Sanità - 10 dicembre 2025, 12:24

L'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Cuneo esprime perplessità per il nuovo Piano socio-sanitario della Regione Piemonte

Cavalli, Bertolusso e Damilano criticano la mancanza di soluzioni concrete per il territorio cuneese e denunciano il rischio di una "sanità a macchia di leopardo"

Sebastiano Cavalli, presidente OMCeO Cuneo

Sebastiano Cavalli, presidente OMCeO Cuneo

Mentre la Regione Piemonte procede con l'esame del Piano Socio Sanitario Regionale 2025-2030 (PSSR) in quarta Commissione, presieduta da Luigi Icardi, l'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Cuneo (OMCeO Cuneo) esprime serie perplessità sulla reale capacità del documento di rispondere alle particolarità del territorio cuneese.

Dopo 15 sedute dedicate, 7 tappe di consultazione territoriale e oltre 180 emendamenti presentati, firmati dall'assessore alla Sanità Federico Riboldi e dall’assessore alle Politiche sociali Maurizio Marrone, il Piano, che sostituisce quello datato 1995 e dovrebbe orientare la sanità piemontese per i prossimi vent'anni, rischia di tradursi in un "contenitore di buone intenzioni" che non tiene sufficientemente conto delle peculiarità geografiche e demografiche della Granda, secondo i vertici dell'OMCeO Cuneo.

La provincia di Cuneo presenta, oltre a quelle generali, non poche criticità legate alla sua caratteristica geografia: il territorio su cui si disperde la popolazione, tra centri urbani e periurbani (Cuneo, Alba, Bra, Mondovì, Saluzzo), aree collinari (Langhe, Roero, Monregalese), valli e zone montane a bassa densità, con viabilità invernale difficile, rischia di creare una sanità a macchia di leopardo, come la definisce il dottor Sebastiano Cavalli, già medico-chirurgo all'Ospedale San Lazzaro di Alba e presidente OMCeO Cuneo, se il PSSR non prevede standard minimi di prossimità (distanze, tempi, trasporto socio-sanitario), una distribuzione ponderata di Case/Ospedali di Comunità e servizi territoriali, nonché soluzioni specifiche per aree montane e rurali (ambulatori decentrati, telemedicina, équipe itineranti).

"In questo contesto, l’Ordine ritiene prezioso il contributo delle diverse componenti professionali", commenta Sebastiano Cavalli. "La carenza di personale è un tema nazionale, ma nella Granda assume connotazioni specifiche. Per garantire accesso e continuità ai 550mila abitanti del Cuneese, tra cui molti anziani con alta prevalenza di cronicità e molti non autosufficienti, servono medici di base numericamente adeguati, disponibili a operare anche in zone periferiche, presìdi di continuità assistenziale e servizi di emergenza efficacemente distribuiti e infermieri, OSS, assistenti sociali, tecnici non concentrati solo negli hub. Senza incentivi specifici (economici, organizzativi, logistici), il rischio è quello dei 'deserti professionali': strutture nuove con organici insufficienti o instabili".

Il PSSR prevede investimenti significativi per il Cuneese, con nuovi ospedali hub a Cuneo e Savigliano. Una scelta coerente per problematiche tempo-dipendenti (trauma, ictus, cardio), ma che cela un rischio concreto: "Se non accompagnati da un reale rafforzamento della medicina territoriale e domiciliare, da percorsi integrati tra medici di famiglia, ospedali di comunità, reparti e servizi sociali, e da soluzioni di mobilità per pazienti fragili, il rischio è di consolidare un modello ospedalocentrico poco sostenibile per una popolazione anziana e dispersa. I Pronto Soccorso resterebbero semplici valvole di sfogo", spiega ancora il presidente OMCeO Cuneo.

"L'impianto del PSSR è moderno e coerente con le riforme nazionali e il PNRR. Le criticità sollevate dall'Ordine di Torino su dati, personale e rete operativa sono giuste e correggibili con atti integrativi e piani aziendali. Ma per il Cuneese il margine di errore è più stretto. Una programmazione che non tenga conto delle specifiche territoriali rischia di ampliare le disuguaglianze", conclude il presidente Cavalli.

"Il PSSR non definisce con chiarezza i livelli organizzativi e assistenziali che devono essere garantiti su tutto il territorio regionale. Questo lascia spazio alle iniziative virtuose delle Aziende, ma anche a inefficienze e usi incongrui delle risorse. Inoltre, il Piano non prevede connessioni efficienti tra le varie realtà sanitarie basate su reti informatiche stabili e condivisione dei dati in tempo reale. Non affronta seriamente la deburocratizzazione dell'attività clinica attraverso la semplificazione delle procedure e il rafforzamento del personale amministrativo. Non identifica chiaramente quali funzioni assistenziali e di coordinamento debbano essere garantite a livello aziendale, distrettuale, di Aggregazione Funzionale Territoriale (AFT), di Casa della Comunità", commenta il dottor Luciano Bertolusso, medico di famiglia di Sommariva Perno e vicepresidente OMCeO Cuneo. "È fondamentale che il PSSR venga tradotto in modo chiaro e operativo, tenendo conto delle specificità locali, a partire dalla distribuzione demografica e orografica della Granda e dall’esigenza di integrazione reale tra sanitario e sociale".

[Dott. Luciano Bertolusso, vicepresidente OMCeO Cuneo]

"Nel PSSR la salute orale viene affrontata solo marginalmente, nonostante le evidenze scientifiche dimostrino il suo ruolo cruciale nella prevenzione delle cronicità sistemiche. In un territorio come il nostro questa lacuna è inaccettabile. La programmazione territoriale deve includere esplicitamente la gestione delle urgenze odontoiatriche non differibili, la prevenzione orale per anziani, cronici e disabili già dalle scuole, l'inserimento della valutazione odontoiatrica in quella multidimensionale dei fragili e nei loro Piani Assistenziali Individualizzati. Serve inoltre uno screening annuale nelle RSA e protocolli integrati tra medici di base, odontoiatra e servizi sociali", spiega il dottor Gianpaolo Damilano, medico-chirurgo, odontostomatologo di Fossano e presidente della Commissione Albo Odontoiatri (CAO) di Cuneo. "L'enfasi sulla digitalizzazione del PSSR deve includere anche l'odontoiatria, per ridurre gli accessi impropri in Pronto Soccorso, aumentando la copertura per i fragili e abbattendo la spesa a medio-lungo termine".

[Dott. Gianpaolo Damilano, presidente CAO di Cuneo]

redazione

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