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Attualità | 15 ottobre 2011, 08:20

La centrale a biomasse di Envie entro la metà di novembre incomincerà ad operare

Brucerà 18.900 tonnellate annue di “cippato” umido (soprattutto alberi da frutto giunti al termine della loro vita produttiva). Il tecnico: “Inquina meno di 6 caldaie domestiche a legna”

L'ingegner Marco Rocca fotografato in quello che lui stesso definisce il "cuore pulsante" della centrale a biomasse di Envie (© targatocn.it)

L'ingegner Marco Rocca fotografato in quello che lui stesso definisce il "cuore pulsante" della centrale a biomasse di Envie (© targatocn.it)

Il lungo cammino – cominciato il 23 luglio 2010 con la presentazione presso il Settore Risorse Naturali della Provincia di Cuneo l’istanza per l’autorizzazione alla costruzione di una centrale termoelettrica a biomasse legnose con produzione di energia elettrica e termica  – volge finalmente al termine.

La centrale – realizzata dalla “Mombracco Energy” e situata nella campagna tagliata in due da via Vechia Barge – verrà infatti accesa per un breve periodo di prova, finalizzata ad un accurato controllo che tutto funzioni per il meglio, di qui ad un paio di settimane al massimo. Dopodiché, trascorso il tempo strettamente necessario per l’isolamento delle centinaia di metri di tubi e condutture, ecco che l’impianto inizierà ad operare: in ragione del 30% delle sue potenzialità entro la metà di novembre. A pieno regime si presume entro il 2014.

Produrrà 4,2 Megawatt di calore. L’energia termica verrà utilizzata per generare 1 Mw di elettricità da vendere all’Enel, per essiccare il “cippato” (legno ridotto in scaglie) che alimenta la centrale e per fornire di teleriscaldamento il Palazzo del Comune. Per il momento. Poi si vedrà.

Ieri mattina l’impianto è stato presentato alla stampa dall’ingegner Marco Racca, che ha descritto con dovizia di particolari il lungo tragitto che il “cippato di legna vergine” – prima umido al 50% e poi, dopo l’essiccatura, al 20% - percorrerà prima di arrivare a produrre energia elettrica o teleriscaldamento. La centrale raccoglierà – entro un raggio autorizzato di 70 chilometri – qualcosa come 18.900 tonnellate di materiale umido (soprattutto alberi da frutto giunti al termine della loro vita produttiva, ma anche scarti di imballaggi e potature di giardini e vivai), che prima di essere bruciato verrà essiccato e ridotto a 11.900 tonnellate. Il consumo sarà di circa 2 tonnellate l’ora. Si consideri che una “giornata piemontese” di terreno a frutteto fornisce tra i 100 e i 150 quintali di legno da trasformare in “cippato”.

La qualità dell’aria che si respirerà a Envie dopo l’accensione di questo impianto che l’ingegner Racca ci dice essere di “ultimissima generazione, fra i tre più moderni di tutto il territorio nazionale” è stata fatta oggetto – in tempi recentissimi e meno recenti – di fiumi d’inchiostro e montagne di parole. Ed è proprio sull’argomento che, a fine giro, ci soffermiamo con il tecnico.

La caldaia della centrale funzionerà 8mila ore l’anno e dal camino emetterà 748 kg di polvere. Meno di quanta ne producano 6 caldaie domestiche a legna, di potenza di 30 kw ed in funzione per i previsti 182 giorni annui. La Provincia di Cuneo, poi, in fatto di immissioni di polveri (PM) e di ossidi di azoto (NOx) nell’aria è tra le più restrittive. Il limite delle prime, che la legge nazionale stabilisce essere di 30 milligrammi/Nm³, nella Granda si riduce a 10 milligrammi/Nm³, mentre noi non supereremo gli 8 milligrammi/Nm³. Il limite degli ossidi d’azoto, che la legge nazionale stabilisce essere di 500 milligrammi/Nm³, nella Granda si riduce a 150 milligrammi/Nm³, mentre noi non supereremo gli 80 milligrammi/Nm³”.

Quindi se ne deduce che…

Se ne deduce che se grazie al nostro teleriscaldamento si spegnessero 6 caldaie a legna di tipo domestico, ecco che avremmo già migliorato la qualità dell’aria qui intorno. Senza parlare poi della diossina: una stufa domestica, a parità di quantità di legna bruciata, produce una quantità di diossina 14 volte superiore a quella prodotta dal nostro impianto”.

Chi controllerà che i dati relativi alle polveri ed agli ossidi di azoto non siano soltanto parole, ma fatti reali?

L'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente del Piemonte, che – come si sa -  opera per la prevenzione, la riduzione e l'eliminazione dell'inquinamento ambientale. Noi saremo monitorati 24 ore su 24 dall’Arpa e, qualora sforassimo i limiti sopra esposti avremo 8 ore di tempo per riportare il tutto entro la norma, pena lo spegnimento dell’impianto”.

Walter Alberto

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