Al Direttore - 24 novembre 2018, 08:05

Ente Sacra Famiglia di Mondovì, quale futuro? "Rammarico: non si spende neanche una parola per chi lavora all'interno"

Riceviamo e pubblichiamo la comunicazione di FP CGIL

Foto generica

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Con riferimento agli articoli usciti sui giornali locali, nei quali alcuni consiglieri del Comune di Mondovì si interrogano su “Il futuro della Casa di Riposo? Una decisione che non può tardare” e inerente alle scelte che l'Amministrazione dell'Ente Ipab Sacra Famiglia, in base alle leggi vigenti, dovrà compiere rispetto al futuro giuridico della struttura, siamo a manifestare tutto il nostro rammarico rispetto al fatto che non si spenda neanche una parola per chi lavora all'interno.

Siamo convinti, e condividiamo quanto scritto, che Sacra Famiglia sia un punto di eccellenza nei servizi erogati ed un importante punto di riferimento a Mondovì per gli anziani, in particolare per quelli non più autosufficienti, allo stesso tempo crediamo che questo risultato sia frutto anche ed in primis della grande professionalità, dedizione al lavoro ed attaccamento agli ospiti da parte del personale.

Un personale, quello del Sacra Famiglia, fatto da una cinquantina di addetti, in prevalenza donne, e con un'età media attorno ai 45-50 anni.

Vogliamo sottolinearlo perché purtroppo il lavoro in struttura, ancora oggi, è vissuto da molte persone, nel nostro Paese, come una sorta di volontariato e non sempre riconosciuto, come in altri Stati d'Europa, per la professionalità richiesta. Un lavoro, quello dell'Operatore Socio Sanitario, che negli anni usura non solo fisicamente, ma che spesso rappresenta il vero valore aggiunto che qualifica l'Ente.

Tuttavia tante, troppe volte, le inefficienze, le incapacità, le scelte sbagliate fatte dalle amministrazioni delle strutture si scaricano sui lavoratori e sulle lavoratrici, svalorizzando il lavoro e riducendo i diritti. Prendiamo ad esempio il recente caso della casa di riposo di Trinità, dove il passaggio della Ipab è già stato fatto. Dopo un primo step di “transito” verso la Fondazione,a causa di non ben precisate difficoltà, si sceglie di licenziare tutti destinando l'attività ad una cooperativa.

Anziché aumentare i fondi sulla non-autosufficienza ( tagliati in maniera costante negli ultimi anni ), sulla difesa alla salute ed all'assistenza, anziché immaginare l'implementazione di progetti e percorsi di sostegno alla vecchiaia, si continuano a tagliare diritti e tutele, salario e crescita professionale, maturati faticosamente in tanti anni di lavoro. A questo si accompagna per contro un aumento dei carichi di lavoro che rischia , anche questo, di incidere sull'assistenza agli ospiti e sul buon andamento generale della struttura.

Quale potrà essere l'aspetto motivazionale quando si vivono quotidianamente queste incertezze? Anche questo è un altro volto di quella piaga chiamata precarietà che sempre di più attanaglia il mondo del lavoro di questi ultimi tempi.

Dovremmo forse ripensare, o perlomeno dovrebbe farlo chi Governa e guida le Istituzioni, a noi è assolutamente chiaro, al ruolo che oggi più che mai andrebbe assegnato al Pubblico, garanzia di bene comune e di difesa dei diritti costituzionalmente intesi, a partire dal diritto alla salute ed all'assistenza. Lasciamoci definitivamente alle spalle le campagne denigratorie messe in atto negli ultimi anni ed evitiamo di ingaggiare, a causa di facili quanto strumentali luoghi comuni, o di singoli e pochi casi di non rispetto delle regole, una “guerra” che, attaccando il Pubblico nei fatti, produrrebbe solamente un indebolimento della nostra Società.

Tutto questo per concludere dicendo e sostenendo che anche noi della FP CGIL e sicuramente le lavoratrici ed i lavoratori del Sacra Famiglia vogliono sapere quale futuro si prospetta e soprattutto se potranno continuare a lavorare senza che la loro attività possa essere considerata solo un costo da ridurre ma piuttosto un investimento da salvaguardare e sul quale continuare a credere.

comunicato stampa

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