Schegge di Luce - 08 gennaio 2023, 08:00

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di monsignor Massimo Camisasca

Commento del Vangelo della Messa di domenica 8 gennaio, festa del Battesimo del Signore

Nella foto il Battesimo di Gesù (chiesa dei Battuti Neri, a Bra)

Nella foto il Battesimo di Gesù (chiesa dei Battuti Neri, a Bra)

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezza da lui.

Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.

Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». (Mt 3,13-17)


Oggi, domenica 8 gennaio la Chiesa celebra la festa del Battesimo del Signore (anno A, colore liturgico bianco).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è monsignor Massimo Camisasca, vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla. Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole che sono come scintille per accendere le ragioni della speranza.

Eccolo, il commento.

La festa del battesimo di Gesù che oggi celebriamo conclude il tempo di Natale e ci introduce alla vita pubblica di Gesù. È importante entrare nelle ragioni per cui Cristo ha voluto iniziare il suo ministero in Israele proprio con questo misterioso gesto di penitenza.

Giovanni Battista, attraverso il battesimo da lui impartito, invitava il popolo a prepararsi, attraverso la purificazione del cuore, alla venuta del Messia, agli ultimi tempi della storia del mondo. Mai avrebbe pensato che il Messia in persona si sarebbe un giorno presentato da lui chiedendo anche per sé la purificazione dell’acqua. E infatti tenta di sottrarsi a tale paradossale situazione: Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?

Giovanni, come ogni buon israelita, attendeva l’arrivo del Messia che immaginava dovesse avvenire con potenza e splendore. Egli avrebbe fatto giustizia, abbattendo i nemici e liberando con il suo potere regale tutti coloro che si erano mantenuti fedeli all’alleanza che Dio aveva stipulato con il suo popolo.

Forse proprio per questo (per correggere le immagini che del Messia Israele si era costruite) Gesù inizia a rivelarsi nell’umiltà. Il modo agire di Dio non è la violenza, non è il clamore: non griderà (aveva già profetizzato Isaia) né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta.

Inizia così, con il battesimo di Gesù, la rivelazione del disegno di Dio: Egli, che si è fatto uomo per noi, prende su di sé la condizione di debolezza e di peccato dell’umanità. «Conviene che così adempiamo ogni giustizia», risponde al Battista. E la giustizia è ciò che il Padre vuole, ciò che egli, nella sua sapienza, ha disposto per il Figlio.

Giovanni avrebbe desiderato essere battezzato da Gesù. Ma come sarebbe potuto avvenire questo, se prima il Cristo non si fosse immerso nella nostra condizione di peccatori? «Lascia fare per ora, perché conviene», dice Gesù. Ed è come se dicesse, non solo a Giovanni, ma ad ognuno di noi: «Lasciami entrare nella tua vita, nelle ferite della tua esistenza. Lascia che mi immerga nel mare della tua debolezza e della tua morte. Solo così potrò risollevarti, solo così potrò donarti il battesimo che attendi e, con esso, la vita eterna. Perché così il Padre mio ha pensato la salvezza».

Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». È proprio colui di cui parlava Isaia: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui».

Il Padre e lo Spirito sono presenti in questo momento solenne in cui inizia la rivelazione del Figlio. Ogni movimento di Gesù, da questo momento in poi, sarà accompagnato dalla presenza del Padre e dello Spirito. Ogni sua parola, ogni suo gesto, persino ogni suo silenzio sarà rivelazione del Padre e dono dello Spirito a chiunque si lascerà raggiungere da lui.

Egli, dunque, non viene da solo, ma porta con sé la comunione trinitaria, ci accompagna dentro questa comunione. Ci insegna a riconoscerla in noi e attorno a noi.

Mettiamoci allora alla scuola di Gesù, seguiamolo nelle sue peregrinazioni così come la liturgia le proporrà alla nostra considerazione nelle prossime domeniche del tempo ordinario. Anche per noi inizia la vita pubblica, che è la vita quotidiana a scuola, al lavoro, in famiglia. Chiediamo a Gesù di accompagnare il nostro cammino perché dentro tutte le cose possiamo scoprire il volto del Padre e la forza del suo Spirito. Amen.

Silvia Gullino

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