Attualità - 18 aprile 2025, 19:40

Nuovo assetto per le superiori a Mondovì Piazza: "Svanita la speranza di evitare demolizioni e preservare la storica sede dei licei"

Riceviamo e pubblichiamo la nota dell'architetto Lorenzo Mamino a seguito dell'incontro tenutosi, domenica 13 aprile, presso la Casa delle Associazioni

Un momento dell'incontro che si è tenuto lo scorso 13 aprile

Un momento dell'incontro che si è tenuto lo scorso 13 aprile

Gentile direttore, 

Così si è chiusa anche l’assemblea di domenica 13 dove si è parlato molto più della viabilità di Piazza che delle Scuole Superiori. 

Le ultime speranze che le demolizioni annunciate fossero rimandate e che i Licei di Piazza conservassero la loro sede storica sono ormai entrambe cadute.  Si pensa di demolire le 20 aule dell’Alberghiero a luglio-agosto di quest’anno e di demolire il complesso del “Baruffi” l’anno prossimo. 

E si pensa già di mandare dal prossimo anno scolastico 10-15 classi dei Licei alla Polveriera. Decisioni che porteranno enormi disagi nelle Scuole Superiori di Piazza. Con la costruzione del nuovo “Baruffi”, le sedi sono dislocate su un’area vasta e per andare dalla Piazza IV Novembre alla Polveriera (come si ipotizza) ci vorranno, a piedi o in macchina, circa venti minuti. Lo spostamento a metà mattina di professori o studenti è impensabile e una distribuzione di classi che non preveda spostamenti a fine ora, è quasi impossibile. Qui servirà l’Intelligenza Artificiale. Passiamo alle demolizioni. Si dice che si devono demolire le 20 aule dell’Alberghiero perché troppo “pesanti” ma tutti sanno che i muri delle scuole devono essere pesanti perché muri pesanti isolano acusticamente dai rumori: per impedire il disturbo tra le classi  e per impedire l’accesso ai rumori dall’esterno. Le scuole poi devono rispondere alle normative antisismiche per essere “sicure”. Ma la manica delle 20 aule dell’Alberghiero  e il complesso del “Baruffi” sono le uniche sedi di Scuola Superiore con struttura in cemento armato, certamente più rispondenti ai dettami antisismici di tutte le altre. La sede del “Baruffi” poi è l’ultima arrivata in ordine di tempo (1962-69), con progetto dello studio Gabetti e Isola, edificio che ora figura nel censimento delle architetture italiane notevoli dal 1945 ad oggi. Si può vedere su Internet. La scuola è stata citata in studi sull’architettura contemporanea di livello nazionale e internazionale. Comunque ad oggi l’edificio è, per Mondovì, importante, rispondente alla normativa scolastica vigente e posto “in prossimità” delle sedi storiche della Scuola Secondaria a Mondovì. 

Pertanto utile per ogni evenienza di sovraccarico degli Istituti Superiori a Piazza. Qui si dice che la demolizione darebbe la possibilità di avere un’area verde a ridosso delle mura ma, se mai si facesse attenzione allo stato desolante di altre aree verdi della città, non si potrebbe che concludere che questa andrà a subire la stessa sorte. Non sono le aree verdi che mancano a Mondovì, ma la loro manutenzione, che diventa sempre più costosa. Basterebbe come esempio il giardino del Belvedere, già in altri tempi curatissimo (170 vasi di fiori all’inizio del Novecento) che oggi versa in condizioni pietose. Non c’è più un’aiuola, quasi impossibile trovare un tratto di tappeto erboso, con pochi alberi e malconci. Queste cose sono a tutti note. Le due demolizioni paiono davvero fuori posto. I disagi si prolungherebbero non si sa per quanti anni perché nessuno si azzarda a dire. Ma allora che fare? Ci vorrebbe una protesta plateale: dei docenti, degli allievi, degli ex-allievi, dei Licei e degli altri Istituti Superiori. Cosa difficile e oggi impensabile. 

Lorenzo Mamino, architetto

al direttore

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