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Al Direttore | 01 aprile 2020, 17:05

Chiuse le attività "non essenziali", CGIL Cuneo: "La classe imprenditoriale deve essere lungimirante: ripartire anzitempo rischia di allontanare la fine dell'emergenza "

Riceviamo e pubblichiamo

Foto generica - Unsplash

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Gentile Direttore,

l'ultimo decreto del Governo in materia di emergenza Covid, emanato dopo un lungo e sofferto confronto con i sindacati e la resistenza di Confindustria, ha finalmente deciso la chiusura delle attività non essenziali, allegando al testo una lunga lista di codici Ateco corrispondenti alle attività con permesso di continuare la produzione.

Una decisione necessaria richiesta da una situazione straordinaria.

“Sappiamo che non dobbiamo mettere a repentaglio la struttura industriale del nostro Paese - questa la sintesi di Maurizio Landini nei giorni del confronto– ma non possiamo rischiare di trasformare la paura in rabbia quando il contagio si sta allargando anche sui luoghi di lavoro”.

Sintesi perfetta, rappresentativa della realtà di lavoratrici e lavoratori che, in piena emergenza sanitaria a quarantena iniziata, hanno continuato a contrapporre fisicamente il proprio corpo alla possibilità di contagio, muovendosi, utilizzando mezzi pubblici, lavorando fianco a fianco in aziende non sempre in regola con il protocollo per la sicurezza.

A pochi giorni dal decreto il quadro della situazione lascia spazio alla triste considerazione che sono tanti, troppi, quelli che fingono di non capire che il virus si combatte riducendo i contatti e le occasioni di contagio. Sempre più aziende si rivolgono ai Prefetti per riprendere l'attività produttiva, si appellano cioè al principio della deroga al decreto per essenzialità della produzione, chiedendo il permesso di far ritornare lavoratrici e lavoratori al lavoro nelle fabbriche.

I numeri sono da capogiro, le richieste di deroghe una valanga . Se a Bergamo si parla di 1800 domande, a Brescia di 2980, la nostra provincia conta, ad oggi, un totale di 1400 richieste di deroga inviate al Prefetto di Cuneo, 1400 aziende che autocertificano di fornire produzioni essenziali. Troppe richieste sulle quali Cgil Cisl e Uil provinciali stanno vigilando con grande attenzione segnalando tutti i casi che non rispondono ai requisiti previsti, continuando contemporaneamente il controllo sul rispetto del Protocollo in materia di sicurezza firmato da Governo e parti sociali e alla sua corretta applicazione.

Ci battiamo a fianco dei lavoratori per tutelare la loro salute e per impedire che una presenza concentrata di migliaia di persone in aziende con produzioni non essenziali, favorisca una escalation di contagi, con conseguenze catastrofiche dal punto di vista umano e economico.

La classe imprenditoriale deve essere lungimirante : ripartire anzitempo, oggi, rischia di allontanare ulteriormente la fine dell’emergenza sanitaria e di ipotecare il futuro del sistema produttivo.

Grazie,

la segreteria provinciale CGIL

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