Attualità - 31 agosto 2022, 18:40

Quando Gorbaciov venne ad Alba: "Non diteci cosa dobbiamo fare"

Riprendiamo uno stralcio dell'intervista che il collega Sergio Peirone pubblicò integrale sul settimanale locale Cuneo Sette nel 2006. Un momento di straordinaria riflessione sulla Russia di quegli anni

Michail Gorbaciov con il giornalista Giulietto Chiesa

Michail Gorbaciov con il giornalista Giulietto Chiesa

Mikhail Gorbaciov è morto a 91 anni.

Come presidente dell’Unione Sovietica cambiò le sorti del mondo, appoggiato, nel percorso di avvicinamento tra l’Occidente e il blocco orientale del comunismo europeo, soprattutto da Papa Giovanni Paolo II e dal presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan.

Nel 1989 le sue scelte consentirono la caduta del Muro di Berlino tra Germania Est e Germania Ovest.

Nel 1990 gli venne conferito il Nobel per la Pace.

Riprendiamo uno stralcio dell’intervista che il collega Sergio Peirone, già direttore delle testate Cuneovocicolori.it e Cuneo Sette, realizzò ad Alba nel 2006.

Molte delle opinioni espresse durante l’intervista probabilmente Gorbaciov le ha pensate fino al suo ultimo giorno terreno. Forse con un parere diverso sull’attuale presidente russo, Vladimir Putin.

Quell’incontro, comunque, rimane un momento di straordinaria riflessione su cosa era la Russia di quegli anni, sulla sua storia e sui rapporti con gli altri Paesi dell’Europa.

Avere di fronte Mikhail Gorbaciov, l’uomo che dal 1985 al 1991, come presidente dell’Unione Sovietica, attraverso il vento rinnovatore della glasnost e della perestrojka, ha cambiato le sorti del suo Paese e del mondo, ponendo fine al comunismo e alla Guerra Fredda, fa un certo effetto.

L’occasione la offre, ad Alba, la nuova e riuscita Rassegna letteraria di “Albalibri”, organizzato alla Tenuta Monsordo Bernardina della famiglia Ceretto.

Gorbaciov è in Piemonte per un importante appuntamento: il “World Political Forum”, una sorta di stati generali con quelle persone di buona volontà che credono nella costruzione di un mondo più giusto, libero e senza guerre.

Il presidente arriva alla Bernardina accompagnato dal giornalista Giulietto Chiesa: amico di lunga data e con lui in Unione Sovietica negli anni del cambiamento. Ai padroni casa regala una battuta: “Se fossi il Primo ministro del vostro Paese vi farei pagare più tasse”.

Sottolinea di amare l’Italia. E si lascia andare a un ricordo personale: “Ci sono venuto, per la prima volta, 35 anni fa, con mia moglie. Fu un viaggio estremamente interessante. A Roma decidemmo di comprare un souvenir. A Raissa piacquero un paio di occhiali da sole. Chiedemmo il prezzo, ma per noi erano troppo cari. Il negoziante quando scoprì che eravamo russi - “un grande, grande Paese”, disse - ce li regalò”.

Ma agli italiani riserva anche alcune frecciate: “Siete gente decisamente in gamba. Infatti il momento in cui fate più passi in avanti è quando non avete il governo”.

Sulla mafia: “Dobbiamo solo stabilire chi l’ha inventata e chi ne ha il primato. Però, credo che sia un brevetto internazionale”.

Si irrita un poco quando viene martellato sullo stato della democrazia in Russia: “Voi state costruendo la vostra democrazia dall’epoca romana: sono passati duemila anni. Come potete pretendere che noi riusciamo a farlo in 200 giorni. Pensate che siamo più stupidi di voi?”.

Difende Putin, pur ammettendo alcuni suoi errori: “Con la Russia usate sempre due pesi e due misure. Criticate i metodi di Putin che, però, sta cercando di rispondere agli interessi della maggioranza della popolazione. Mentre applaudivate Eltsin che, certamente, faceva di più gli interessi dell’Europa e degli Stati Uniti, ma ha portato il Paese sull’orlo della distruzione”.

