Attualità - 11 giugno 2025, 19:57

Elisabetta Grasso (Langhe Experience) e l'idea di un nuovo turismo: “Serve una comunità partecipe, che accolga chi arriva da fuori”

A dieci anni dal riconoscimento Unesco, il Consorzio turistico presenta il progetto Greeters: incontri formativi e una nuova rete territoriale di accoglienza autentica

Elisabetta Grasso (Langhe Experience) e l'idea di un nuovo turismo: “Serve una comunità partecipe, che accolga chi arriva da fuori”

C’è un riconoscimento, e c’è tutto ciò che viene dopo. Dieci anni dopo l’iscrizione Unesco dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, non bastano i 209 milioni di ritorno economico stimati dalla ricerca di Guido Guerzoni, né i 32 milioni di valore mediatico o l’incremento della notorietà internazionale. Perché il vero valore – quello profondo, duraturo, quotidiano – si misura in relazioni, sguardi, gesti di accoglienza. Lo sa bene Elisabetta Grasso, direttore del Consorzio Turistico Langhe Experience, che oggi rilancia una sfida tanto concreta quanto futuristica: costruire un turismo partecipato, umano, diffuso. Lo fa con un progetto semplice e potente, che parte da una domanda: e se fossero gli abitanti stessi a raccontare il loro territorio? Così nasce “Local Greeters – Gli abitanti vi accolgono”, una rete di accoglienza fatta di persone, volti, storie. Perché, come dice Grasso, “l’Unesco non è un premio, è una responsabilità quotidiana che ci riguarda tutti”.

La ricerca dell'economista Guido Guerzoni ha evidenziato come il riconoscimento Unesco abbia generato un impatto notevole. Ma secondo lei, da dove arriva davvero il successo della nostra destinazione?
"Il riconoscimento Unesco ha dato un’enorme visibilità al territorio, ma quello che vediamo oggi è il risultato di un lavoro collettivo durato anni: investimenti importanti da parte degli operatori, promozione costante, attenzione all’accoglienza e un’offerta turistica di altissima qualità. Il paesaggio è stato solo uno dei punti di partenza: sono state molto importanti anche le persone, le strutture, le esperienze autentiche create attorno a esso".

Lo studio ha anche messo in evidenza una certa frammentazione e un divario tra aree più conosciute e quelle meno frequentate. Come si affronta questo squilibrio?
"È un punto cruciale. È vero: ci sono territori che godono di maggiore notorietà, come Barolo, La Morra, Monforte. Ma come Consorzio abbiamo sempre lavorato per far crescere anche le zone meno note: l’Alta Langa, il Roero, il Monferrato. Lì si trovano atmosfere più intime, prodotti diversi, un’autenticità che vale la pena scoprire. Proponiamo attività naturalistiche, trekking, esperienze in piccoli laboratori artigiani, osterie di paese, produttori di nocciole o di lavanda. È un turismo diverso, ma che ha un valore enorme."

In dieci anni, anche il profilo dei visitatori è cambiato. Come vi state adattando a queste trasformazioni?
"Cerchiamo di intercettare le tendenze dei vari mercati. Il Nord Europa ci cerca in estate per la natura e la tranquillità, gli Stati Uniti – anche nuovi mercati come il Texas – vengono per il vino e restano più giorni. Offriamo loro esperienze su misura, dal ristorante stellato alla visita in cantina, fino all’incontro con un piccolo produttore. L’idea è offrire autenticità, far vivere il territorio come un’esperienza completa, non solo da cartolina."

Tra le novità c’è il progetto Greeters, che sembra voler coinvolgere direttamente i residenti. Di cosa si tratta?
"È un progetto a cui teniamo molto. Si chiama ‘Local Greeters Langhe Experience – Gli abitanti vi accolgono’. L’idea è quella di costruire una rete di persone del posto – giovani, anziani, volontari, artigiani – che accolgano i visitatori con semplicità e umanità. Non sono guide professionali, ma cittadini che condividono storie, emozioni, aneddoti. L’ospitalità non è solo un servizio, è una relazione. Vogliamo che il turista si senta parte del luogo, anche solo per un giorno".

Come si diventa Greeter? E cosa farà questa rete sul territorio?
"Partiremo il 18 e 19 giugno con due incontri formativi tenuti dal professor Giancarlo Dall’Ara, esperto di turismo delle emozioni. Ai partecipanti daremo un attestato, una maglietta, un cappellino, una spilla. Saranno riconoscibili nelle piazze, nei borghi, pronti ad accogliere chi arriva. Non si sostituiscono alle guide, ma le affiancano: creano quel contatto umano che spesso fa la differenza. Il progetto è integrato con la nostra conciergerie di territorio e si inserisce in un’idea di turismo sostenibile, culturale, relazionale."

Il tema della consapevolezza, soprattutto tra i residenti, è emerso chiaramente dalla ricerca. Qual è la sua opinione?
"Gli operatori turistici la consapevolezza ce l’hanno: sanno quanto vale il paesaggio, quanto sia importante proteggerlo. Ma tra i cittadini c’è ancora spazio per crescere. Il progetto Greeters nasce anche per questo: far sentire gli abitanti parte di un sistema che non deve essere percepito come estraneo. Vogliamo che non vedano i turisti come invasori, ma come ospiti che possono arricchire la comunità. E vogliamo che anche chi vive qui sia orgoglioso del proprio ruolo, del proprio contributo alla bellezza condivisa".

Se dovesse riassumere il senso profondo di questo percorso, quale sarebbe?
"Che il vero successo dell’Unesco non si misura in numeri, ma nel modo in cui il paesaggio diventa parte della vita quotidiana. È un’eredità da custodire e condividere. Non si tratta solo di valorizzare, ma di restare fedeli a ciò che siamo. Ogni abitante può essere un ponte tra il territorio e chi lo visita. E questo, alla fine, è il valore più grande".

Daniele Vaira

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