Schegge di Luce - 16 ottobre 2022, 09:04

Schegge di Luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Cosimo Monopoli

Commento al Vangelo della Messa del 16 ottobre, XXIX Domenica del Tempo ordinario

Schegge di Luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Cosimo Monopoli

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.

Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».

E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,1-8).

Oggi, 16 ottobre, la Chiesa giunge alla XXIX Domenica del Tempo ordinario (Anno C, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Cosimo Monopoli, Cappellano Militare per l’Esercito Italiano in Avellino.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole, arricchiti dal disegno dell’artista braidese Pinuccia Sardo, che sono come scintille per accendere le ragioni della speranza che è in noi. Eccolo il commento.

L’evangelista Luca nel brano liturgico odierno ci presenta già lo scopo della parabola: “pregare sempre, senza stancarsi mai” e la conclude con una domanda sulla presenza della fede, evidenziando lo stretto legame tra fede e preghiera; ecco perché nel cammino di fede di ognuno e di tutta la comunità ecclesiale, punto fondamentale è quello di pregare, sempre, senza stancarsi, con tutte le energie.

La preghiera è il respiro della fede; un cristiano che non prega non ha fede. La preghiera va poi animata dalla fiducia che essa, prima o poi, porterà frutto. Pregare non è mai una perdita di tempo, non è un alienarsi dalla realtà, ma impegnarsi con la forza di Dio, a fare in modo che la realtà si risolva sempre al bene dell’uomo. Pregare è porsi in trasparenza alla luce di Dio per riconoscersi per quello che si è: bisognosi di Lui, della sua santità, del suo amore, della sua misericordia, della sua forza per poter realizzare il suo progetto, renderci conformi al suo Figlio Gesù, crocifisso e risorto.

È così importante la preghiera che, come esempio e supporto per ogni persona, da sempre tanti uomini e donne consacrano la propria vita alla preghiera costante e incessante, da soli e in comunità contemplative, presentando la preghiera di tutti gli uomini che cercano in Dio giustizia e amore; essi si pongono come una spina nel cuore di Dio, confermandosi in rappresentanza degli altri uomini, di tutti, quasi per ridire chiaro al Signore, ora dopo ora: vedi, Signore? Ti premiamo, ti sollecitiamo; alziamo perfino la voce, le sommiamo; tempestiamo con le nocche la tua porta, non ti diamo tregua, perché tu non perda mai l’entusiasmo della creazione, perché tu veda e provveda a tutti; mentre non avendo una fede sincera e totale, limitando il benessere della preghiera all’esito materiale che speriamo, molti stentano a pregare: all’inizio della loro conversione pregano con fervore, dopo pregano svogliatamente, poi con freddezza, e quindi con frequenti omissioni: quasi fossero divenuti sicuri! Ma l’esortazione resta costante: non cessiamo mai di pregare. Quanto Dio ha promesso di darci, anche se ci viene rinviato, non ci viene tolto. Sicuri della sua promessa, non cessiamo di pregare, sapendo che anche questo è suo dono. Quando vedrai che la tua preghiera non è allontanata da te, sta tranquillo, non è rimossa da te neppure la sua misericordia, rassicurava sant’Agostino.

L’espressione più alta del connubio fede-preghiera è nell’Eucaristia in cui Cristo ci salva; lì rispondiamo ringraziandolo e lasciandoci coinvolgere con tutta la nostra vita. La nostra preghiera, intensificata, raggiunge il culmine. Tutto deve convergere verso il gesto profetico del Signore che nel sacrificio della sua vita santifica la nostra esistenza. Viviamo con profondo raccoglimento il momento di preghiera e di offerta: Cristo, il solo giusto, si offre a noi. Nella piena partecipazione esprimiamo la certezza che Dio renderà giustizia ai suoi eletti nella misura in cui lo invochiamo con fede.

Il Signore ci insegni che si deve pregare sempre, senza stancarsi, con la pazienza della fede e con l’umiltà del pubblicano; per questo ci offre l’esempio della vedova che non esita a implorare con insistenza un atto di giustizia per sé e per la sua causa. Ma tutta la vita di Gesù è per noi una scuola di preghiera, infatti i momenti più decisivi della sua missione sono scanditi da questo intenso dialogo con il Padre: il battesimo al Giordano, la trasfigurazione, la scelta dei dodici apostoli, la dolorosa sosta nell’orto degli Ulivi, il momento stesso della sua morte. Chiediamogli di pregare così, senza stancarci di pregare.

silvia gullino

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