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Eventi | 18 aprile 2019, 14:31

Fossano: successo per “Mirror” il nuovo spettacolo di Alessandro Marabotto

Presentato in anteprima l’11 aprile scorso, ha entusiasmato il pubblico di giovani in sala

Foto Claudio Bonanno

Foto Claudio Bonanno

Il sipario si apre su una scena buia. Una voce fuori campo si presenta: è Alessandro Marabotto, dj “in pensione” che racconta cosa abbia significato per lui il ritiro dalle scene, la decisione improvvisa, o forse sepolta sotto le ceneri della frenesia quotidiana da tempo, di interrompere una carriera, la fatica di rientrare nella vita quotidiana, così diversa dalle notti di Miami, Roma e di mille altre città che vivono la notte come se fosse il giorno.

Ed ecco “Mirror”, solo sul palco Marabotto cerca di specchiarsi nel pubblico e, a sua volta, i ragazzi nelle prime file si specchiano in lui e nella storia che racconta.

La storia di un uomo che fugge di casa da un padre alcoolista e violento, si sposa frettolosamente dopo aver concepito una figlia non voluta ancora sedicenne, la violenza perpetrata ai danni della moglie e un’altra fuga e il rifugio in alcool, droghe, follie e violenze. Poi la catarsi: l’incontro con un uomo di cui innamorarsi, con il quale vivere una vita serena, almeno fino al lutto, devastante, che riporta tutto alla luce e invita al ricongiungimento con la figlia ormai donna. Una storia, una storia come tante, ma raccontata attraverso la musica. In scena Marabotto recita e, a poco a poco, ci si rende conto che le sue parole sono i testi delle canzoni che fanno da sottofondo. “Io e Mary ci siamo incontrati al liceo quando lei aveva solo 16 anni” recita mentre sullo sfondo il Boss canta The River e così via con una tracklist che narra una storia attraverso canzoni che hanno avuto record di visualizzazioni su Youtube negli ultimi 3 anni (Springsteen a parta, per il quale il pubblico adulto in sala ringrazia).

I giovani in sala conoscono le melodie, ma non sanno, forse, che quell’allegro motivetto che fischiettano al mattino andando a scuola racconta dolori, sogni infranti, passioni violente.

Si passa dagli Swedish House Mafia con Don’t you worry child a Unsteady degli X Ambassadors, da Numb dei Linkin Park a Let you down di NF e poi Springsteen, The Weekend, Christina Aguilera, Maroon 5, 30 seconds to Mars, Eminem, Imagine Dragons, Bring me the Horizon, Sia, Tom Walker, Andra Day, Hozier, Lewis Capaldi, Kelly Clarkson, Marco Mengoni e Lukas Graham. Sono canzoni che fanno da colonna sonora a spot pubblicitari e che le radio trasmettono continuamente e che rendono possibile per Marabotto entrare in empatia con i giovani in sala.

È un modo nuovo di comunicare con i giovani, offre uno spunto di riflessione da affrontare a scuola, con gli educatori, con le famiglie: perché c’è un pezzo di ognuno nelle sofferenze, magari esasperate, tradotte in musica dagli artisti. Non esiste il genere fantasy nella musica, in tre minuti di canzone l’artista racconta una storia che se non è vera è quanto meno verosimile, se non è autobiografica è la storia di migliaia di persone. Esiste la violenza, esistono le dipendenze e affrontare questa consapevolezza è compito di ciascuno di noi, senza sconti.

Ha un potenziale di comunicazione forte “Mirror” anche se in alcuni punti sembra ancora “voler dire” qualcosa per poi tacere, senza osare troppo: i ragazzi sono sottoposti a stimoli forti, violenti, estremi ogni giorno, attirare la loro attenzione non è facile e, a volte, occorre scandalizzarli, sconvolgerli per incidere la corazza di indifferenza che indossano e sotto la quale si celano le loro fragilità così difficili da intercettare.

Notevole il gioco di luci che trasporta il pubblico in scena, affiancato da un lavoro certosino sull’audio, davvero efficace. La musica risuona con nitidezza mentre sul palco piove, le sirene della polizia si riflettono in una pozzanghera, cala il buio, si accende una candela: tutto grazie al sapiente uso delle luci programmate da Manuel Cavasin insieme allo stesso Marabotto.

Agata Pagani

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