"Il lavoro non è una merce", dichiarazione di Filadelfia del 1944, a cura dell' Organizzazione Internazionale del Lavoro. Questa è la citazione scelta dai fondatori della pagina sul social network Facebook dei lavoratori della Monetti spa, l'azienda di Monasterolo di Savigliano dichiarata fallita dal tribunale di Saluzzo il 10 agosto scorso. Non potrebbe essere altrimenti, data la drammatica situazione che stanno vivendo 70 persone e le loro rispettive famiglie.
Dal giorno in cui il liquidatore nominato dal Consiglio di Amministrazione dell'azienda ha consegnato il libri in Tribuunale, questi lavoratori hanno deciso di mobilitarsi in presidio permanente, di fronte alla fabbrica, per cercare di tenere desta l'attenzione ad una vicenda che rischia di finire nel tritarcarne delle notizie agostiane, accantonata in un angolo insieme con centinaia di altre situazioni drammatiche sul fronte occupazionale italiano. Ricordiamo, tanto per restare in provincia, quella analoga che riguarda le maestranze della CDM di Verzuolo.
Tornando alla Monetti spa, vale ricordare cosa abbia rappresentato questa azienda per l'intero comparto della zona saviglianese, ma non solo. "Questa è la storia di un'azienda che non doveva fallire", scrivono i lavoratori nella loro pagina Facebook. Un'azienda con 53 anni di storia, un marchio - Melform - conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per la qualità dei prodotti proposti, un mercato, quello dei sistemi per il trasporto a temperatura controllata, ricco, diversificato e moderatamente competitivo.
Un'azienda, come dicevamo, fatta da 70 lavoratori che per anni hanno contribuito con passione ed impegno quotidiano a diffondere il nome e la rispettabilità dei prodotti Melform nel mondo. Un'azienda fatta di migliaia di clienti, che fino all'ultimo giorno hanno continuato ad inviare ordini di acquisto.
Un'azienda che vantava un portafoglio ordini di circa 2 milioni di euro alla data di cessazione dell'attività produttiva. Un'azienda che, però, nonostante tutto ciò, pare abbia accumulato qualcosa come 8 milioni di euro di debiti.
Quale prospettiva, adesso? Il buio. Nonostante negli ultimi giorni siano passati un po' tutti i rappresentanti politici provinciali in visita al presidio, nonostante sulla carta qualche piccola schiarita ci potrebbe essere: la promessa dall'assessore al lavoro provinciale Blengini, per l'attivazione dell'anticipo di cassa integrazione straordinaria, da attuarsi tramite una convenzione tra la Provincia ed alcune banche del territorio, è una piccolissima ma importante luce in fondo al tunnel.
Intanto, i lavoratori hanno trascorso il ferragosto di fronte alla Monetti, aggiornando di giorno in giorno la loro bacheca su Facebook: venerdì scorso è stato allestito un nuovo presidio, definito dai manifestanti "molto più stabile e funzionale del precedente". I lavoratori non mancano di ringraziare "chi ha lavorato nella notte, sotto la pioggia e a quelli che hanno lavorato di giorno". C'è anche chi prova a stemperare le tante tensioni ed i comprensibili malumori di questi giorni con una battuta, che ha anche il gusto della speranza. Scrive Andrea: "Che bellol il presidio rimesso a nuovo!Sembra un capannone industriale. Quando partiamo con la produzione ? Prestooooo!". L'ultimo aggiornamento, la vigilia di ferragosto: "Sempre presenti, i lavoratori Monetti sfidano la pioggia ferragostana. Grazie alla disponibilità di molti colleghi, sono stati coperti tutti i turni del 14 e del 15 di agosto. E pare che, nel pomeriggio, arriverà un prefabbricato per dormire all'asciutto".
Ferragosto se n'è andato, ma non ha portato con sè la voglia di lottare di questi uomini, che in fondo non chiedono altro di veder applicato un sacrosanto diritto impresso a chiare lettere nella nostra Costituzione: quello al lavoro.