Ribadisce spesso il valore delle diversità religiose e culturali dei vari popoli del mondo. Ma glissa sulla ferita aperta della Cecenia. Un piccolo neo per una straordinaria persona. In un altrettanto straordinario incontro nel cuore di Langa.

Perestrojka, Eltsin, Putin e il futuro

Prima dell’incontro pubblico Gorbaciov accetta il confronto con i giornalisti presenti alla Tenuta di Alba.

La mia epoca - dice - è stata quella delle leggi sulla libertà di coscienza e religiosa, del pluralismo in campo sociale, politico ed economico. Volevamo un processo evolutivo dei cambiamenti e delle riforme che permettesse di giungere alla proprietà privata. Mantenendo, però, l’Unione Sovietica”.

Invece? “Con Eltsin ci fu il dissolvimento del Paese. Le enormi proprietà dello Stato furono saccheggiate sotto la sua protezione. La Russia venne aperta a una concorrenza per la quale non era preparata e si verificò un processo distruttivo nella sfera economica e sociale”.

Anche l’azione di Putin, tuttavia, lascia qualche dubbio. Soprattutto sul fronte della democrazia. “Quando è arrivato al potere si è trovato tra le mani un’eredità pesante: un Paese immerso nel caos. Molte delle cose che ha fatto non rientrano nei migliori manuali della politica democratica, ma sono comunque state dettate dalle circostanze difficili. Se mettiamo sulla bilancia gli errori commessi e le decisioni positive per la stabilizzazione e lo sviluppo del Paese, prevalgono queste ultime”.

Il suo merito più importante? “Fare l’interesse della maggioranza dei cittadini. Ed è il motivo per cui lo sostengo. Nonostante i suoi errori”.

L’assassinio della giornalista Anna Politkovskaya non è stata una bella pagina. “Anna era una persona splendida che, per le sue posizioni, spesso rimaneva isolata. E’ stato un brutto colpo inferto alle spalle del Paese e al processo democratico in atto. Ma la società russa ha reagito con forza”.

Se potesse tornare indietro rifarebbe lo stesso percorso? “La perestrojka è stata interrotta, minata proprio nel momento in cui iniziava a camminare. Ma non è stata una sconfitta. Qualche anno dopo Solgenitsin ebbe a dire: la perestrojka ha mandato in rovina l’Unione Sovietica. Però, senza quei cambiamenti democratici dove sarebbe lui adesso? Probabilmente ancora negli Stati Uniti”.

Il futuro della Russia- “Siamo in una fase di grande trasformazione. Abbiamo superato il giogo tartaro, il feudalesimo, la servitù della gleba, il comunismo. In Russia si parlano oltre 150 tra lingue e dialetti e sono presenti tutte le religioni del mondo. Non continuate a dirci cosa dobbiamo fare. Siate tolleranti. Fidatevi e credete in noi”.

La democrazia non deve essere imposta. “I principi sono chiari e valgono per tutti. Ma ogni Paese li deve adattare alla sua cultura e alle sue tradizioni. Non si possono utilizzare i missili e i carri armati, come stanno facendo gli Stati Uniti in Iraq. Costruiremo la nostra democrazia tenendo conto della nostra storia, della nostra cultura e delle nostre peculiarità. Vi prego di non dimenticarlo”.

Le diversità arricchiscono. “Se nel mondo globalizzato vogliamo uniformare tutti i Paesi siamo sulla strada sbagliata. Qualsiasi progresso che porta al soffocamento delle etnie, che mina alle fondamenta l’esistenza dell’uomo, in realtà è un regresso rovinoso”.

Il rapporto con l’Islam “Abbiamo un miliardo e mezzo di musulmani che sono stati tagliati fuori dai processi storici e cercano un adattamento al nostro modello di vita. Non possiamo pretendere di interpretare e giudicare i loro fondamentalismi. Serve perciò il dialogo interreligioso che si basi sulla tutela delle diversità culturali e del patrimonio di ogni popolo”.

La Russia attuale in Europa. “L’Unione Europea non sa cosa fare e cosa farne della Russia. Invece è un rapporto che noi vorremmo rafforzare. Senza il nostro Paese il progetto europeo rimane incompiuto. Una responsabilità su cui i governi occidentali dovrebbero riflettere”.

Sergio Peirone

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