: "Sento il peso (e la responsabilità sociale) di dialogare con un pubblico attento e preparato che ha superato ormai da un pezzo le 120.000 unità collegate e in alcuni casi il milione di lettori. Troppo." e ancora: "Ritorno piccolo, perché piccola è la dimensione che mi rappresenta meglio e con la quale sono in grado di dialogare alla pari. Esattamente come amo le aziende (piccole o medio piccole) costituite dalle Persone delle quali conosco non solamente il nome, ma le storie personali e le particolarità dei loro caratteri e mal mi confronto invece con il “grande” delle multinazionali e dei loro fini disumani."
"Abbandono i grandi numeri e torno a gestire la mia newsletter - racconta al nostro giornale - che conta una platea più gestibile (10mila 'seguaci' ndr) e con cui riesco ad avere un rapporto molto più intimo con scambi di telefonate, di mail. Quel rapporto diretto che con Linkedin non riuscivo più ad avere."
Anche perchè il tempo, per chi di lavoro si intende, resta sacro.
"La gestione professionale di Linkedin - spiega - mi portava via un'ora, un'ora e mezza al giorno, nonostante la pubblicazione fosse ogni 15 giorni. C'è la preparazione del contenuto, gli AB test, l'interazione continua con i follower, tutto un lavoro strategico che non si vede, ma che se uno lo vuole fare bene è necessario."
Oltre alla newsletter Massimo Rosa continua, come da 30 anni, il lavoro presso la Profili & Carriere, realtà che ora è cresciuta e ha sede a Bergamo. Il suo "aver ucciso Linkedin", come lui stesso ha scritto, non è, però, da interpretare come una critica allo strumento.
"Linkedin è un social straordinario e imprescindibile - chiosa - per chiunque voglia intraprendere una carriera professionale. I social, tutti, sono utili per la promozione della propria attività. Oggi anche il caseificio di montagna per promuovere la sua piccola produzione di formaggi locali non può non avere una pagina su Facebook o Instagram. Se gestito senza porsi degli obiettivi, però, può diventare un'arma a doppio taglio. Pensare di avere risultati nell'arco di due o tre post è impensabile. E' un lavoro di pazienza, sacrificio, fidelizzante: come ogni lavoro, del resto."





