Questa oltre ad una sentenza è una “notizia“ quindi merita una premessa, una riflessione ed una conclusione.
Premessa: correva l’anno 2014 quando il governo Renzi, ministro della giustizia Orlando e del lavoro Poletti (questi ultimi tuttora in carica) venne approvato (triplice sindacale muta) un decreto legge che disincentivava le cause civili, inibendo di fatto i lavoratori dall’intentare cause contro i datori di lavoro. Risultato: crollo delle vertenze di lavoro; come può infatti il povero cristo mettersi contro aziende pubbliche o private, cooperative importanti, sapendo in partenza di rischiare un pedaggio pesantissimo che peraltro non potrebbe neppure affrontare. Quindi silenzio e pedalare, con tanti saluti ai diritti del lavoro.
Considerazione: la sentenza della Corte Costituzionale n. 77 del 19 aprile 2018 ha rimesso ordine stabilendo che un lavoratore che si rivolge al giudice per un contenzioso di lavoro non è più obbligato a pagare le spese legali in caso di una decisione sfavorevole. Tradotto: il rischio di un esborso economico (che spesso si aggiunge a un licenziamento) può limitare le possibilità di rivolgersi al giudice. Per questo la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo 92 del Codice di procedura civile, riformulato nel 2014. Cosa cambia di fatto per le cause di lavoro? Le regole sono le stesse, ma si riducono i rischi per i dipendenti che chiedono al giudice di riconoscere alcuni loro diritti, ponendo fine al terrorismo esercitato nei confronti della parte debole del rapporto, che non poteva permettersi di “mettere nel conto” l’esborso di migliaia di euro onde intentare la causa. Noi in questi anni non abbiamo mai mollato e possiamo garantirvi che ne sappiamo qualcosa e parliamo della provincia di Cuneo, chissà altrove.
Conclusione: a volte, e forse a sproposito, si commenta come parte della magistratura sia di sinistra: questa sentenza dimostra che di certo non lo era il governo che ha emanato il decreto.
Valerio Arnaudo
Segretario Provinciale UGL Cuneo