Aumenti nelle spese per l’energia e nella manutenzione degli impianti, rincaro dei costi del materiale e degli interessi sui mutui a tasso variabile: sono questi gli spettri che aleggiano sul bilancio 2022 e su quello del 2023 dell’Associazione Cuneese Dell’Acqua. Nella serata di ieri (martedì 24 gennaio) i vertici Acda – il presidente Livio Quaranta, l’amministratore delegato Giuseppe Delfino e l’ingegnere Andrea Ponta – hanno incontrato in sala Vinaj i membri della I^ commissione consiliare. Con loro, anche la sindaca Patrizia Manassero, l’assessore Valter Fantino e il presidente del consiglio comunale Marco Vernetti.
Nel 2022 speso il 71% in più per l'energia elettrica
Il bilancio 2022 dell’azienda – che opera nel territorio di 108 comuni e ha celebrato i vent’anni ripensando il proprio logo ufficiale – si attesta, al netto delle imposte, su 1.978.907 euro. Un risultato d’indirizzo su cui, come indicato dal presidente Quaranta, hanno pesato molto i fattori già espressi: “Per la spesa riguardante l’energia elettrica abbiamo toccato i 3,6 milioni di euro cioè il 71% in più rispetto al 2021, consumando 1,7 milioni di Kw/h in più: un segno indubbio delle difficoltà portate dalla crisi idrica”.
“Il costo dei materiali è aumentato di oltre il 30%, alcuni addirittura non si trovano proprio più o si fatica a farlo – ha continuato Quranta - , e abbiamo speso 2,39 milioni di euro per le manutenzioni. Il 2023? Difficile fare previsioni concrete ma è invece facile immaginare una spesa per l’energia elettrica che arrivi a superare i 5 milioni di euro, un rincaro ulteriore nei costi dei materiali e sugli interessi dei mutui a tasso variabile”.
“È stata ed è indubbiamente una situazione molto delicata, e per questo l’anno scorso abbiamo posticipato circa 5 milioni di euro in interventi all’anno in corso – ha concluso il presidente - . Speriamo in un ristoro da parte dello stato, già richiesto ma mai davvero arrivato in maniera consistente”.
Il territorio in crisi idrica. Ponta: "Otto comuni ancora in ginocchio"
Come già ha fatto nel corso dell’ultima puntata di ‘Quarta Parete’ - il formato del nostro giornale dedicato all’attualità – l’ingegner Ponta ha portato in commissione consiliare la realtà, cruda e indubitabile, della crisi idrica. Anzi, “della crisi idrica più spaventosa che la provincia si sia mai trovata a dover affrontare, che mette in ginocchio addirittura otto comuni anche nel mese più tradizionalmente nevoso dell’anno, cioè gennaio e fa segnalare per alcuni bacini orografici valori in perdita del 50/70%”.
L’ingegnere ha dipinto una situazione che vede, al 9 gennaio scorso, 56 comuni attenzionati in maniera ordinaria, 22 a livello elevato, 25 che presentano criticità limitate (Bernezzo, Brossasco, Celle Macra, Cervasca, Demonte, Gaiola, Garessio, Lesegno, Macra, Marmora, Melle, Moiola, Monterosso Grana, Ormea, Pamparato, Piasco, Pietraporzio, Roccasparvera, Sempeyre, San Damiano macra, Sanfront, Stroppo, Valmala, Venasca e Villar San Costanzo) e, appunto, otto in seria difficoltà (Brondello, Lisio, Nucetto, Pagno, Perlo, Roccabruna, Rossana e Viola).
Come si è mossa, dunque, Acda? “Abbiamo impiegato più personale, effettuato trasporti d’acqua con autobotte, realizzato collegamenti integrativi tra i vari territori e soprattutto realizzato una ricerca straordinaria delle perdite nell’impianto acquedotto, che ha portato a 2.264 interventi di riparazione” ha aggiunto Quaranta.
Nel corso del 2022 l’azienda ha realizzato interventi per 14.069.639 euro. Per quanto riguarda il 2023, invece, si naviga a vista: sono previsti al momento 900.000 euro trasferiti dall’anno precedente e sono in corso analisi per quantificare le disponibilità finanziarie di ulteriori interventi.
L'affaire Delfino. Ad incompatibile oppure no?
L’ad Delfino ha trattato gli aspetti che riguardano il ruolo di Acda come Energy Service Company (Esco) ma, soprattutto grazie agli interventi dei consiglieri Giancarlo Boselli e Ugo Sturlese, è stato al centro più che altro di un dibattito legato al suo ruolo nelle forze politiche Azione! e Centro per Cuneo.
Boselli è tornato a chiedere che le società partecipate – com’è Acda – non vengano trattate dall’amministrazione come ‘parcheggi per politici di professione’: “Chi ricopre ruoli e posizioni politiche, secondo noi, è incompatibile con un ruolo come quello di un’amministratore delegato, che ha letteralmente in mano l’azienda” ha detto. Una posizione rimpallata poi da Sturlese: “La compatibilità è un concetto che attiene alla responsabilità del singolo – ha aggiunto - ; non è una maldicenza ma è giusto che si monitorino queste eventualità”.
“La disamina sull’Esco la può fare qualunque gruppo di tecnici aziendali, un ad dovrebbe affrontare aspetti più seri della propria azienda – ha aggiunto ancora Boselli - . Come la perdita da parte di Ato4 dei fondi PNRR consumatasi alla fine dello scorso anno: com’è stato possibile? Era ovvio che inserire progetti di enti privati in un concorso dedicato agli enti pubblici avrebbe significato perdere quei soldi, era evidente. Avete fatto qualche richiesta?”
Sull’incompatibilità, Delfino ha ammesso il proprio ruolo come coordinatore della forza cittadina ma ha dichiarato che, di Azione!, lui è “semplice tesserato, quindi del tutto sereno”: “Chi ha l’azienda in mano, poi, nel caso di Acda è il presidente. Funzioniamo in maniera rovesciata rispetto al solito”. Lo stesso Quaranta ha sottolineato di non aver mai sperimentato o subito ingerenze, nell’ultimo anno, e che il rapporto con Delfino è stato assolutamente efficace.
“Il tema idrico, nella nostra provincia, ha creato serie difficoltà e ci troviamo adesso a dover coprire l’ultimo miglio per raggiungere la gestione completamente pubblica CoGeSi: serviva e serve massima cautela” ha aggiunto Delfino, commentando la questione dei fondi PNRR e di Ato4, sottolineando anche però di essere stato al corrente degli estremi del bando e delle caratteristiche dei progetti presentati (essendo parte del cda CoGeSi).
Su quest’ultima questione è intervenuta anche la sindaca: “Acda ha il mandato di fare tutto il possibile per facilitare il percorrere di quest’ultimo miglio difficile e complicato – ha detto Manassero - , in cui concorrono diversi interessi evidentemente politici. L’equilibrio è tutt’altro che facile ma la mission chiarissima. Inoltre, non è stata la componente privata a determinare il mancato finanziamento quanto piuttosto irregolarità specifiche di un singolo progetto”.