Valter Boggione, allievo di Giorgio Barberi Squarotti e anch'egli docente di letteratura italiana all'Università di Torino, presenta alla Biblioteca “L. Einaudi” di Dogliani venerdì 30 settembre alle h. 21.00, il libro appena uscito " La sfortuna in favore" , Saggi su Fenoglio (edito nella collana Ricerche da Marsilio in collaborazione con la Fondazione Ferrero di Alba). Condurrà la serata BRUNO QUARANTA.
L'entusiasmo per "Il partigiano Johnny" e "Una questione privata" ha distolto l'attenzione dei lettori e della critica dagli altri testi di Fenoglio, in particolare quelli di argomento contadino. Questo volume viene a colmare il vuoto, mostrando l'unità e la coerenza dell'esperienza fenogliana. Mette in discussione anche un altro radicato pregiudizio critico, quello della visione disperata e violenta dell'esistenza: il culmine della malora, l'incombere della sconfitta senza riscatto, l'annichilimento totale si rovesciano imprevedibilmente, grazie all'accettazione paziente del male e alla rinuncia alla lotta per la vita, nell'occasione di una singolare salvezza. Le morti presunte degli eroi, con le tante discussioni che hanno suscitato, sono il segno più evidente di questa paradossale, ironica antifrasi, non immemore della pazzia paolina che salva. E' sufficiente scorrere l'indice del volume per rendersi conto di come il discorso proceda coerente e sfaccettato e si proponga di affrontare argomenti spesso accennati o dati per scontati, ma mai davvero percorsi con intento sistematico, o ritenuti forse troppo presto esauriti: si veda per esempio il rapporto con Verga ( in un confronto minuzioso de " La Malora " con " I Malavoglia", o quello, per lungo tempo carcerario, di dipendenza, con il presunto fratello maggiore " Pavese ". Il titolo complessivo che Boggione ha scelto di dare al suo libro deriva da " La Malora ", uno dei testi più studiati e amati: la condizione paradossale della sfortuna in favore è la chiave per riassumere una condizione dell'esistenza umana che sa opporre resistenza al male, o forse meglio, riconoscerne l'ineluttabilità ) all'insegna di un " etica della rinuncia, interpretata come distacco dalle situazioni di possesso ( cioè, dall'illusione di poter intervenire, e modificare le cose ), come ascesi. Agostino Braida, " che è buono e sarà solo al mondo", è questo asceta, o meglio lo diventa gradualmente, lungo un itinerario di passione che segna il suo ritorno a un eden perduto (la sua terra a San Benedetto, da cui era stato strappato per andare a servizio nella Bassa Langa. La questione della religiosità fenogliana è di affascinante discussione, e percepibile, quali che siano le conclusioni cui si ritiene arrivare (se nel senso della trascendenza o in quello di una risoluzione tutta terrena). La Bibbia è di fatto uno dei poli ( letterari , esistenziali, che Fenoglio ha sempre tenuto d'occhio nella sua determinazione di scrittore, anzi egli l'ha citata, insieme con Omero, proprio in rapporto con La Malora e con la pratica della scrittura. La definizione famosa ( e ormai applicata da molti di noi come un tormentone, senza più badarci), che dobbiamo a Piero Chiodi, di Fenoglio " soldato di Cromwell con la Bibbia nello zaino e il fucile a tracolla" attraverso la lettura del libro di Boggione ci sembrerà meno lontana a il suo fascino acquisterà sostanza e profondità.





